tag:blogger.com,1999:blog-35638174878739704342024-03-13T17:44:37.179+01:00RebeldeBlog di controinformazione, politica, racconti, riflessioni...Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.comBlogger48125tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-71587482812598360932011-12-05T00:34:00.003+01:002011-12-05T00:35:27.748+01:00Si cambia casa!Il blog cambia casa...ci si rivede su http://varshavyanka.blogspot.com/Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-59793529532288829542011-03-08T19:59:00.000+01:002011-03-08T20:00:32.510+01:00La rivolta libica e l'imperialismoL’ultimo articolo (l’analisi delle rivolte nel nord africa e in particolare in Egitto) si era concluso con la previsione di una rivoluzione in Algeria. La storia, si sa, non va mai come vorremmo e la rivoluzione è scoppiata in Libia.<br />Non è nostra intenzione discutere, in questo articolo, le dinamiche della rivolta né i suoi caratteri. È nostro obiettivo discutere delle infiltrazioni imperialiste nel processo di liberazione del popolo libico e di una possibile invasione della Libia da parte dei nordamericani e del loro cagnolino (la NATO).<br /><br />L’IPOCRISIA DELL’IMPERIALISMO<br /><br />L’imperialismo è viscido, ipocrita e traditore (e non potrebbe essere altrimenti, visto il marciume da cui nasce), non può permettersi quella coerenza propria solo del movimento proletario e comunista.<br />Numerosi sono gli esempi a sostegno di questa affermazione, basti pensare al caso Afghanistan dove gli imperialisti yankee hanno fomentato il movimento talebano e l’integralismo islamico pur di cacciare l’Armata Rossa da quei territori e scongiurare un contagio “rosso” nelle regioni limitrofe. Raggiunto questo scopo, però, i capoccioni imperialisti si sono accorti che i talebani non sottostavano ai loro ordini e così, pur di salvaguardare gli interessi economici e politici nella regione, i nordamericani (aiutati dagli europei) hanno invaso l’Afghanistan con le conseguenze che sono tutt’oggi sotto i nostri occhi.<br />Un esempio valido quanto quello sopra proposto è proprio il comportamento dell’Occidente capitalista nei confronti della Libia e della rivolta in atto in questi giorni.<br />Andiamo con ordine. Quando il Colonnello Gheddafi prese il potere iniziò una campagna di nazionalizzazione del petrolio libico e di altri importanti settori economici. Tutto questo lo portò allo scontro con l’imperialismo (scontro anche fisico, si pensi ai bombardamenti di Reagan).<br />Negli ultimi tempi, però, il Governo libico decide di aprire i mercati, di commerciare con l’Europa e con gli Stati Uniti. E subito è amicizia, la Libia viene tolta dalla lisa dei Paesi canaglia (nella quale permane, per esempio, Cuba), non vengono più denunciate violazioni dei diritti umani e vengono firmati diversi trattati. Cosa più importante: le potenze occidentali vendono armi a Gheddafi.<br />La storia prosegue fino a febbraio 2011. Scoppia la rivolta. Gheddafi è spacciato. Gli imperialisti, puntualmente, cambiano rotta, si schierano con gli insorti (sempre per salvaguardare i propri interessi, non si pensi che questa cricca di criminali mafiosi lotti per la libertà e la democrazia). Ripartono le denuncie: Gheddafi viola i diritti umani, Gheddafi è un dittatore, Gheddafi deve andarsene. Attenzione però: Gheddafi non è ancora finito e passa al contrattacco. Ed ecco che il cervello dei grandi burattinai capitalisti va in corto circuito (si sa, sono dotati di cervello mononeuronale e non riescono a elaborare velocemente troppi cambiamenti). Da che parte stare? Chi salvaguarderà gli interessi economici? Il risultato è devastante: gli imperialisti reclutano mercenari per Gheddafi (eccellente esempio Israele), contemporaneamente intimano a Gheddafi di porre fine alle violenze (eseguite dai loro mercenari) e di smettere di sparare sui protestanti (con le armi che loro hanno venduto al regime).