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mercoledì 31 marzo 2010

Sulla Prima Guerra del Nelktag-Primo Capitolo

Ecco a voi il primo capitolo di un fantasy che sto scrivendo...poca roba eh, nulla di speciale...

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VENTI DI GUERRA

Era uno degli ultimi giorni d’estate, l’autunno era alle porte. Quel giorno, addirittura, sembrava essere prepotentemente arrivato. Un vento freddo, tagliente, frustava gli abitanti di Kuryar, capitale del Regno di Namter. Wyrk, Capitano dell’esercito elfico alleato, uscì dal suo ufficio e si diresse a grandi passi verso la piccola locanda in cui si trovava il personale militare e diplomatico elfico. Giunto sul posto aprì la porta di legno e prese posto al solito tavolo in un angolo semibuio. Il camino era acceso e spargeva un lieve tepore in tutto l’immenso locale.
“Ciao, Wyrk” disse un uomo abbastanza alto, con corti capelli neri e un filo di barba.
“Ciao, Julian” rispose l’elfo facendo posto all’amico.
Questi, Julian Chesterton, era un giovane politico del Partito dei Populares Rossi. La sua carriera, in verità, era in ascesa. A soli ventiquattro anni era già coordinatore provinciale del Partito nella Provincia di Kuryar.
In breve tutti gli occhi della locanda erano puntati su di lui. Un uomo in un locale elfico e che, in più, sedeva allo stesso tavolo con un elfo!
“Non farci caso” mormorò Wyrk “non sono abituati a vedere un uomo qua dentro. A dirla tutta voialtri non siete ben visti qua, soprattutto dopo le recenti sparate del vostro Re”.
Il Re in questione era Philipp V, teorico della “Dottrina della Supremazia” che sanciva, a suo dire, la superiorità della razza umana su tutto il continente di Terwers.
“Tranquillo, ci sono abituato” rispose l’altro “non sono ben visto nemmeno tra gli uomini…sai, per il fatto di essere un Popolare”.
I Popolari, o Populares nella Lingua Antica, non erano ben visti a Namter. Il Paese, a parte la parentesi repubblicana, era sempre stato fieramente monarchico e l’idea che qualche plebeo potesse guidare le sorti del Regno dava fastidio a molti.
A essere sinceri anche Wyrk non era ben visto dal suo popolo. Non tanto per le sue umili origini, ma per il fatto di essere di ampie vedute, di avere come amici uomini, nani, anche, si vociferava, degli uomini bui. In realtà l’unico amico che aveva era Julian.
I due reietti stavano ora uno davanti all’altro, ognuno sorseggiava una birra.
“Usciamo, meglio il freddo ai mormorii e alle occhiate di questi” disse l’elfo.
Dopo aver pagato i due erano fuori dalla locanda. Il vento era cresciuto di intensità ed era molto più freddo di prima. Il sole ormai era svanito all’orizzonte. I due amici camminavano lentamente per una via secondaria.
“Che si dice nel Partito?”
“Niente di che, le solite cose” rispose Julian “proteste per la Dottrina della Supremazia che sta portando il Paese sull’orlo del razzismo, sostegno agli operai delle Miniere di Feeryar, in sciopero da una settimana…sembra che il Governo voglia far intervenire l’esercito…ah, poi ci candideremo alle prossime elezioni per il Consiglio Provinciale”.
“Sarai tu il candidato popolare, spero”.
“Non lo so ancora, stiamo discutendo il programma e le candidature”.
I due erano ormai giunti nella piazza principale della città.
“Ora dobbiamo salutarci” disse Julian “mi tocca tornare in sede, la riunione riprenderà tra mezz’ora…sono tre giorni che non dormo”
“Ti capisco…per fortuna che almeno per noi in caserma è un periodo tranquillo, stasera dovrei riuscire a dormire a casa e non dietro la scrivania”.
Dopo essersi salutati ognuno proseguì per la sua strada, l’uomo girò a destra diretto alla sede del Partito Popolare, l’uomo proseguì diritto verso la sua piccola abitazione.
L’indomani mattina Wyrk venne svegliato dal violento bussare alla porta. Balzato giù dal letto aprì la porta e vide Julian Chesterton piegato, con le mani sulle ginocchia che ansimava per la corsa fatta.
“Che c’è?” chiese l’elfo ancora assonnato.
“Vestiti” disse l’uomo vedendo che Wyrk indossava solo un paio di pantaloni.
“Ma cosa…?”
“Vestiti!” esclamò l’altro.
In breve, senza capire come e perché, l’elfo si trovò a correre per una serie di vie secondarie fino ad arrivare alla sede dei Popolari. Dopo una rampa di scale effettuata sempre di corsa i due entrarono in una stanza. Al suo interno vi erano altre cinque persone. La tensione era palpabile.
“Mi vuoi dire che succede?!” chiese ansimando Wyrk.
“Legga qua” rispose un altro uomo.
Wyrk prese il giornale passatogli e iniziò a leggere ad alta voce.
“L’esercito interviene e sventa una rivolta operaia a Feeryar…non capisco, mi avete svegliato all’improvviso per farmi leggere della propaganda spicciola? So benissimo che i fatti non si sono svolti così…”
“Più sotto” disse Julian.
