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venerdì 26 febbraio 2010

Le mani del Governo sull'insegnamento delle foibe

Sul sito dell’ANPI, cui sono iscritto, è apparso il resoconto della riunione del Consiglio Nazionale dell’Associazione. Leggendo i punti all’ordine del giorno ho notato una cosa inquietante, non riportata dai mass-media. La Camera dei Deputati ha approvato all’unanimità una risoluzione del PDL. Con essa il Governo si impegna a “incrementare le iniziative nelle scuole”, sulle vicende delle foibe e “a garantire che siano i testimoni di quelle vicende ad incontrare gli studenti (…). Il Governo dovrà vigilare in qualche modo su chi parlerà di foibe nelle scuole”.
Il Consiglio Nazionale dell’ANPI ha criticato profondamente questa risoluzione e anche io mi unisco alla critica. Non perché verranno insegnate le foibe, cosa sacrosanta, giustissima, ma perché il Governo vigilerà sui testimoni. Per una corretta istruzione sull’argomento bisogna far capire perché si ebbe una esplosione d’ira che portò alla tragedia delle foibe. Bisogna dire che nel 1941 l’Italia fascista, conquistata la Jugoslavia, creò dei campi di concentramento, attuò una snazionalizzazione per cancellare l’identità linguistico-culturale di sloveni e croati. È inammissibile che il Governo, espressione di una maggioranza politica, controlli i testimoni che parleranno sull’argomento. Bisogna garantire, come sancito dalla Costituzione, la libertà di insegnamento. Su un argomento delicato come le foibe devono essere esplorate tutte le sfaccettature, cause e conseguenze comprese. Un controllo politico è inammissibile.

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