<br />Una soluzione però la stanno trovando, anzi, probabilmente l’hanno già trovata. E questa soluzione risponde a due problemi.<br /><br />VENTI DI GUERRA SULLA LIBIA<br /><br />La soluzione trovata, come il lettore avrà intuito, è la guerra, l’invasione armata. I due problemi a cui essa risponde sono:<br />1) l’eliminazione di Gheddafi<br />2) l’arresto del processo rivoluzionario, in pratica in questo modo si eviterà che le rivolte trabocchino e raggiungano un livello non desiderato.<br /><br />È già stato detto, ma repetita iuvant: gli imperialisti non lottano per la libertà dei popoli, non lottano per la democrazia, anzi, la avversano, poiché essa toglierebbe all’impero gli interessi economici con cui si sostiene e con cui mantiene la sua immensa corte.<br />In quest’ottica va vista una più che probabile invasione della Libia.<br />Eliminando il Colonnello, frenando i moti popolari e istituendo un Governo fantoccio l’Occidente si vedrà assicurato il petrolio e le altre immense risorse del Paese nordafricano.<br />Ora viene il problema più grande: come attirarsi le simpatie del popolo?<br />Visto che gli imperialisti non possono rivelare i loro veri obiettivi la soluzione trovata è stata quella di instillare un profondo odio nei confronti di Gheddafi e del suo regime (anche se fino all’altro ieri era in atto il processo inverso) e così ecco attivata la grande macchina mistificatrice: vengono mostrate immagine di un cimitero e si dice che è una fossa comune (ecco il grande potere del medium televisivo), vengono proclamati più di diecimila morti, ma non se ne vede nemmeno uno (con questo non si vuole dire che scontri non ve ne sono), l’aviazione e i carri armati bombardano le città, da settimane i ribelli assediano Tripoli, ma Gheddafi è ancora al suo posto.<br />Grazie anche alla collusione di quelle forze politiche che dovrebbero fare della verità la propria bandiera l’imperialismo è riuscito in questo primo obiettivo.<br />Il secondo è più arduo, ma quasi completato: convincere le potenze avverse all’invasione.<br />Quali sono? I Paesi dell’Unione Araba, la Russia e, pare, la Cina. Di questi i Paesi Arabi si sono già arresi. Quando anche gli altri due Stati daranno il nulla osta scoppierà la guerra. E sembra che questo momento sia vicino. Oltre la navi yankee nel Mediterraneo ieri aerei NATO hanno sorvolato i cieli libici. In più la prudenza di Rasmussen è stata smentita da un fuori onda di Gates (Ministro della Difesa americano) e Petraeus (Comandante americano in Afghanistan) dove si dicevano pronti all’invasione armata.<br /><br />QUALCHE CONCLUSIONE<br /><br />Gli intenti della rivolta libica sono senz’altro nobili. Il regime di Gheddafi deve essere abbattuto e solo il popolo libico può farlo.<br />Il sostegno al popolo libico, tuttavia, non può eliminare il nostro dovere di portare la verità contro le mistificazioni della borghesia, è nostro preciso dovere, quindi, denunciare la strategia degli imperialisti per impadronirsi della Libia! Ne va del bene nostro e del popolo libico, il cui obiettivo primario (come per il popolo egiziano) è capire che gli Stati Uniti e l’Europa non li salveranno né porteranno loro la democrazia! Con il popolo libico, contro l’imperialismo che tende i suoi grigi artigli sulla Libia!Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-67323144390632465182011-03-06T11:35:00.000+01:002011-03-06T11:36:03.596+01:00Addio, AlbertoAlla fine è morto anche lui, Alberto Granado, il mitico compagno di viaggio del Che e grande rivoluzionario. Non ci sono parole per descrivere il grande vuoto che lascia nel mondo.