Pagine

martedì 8 marzo 2011

La rivolta libica e l'imperialismo

L’ultimo articolo (l’analisi delle rivolte nel nord africa e in particolare in Egitto) si era concluso con la previsione di una rivoluzione in Algeria. La storia, si sa, non va mai come vorremmo e la rivoluzione è scoppiata in Libia.
Non è nostra intenzione discutere, in questo articolo, le dinamiche della rivolta né i suoi caratteri. È nostro obiettivo discutere delle infiltrazioni imperialiste nel processo di liberazione del popolo libico e di una possibile invasione della Libia da parte dei nordamericani e del loro cagnolino (la NATO).

L’IPOCRISIA DELL’IMPERIALISMO

L’imperialismo è viscido, ipocrita e traditore (e non potrebbe essere altrimenti, visto il marciume da cui nasce), non può permettersi quella coerenza propria solo del movimento proletario e comunista.
Numerosi sono gli esempi a sostegno di questa affermazione, basti pensare al caso Afghanistan dove gli imperialisti yankee hanno fomentato il movimento talebano e l’integralismo islamico pur di cacciare l’Armata Rossa da quei territori e scongiurare un contagio “rosso” nelle regioni limitrofe. Raggiunto questo scopo, però, i capoccioni imperialisti si sono accorti che i talebani non sottostavano ai loro ordini e così, pur di salvaguardare gli interessi economici e politici nella regione, i nordamericani (aiutati dagli europei) hanno invaso l’Afghanistan con le conseguenze che sono tutt’oggi sotto i nostri occhi.
Un esempio valido quanto quello sopra proposto è proprio il comportamento dell’Occidente capitalista nei confronti della Libia e della rivolta in atto in questi giorni.
Andiamo con ordine. Quando il Colonnello Gheddafi prese il potere iniziò una campagna di nazionalizzazione del petrolio libico e di altri importanti settori economici. Tutto questo lo portò allo scontro con l’imperialismo (scontro anche fisico, si pensi ai bombardamenti di Reagan).
Negli ultimi tempi, però, il Governo libico decide di aprire i mercati, di commerciare con l’Europa e con gli Stati Uniti. E subito è amicizia, la Libia viene tolta dalla lisa dei Paesi canaglia (nella quale permane, per esempio, Cuba), non vengono più denunciate violazioni dei diritti umani e vengono firmati diversi trattati. Cosa più importante: le potenze occidentali vendono armi a Gheddafi.
La storia prosegue fino a febbraio 2011. Scoppia la rivolta. Gheddafi è spacciato. Gli imperialisti, puntualmente, cambiano rotta, si schierano con gli insorti (sempre per salvaguardare i propri interessi, non si pensi che questa cricca di criminali mafiosi lotti per la libertà e la democrazia). Ripartono le denuncie: Gheddafi viola i diritti umani, Gheddafi è un dittatore, Gheddafi deve andarsene. Attenzione però: Gheddafi non è ancora finito e passa al contrattacco. Ed ecco che il cervello dei grandi burattinai capitalisti va in corto circuito (si sa, sono dotati di cervello mononeuronale e non riescono a elaborare velocemente troppi cambiamenti). Da che parte stare? Chi salvaguarderà gli interessi economici? Il risultato è devastante: gli imperialisti reclutano mercenari per Gheddafi (eccellente esempio Israele), contemporaneamente intimano a Gheddafi di porre fine alle violenze (eseguite dai loro mercenari) e di smettere di sparare sui protestanti (con le armi che loro hanno venduto al regime).
Una soluzione però la stanno trovando, anzi, probabilmente l’hanno già trovata. E questa soluzione risponde a due problemi.

VENTI DI GUERRA SULLA LIBIA

La soluzione trovata, come il lettore avrà intuito, è la guerra, l’invasione armata. I due problemi a cui essa risponde sono:
1) l’eliminazione di Gheddafi
2) l’arresto del processo rivoluzionario, in pratica in questo modo si eviterà che le rivolte trabocchino e raggiungano un livello non desiderato.

È già stato detto, ma repetita iuvant: gli imperialisti non lottano per la libertà dei popoli, non lottano per la democrazia, anzi, la avversano, poiché essa toglierebbe all’impero gli interessi economici con cui si sostiene e con cui mantiene la sua immensa corte.
In quest’ottica va vista una più che probabile invasione della Libia.
Eliminando il Colonnello, frenando i moti popolari e istituendo un Governo fantoccio l’Occidente si vedrà assicurato il petrolio e le altre immense risorse del Paese nordafricano.
Ora viene il problema più grande: come attirarsi le simpatie del popolo?
Visto che gli imperialisti non possono rivelare i loro veri obiettivi la soluzione trovata è stata quella di instillare un profondo odio nei confronti di Gheddafi e del suo regime (anche se fino all’altro ieri era in atto il processo inverso) e così ecco attivata la grande macchina mistificatrice: vengono mostrate immagine di un cimitero e si dice che è una fossa comune (ecco il grande potere del medium televisivo), vengono proclamati più di diecimila morti, ma non se ne vede nemmeno uno (con questo non si vuole dire che scontri non ve ne sono), l’aviazione e i carri armati bombardano le città, da settimane i ribelli assediano Tripoli, ma Gheddafi è ancora al suo posto.
Grazie anche alla collusione di quelle forze politiche che dovrebbero fare della verità la propria bandiera l’imperialismo è riuscito in questo primo obiettivo.
Il secondo è più arduo, ma quasi completato: convincere le potenze avverse all’invasione.
Quali sono? I Paesi dell’Unione Araba, la Russia e, pare, la Cina. Di questi i Paesi Arabi si sono già arresi. Quando anche gli altri due Stati daranno il nulla osta scoppierà la guerra. E sembra che questo momento sia vicino. Oltre la navi yankee nel Mediterraneo ieri aerei NATO hanno sorvolato i cieli libici. In più la prudenza di Rasmussen è stata smentita da un fuori onda di Gates (Ministro della Difesa americano) e Petraeus (Comandante americano in Afghanistan) dove si dicevano pronti all’invasione armata.

QUALCHE CONCLUSIONE

Gli intenti della rivolta libica sono senz’altro nobili. Il regime di Gheddafi deve essere abbattuto e solo il popolo libico può farlo.
Il sostegno al popolo libico, tuttavia, non può eliminare il nostro dovere di portare la verità contro le mistificazioni della borghesia, è nostro preciso dovere, quindi, denunciare la strategia degli imperialisti per impadronirsi della Libia! Ne va del bene nostro e del popolo libico, il cui obiettivo primario (come per il popolo egiziano) è capire che gli Stati Uniti e l’Europa non li salveranno né porteranno loro la democrazia! Con il popolo libico, contro l’imperialismo che tende i suoi grigi artigli sulla Libia!

Nessun commento:

Posta un commento