“Sua Eccellenza il Re Philipp V dichiara tutti i nani ‘inferior’…che diavolo è questa cosa?”
“Le conseguenze della Dottrina della Supremazia” rispose Chesterton “tutti i nani sono da considerarsi inferiori alla razza umana…a breve ci sarà una riunione al Palazzo Consolare tra il Primo Ministro e l’ambasciatore della Repubblica di Nelktag, la crisi diplomatica è grave…il Governo nano non è disposto a sopportare un’onta simile”.
“E io cosa c’entro? Sono un elfo, non un nano”.
“Sì, ma tu fai parte del personale diplomatico della tua Nazione…anche i rappresentanti del tuo Paese sono stati invitati, ergo tu dovrai presenziare alla riunione”.
“Quindi?”.
“Quindi potresti farmi entrare nel Palazzo…è chiuso ai non diplomatici a causa del delicato incontro”.
“Lo sai che quello che mi chiedi è illegale?”.
La decisione negli occhi dell’uomo non lasciava adito a dubbi, l’elfo cedette.
Dopo un’ora i due erano fuori del Palazzo Consolare. L’immensa costruzione, voluta secoli prima dai reggenti della Repubblica di Namter, appariva grigia sotto il cielo coperto di nuvole. Le bandiere sventolavano violentemente a causa del forte vento.
“Capitano!” esclamò un giovane soldato elfo “è da più di un’ora che la stiamo cercando! Deve presenziare a…”
“Lo so” lo interruppe il Capitano.
“Ah…bene…e chi è quel tizio?”
“È un amico mio”.
“Ma non può entrare”.
“Io penso di sì, soldato…vattene ora!” disse bruscamente Wyrk.
Il soldato sparì di corsa.
“Non dovresti trattarlo così…in fondo stava solo facendo il suo dovere”.
“E lui non doveva fare tutte quelle domande a un suo superiore. Andiamo ora”.
Entrati nell’edificio si incamminarono lungo una infinita scalinata di marmo. Finalmente arrivarono innanzi l’ufficio designato per l’incontro diplomatico.
“Tu aspetta qui e non fare danni, non voglio trovarmi nei casini per colpa tua” mormorò l’elfo, stando attento a non farsi sentire da nessuno.
Aperta la porta il soldato si trovò in un ufficio di media grandezza. A un tavolo stavano il Primo Ministro e il Ministro degli Esteri di Namter, l’ambasciatore della Repubblica di Nelktag e l’ambasciatore elfico. Wyrk prese posto accanto al suo connazionale.
“Bene” disse il Primo Ministro, un uomo piccolo, con pochi capelli e una grande pancia “ora che ci siamo tutti possiamo cominciare…”
“Penso proprio che ci dobbiate spiegazioni” lo interruppe l’ambasciatore nano. Questi portava una barba rossa come i lunghi capelli “quanto detto dal vostro sovrano è inaccettabile!”
“Mio buon amico…” si intromise il Ministro degli Esteri.
“Non mi chiami amico! La vostra insolenza è…è…non ho nemmeno parole per descriverla! Definire noi nani esseri inferiori! Noi che in passato eravamo vostri alleati! Noi che vi passammo tutti i risultati delle nostre ricerche, permettendovi di arrivare al vostro attuale livello tecnologico!”
“La rabbia non servirà a nessuno” disse l’ambasciatore elfo “calmati, mio caro collega”.
Il resto della riunione, peraltro breve, fu un fiasco totale e si concluse con la decisione dell’ambasciatore nano di abbandonare la stanza.
L’elfo, assieme a tutti gli altri diplomatici, uscì dall’aula e si diresse verso la scalinata donde era venuto. Con sua sorpresa non trovò Julian Chesterton ad aspettarlo.
“Si sarà cacciato in qualche guaio” pensò tra sé “ma se pensa che lo aiuterò si sbaglia di grosso”.
Abbandonato il palazzo il soldato si diresse rapidamente verso la sua abitazione, l’ambasciatore gli aveva detto che non c’era lavoro da sbrigare in caserma e gli aveva concesso la giornata libera.
Inserita la chiave nella serratura notò che la porta era aperta. Estratta la spada dal fodero entrò cautamente in casa. Sentiti dei rumori nel piccolo salotto si diresse senza far rumori nella stanza. Aperta lentamente la porta vide Julian Chesterton seduto alla poltrona.
“Come diavolo sei entrato?”
“Ho un doppione della chiave” rispose l’altro “come è andata la riunione?”
“Un fallimento…in tutto è durata mezz’ora e alla fine l’ambasciatore di Nelktag ha abbandonato l’aula…è stato un continuo rinfacciamento di fatti passati, con la promessa dei nani che se il Re non avesse ritrattato quanto detto in una settimana la diplomazia non servirà e l’onta verrà lavata nel sangue”.
“Ordinaria amministrazione” disse divertito Julian.
“Tu invece? Perché sei sparito?”.
“Avevo terminato il mio compito, non era prudente restare nell’edificio”.
“Compito?”
“Sì, dovevo trovare dei documenti importantissimi…”
“Hai preso dei documenti dal Palazzo Consolare?” lo interruppe l’altro.
“Non essere ridicolo! Non ho sottratto nulla…ho fatto una copia”rispose sorridendo l’uomo. Nella mano destra teneva dei fogli.
“Dèi!” esclamò l’elfo “prima o poi mi farai passare un guaio…sempre che non scoppi prima una guerra”.

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