<br />Addio, compagno Alberto…e grazie…Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-80261325771136910912011-02-20T17:43:00.000+01:002011-02-20T17:44:18.511+01:00Un'analisi delle rivolte del nordafricaNegli ultimi giorni l’attenzione internazionale era concentrata sull’Egitto e sulla rivolta popolare in atto nel Paese nordafricano. Questi moti popolari hanno portato a una prima vittoria: la caduta del dittatore Mubarak. Per ora, almeno a mio avviso, non ci sono, tuttavia, le caratteristiche di una rivoluzione socialista. Prima di tutto la rivolta è stata subito guidata dai Fratelli Musulmani e dalle opposizioni borghesi al regime, in secondo luogo manca un forte Partito Comunista in grado di cambiare radicalmente la rotta e, per ultimo, le proteste avevano come obiettivo la caduta di Mubarak e non un cambio rivoluzionario della società. Detto questo analizziamo comunque i fatti che hanno visto una prima vittoria del proletariato egiziano, che hanno lanciato un chiaro messaggio a tutti i dittatori nordafricani, ai Governi borghesi mondiali (quello della forza del popolo, in grado di spazzare via qualsiasi regime) e che potrebbero essere preludio, come speriamo, a una rivoluzione socialista.<br /><br />LE DIMISSIONI DI MUBARAK E IL POTERE AI MILITARI<br /><br />Dopo diversi giorni di scontri tra il popolo egiziano e la polizia, aiutata dalle guardie presidenziali, il Presidente (o meglio: dittatore) Hosni Mubarak si è dimesso, passando il potere ai militari e fuggendo a Sharm el Sheik. Stando al comunicato numero 5 emesso dall’esercito egiziano i militari governeranno per i prossimi sei mesi, il Presidente del Consiglio Supremo delle Forze Armate assume la rappresentanza interna ed esterna del Paese ed il Primo Ministro Ahmed Shafiq assume la direzione del Consiglio dei Ministri. Inoltre è stato sciolto il Parlamento e sospesa la Costituzione, che verrà modificata e sottoposta all’approvazione popolare.<br />Se non si sa chi e come governerà dopo questa parentesi militare si può di certo intuire che la decisione di affidare il potere all’esercito comporta un arresto delle rivolte e del processo rivoluzionario, come dimostra, per esempio, lo sgombero degli ultimi manifestanti da Piazza Tahrir.<br />Chi fino a venerdì ha lottato per la caduta del dittatore lancia appelli ai militari chiedendo di non tradire la rivoluzione. Un appello destinato a cadere nel vuoto per due motivi ben precisi: il primo è dettato dal fatto che l’Egitto rimane una Repubblica borghese e i militari sono la mano armata e la guardia della borghesia, l’azione dell’esercito andrà verso il mantenimento dell’ordine borghese e verso il tradimento degli intenti del proletariato egiziano. Il secondo motivo è dettato dalla particolare storia dell’Egitto. Durante tutte le rivolte avvenute in Egitto, infatti, al Governo abbattuto dal popolo si è sostituito l’esercito, garantendo una prosecuzione del regime, anche se con vertici diversi. Anche ora ci sono preoccupazioni da parte di alcuni esponenti della politica egiziana e la paura di una svolta militare e autoritaria.<br />L’unica possibilità che ha il proletariato egiziano per vedere salvaguardata questa prima fase di rivolte, per non vedere al potere un altro Mubarak marionetta dell’esercito, degli Stati Uniti e di Israele e per passare ad una vera e propria rivoluzione di carattere socialista è quello di sovvertire l’apparato statale borghese e sganciarsi dall’esercito, suo vero nemico. Tutto questo sembra essere, per ora, molto lontano vista anche la grande popolarità dei militari.<br /><br />OMAR SULEIMAN<br /><br />Una figura chiave del regime di Mubarak, soprattutto nelle ultime settimane, è stato Omar Suleiman, vicepresidente e capo dei servizi segreti.<br />Anche ora egli rimane figura ambigua e poco chiara, come poco chiaro è il suo destino. Secondo alcuni i militari stanno già pensando di sbarazzarsene, secondo altri, invece, i vertici dell’esercito hanno intenzione di tenerlo al suo posto (anche se privo di “reali poteri”, anche se questa ultima affermazione appare poco credibile).<br />Al lettore più attento può sorgere spontanea una domanda: a che pro tenere nel Governo una figura odiata dal popolo? La risposta è molto semplice.<br />Suleiman era stato designato successore di Mubarak ancora prima dello scoppio della rivolta. Ovviamente tutto ciò non era stato deciso dal popolo, ma dagli stessi poteri forti che tenevano Mubarak al governo da trent’anni: Stati Uniti e Israele.<br />Sia gli USA sia Israele non sono interessati ad una “transizione democratica”, né ad altre rivolte nel Nord Africa o nel Medio Oriente. Pur di mantenere la propria egemonia e assicurare i propri interessi politici ed economici i Governi di questi due Paesi sono disposti a tutto, nonostante entrambi si facciano baluardi della democrazia. Suleiman era diventato, poi, il principale interlocutore tra USA, Israele e Mubarak. Poste queste condizioni è facile capire come, probabilmente, Suleiman rimarrà al suo posto o, comunque, nelle alte sfere del potere egiziano.<br />È altrettanto facile capire come, anche sotto questo aspetto, gli intenti del popolo sono stati traditi (o meglio: potrebbero essere traditi giacchè ancora nulla si sa sulla sorte di Suleiman) dall’esercito e dai poteri forti internazionali. Insomma, Mubarak è caduto, ma il problema è ben lontano dalla soluzione.<br /><br />LE REAZIONI INTERNAZIONALI E L’IPOCRISIA DELL’OCCIDENTE<br /><br />C’è chi dice che la rivolta egiziana ha preso in contropiede gli Stati Uniti. Ciò è vero solo in parte. Abbiamo già detto come gli USA potrebbero intercedere a favore di Suleiman, ma anche se egli non restasse al suo posto la potenza imperialista uscirebbe comunque vincitrice. Molto probabilmente, infatti, il nuovo Presidente sarà persona gradita agli Stati Uniti, grazie soprattutto all’esercito che detiene il vero potere in Egitto e che è amico del Governo nordamericano (complici gli ingenti finanziamenti militari). Insomma, Mubarak è caduto, ma molto probabilmente un altro personaggio della sua risma prenderà il potere nel Paese (basti pensare al caso della Colombia, dove Uribe non si è presentato alle elezioni, ma il nuovo Presidente era stato Ministro sotto Uribe e “amico fidato” degli Stati Uniti). Gli interessi dell’imperialismo nordamericano e israeliano nella zona sono troppo importanti, le due potenze difficilmente molleranno la preda.<br />Un altro fatto che colpisce molto è il comportamento delle potenze occidentali. Se fino a qualche settimana fa i Governi occidentali descrivevano l’Egitto come baluardo della democrazia e Paese più occidentale del nord africa, ora essi sono tra i primi a denunciare il dittatore Mubarak. Ciò che colpisce non è tanto il classico gioco politico, che accade più spesso di quanto si possa pensare, ma il fatto che nessuno denunci questo fatto o che molti individui, come pecore, non si accorgano della realtà e continuino a seguire il pensiero dominante, a non vedere l’ipocrisia dei loro governanti e della società in cui vivono. Mubarak è stato al potere per trent’anni compiendo soprusi di ogni genere sul popolo egiziano per colpa anche nostra e dei nostri Governi!<br />Di più: la situazione egiziana (e di molti altri Paesi) non cambierà fino a quando, oltre al proletariato egiziano, non prenderà coscienza il proletariato occidentale tutto, poiché fino a quando esisteranno Governi borghesi e imperialisti non potrà esservi libertà per i popoli sottomessi.<br />Per quanto riguarda gli Stati arabi la preoccupazione maggiore è che la rivolta egiziana possa “contagiare” gli altri Paesi nordafricani e mediorientali. Vi sono segnali in questo senso in Libia, Yemen, Oman, Giordania, mentre la rivolta è ormai scoppiata in Algeria.<br /><br />LA SITUAZIONE ALGERINA<br /><br />Ci permettiamo di scrivere poche righe anche sulla situazione in Algeria, dove la rivolta egiziana ha dato un nuovo scossone alle masse popolari che sono tornate violentemente in piazza dopo le manifestazioni del 21 Gennaio. Sabato 12 Febbraio, infatti, il popolo è sceso di nuovo in piazza contro il dittatore Bouteflika, anche se il regime non si è fatto trovare impreparato. Ad aspettare i manifestanti, infatti, c’erano trentamila poliziotti in assetto da battaglia che, con cariche e violenze, hanno disperso i manifestanti.<br />La lotta per abbattere il dittatore algerino sarà più ardua delle precedenti e se in Egitto è probabile che al potere salga un altro Mubarak in Algeria, in caso di vittoria delle masse popolari, questo fatto pare essere una certezza. L’Algeria, infatti, vende ogni anno cinquanta miliardi di dollari di gas e petrolio alle potenze occidentali. I Paesi imperialisti non lasceranno facilmente la preda.<br /><br />QUALCHE CONCLUSIONE<br /><br />Le rivolte in atto in Egitto in particolare e nel nord Africa in generale non hanno il carattere di una rivoluzione socialista, per tre principali motivi:<br />1) le lotte hanno per ora il solo scopo immediato di liberarsi da un dittatore<br />2) nei Paesi interessati non sono presenti forti Partiti Comunisti in grado di guidare una rivoluzione proletaria, né è presente una tradizione socialista forte<br />3) alla guida delle proteste vi sono movimenti borghesi o di stampo religioso<br />Tutto ciò non toglie che a queste prime rivolte e a questi primi successi del proletariato nordafricano non segua una rivoluzione socialista. Anzitutto da questa esperienza il popolo egiziano e in generale il popolo nordafricano e mediorientale ha preso coscienza della propria forza e questo è già un primo, grande passo avanti. In secondo luogo quasi sicuramente il popolo vedrà tradite le proprie aspettative dai vertici militari e dai potentati economici nazionali ed internazionali, che non hanno interesse in un radicale cambio di rotta.<br />Per vincere, quindi, il proletariato dei Paesi in rivolta deve capire che l’esercito, gli Stati Uniti e tutti i Paesi imperialisti, le guide “spirituali” (in realtà più interessate al potere temporale) e i politicanti borghesi sono i veri nemici di classe. Il proletariato egiziano e quello di tutti i Paesi africani, mediorientali e del mondo intero deve rompere con le opposizioni borghesi, poiché esse fanno e faranno sempre e solo il proprio interesse di classe a scapito del popolo che viene da loro usato solo come pedina per i propri scopi. Solo così si potrà passare da una rivolta a una rivoluzione socialista e solo così il proletariato potrà vincere.Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-16973916533081440672011-01-06T18:55:00.000+01:002011-01-06T18:56:10.409+01:00Lo strapotere delle banche 1-Il signoraggioChi pensa che la schiavitù sia finita secoli fa è, senza mezzi termini, un illuso. Vi è oggi una forma di schiavitù più subdola e strisciante che agisce nell’ombra, ignorata dai media di massa. Una schiavitù, insomma, a cui tutti siamo sottoposti senza saperlo. Tale forma di schiavitù risponde al nome di signoraggio. Nessuno ne parla, nessun giornalista ne fa una campagna né i principali politici (anche molti “comunisti”) ne fanno il fulcro della propria lotta politica. Ma cos’è il signoraggio? Spieghiamo tutto in semplici parole. Anzitutto una piccola premessa: l’attuale legislatura internazionale prevede che siano le Banche Centrali (nel nostro particolare caso la BCE e Bankitalia) a stampare le banconote, mentre tocca allo Stato coniare le monete. Detto questo passiamo alle dovute spiegazioni. Come è facile immaginare stampare banconote e coniare monete comporta un costo. Esso è dato dal costo del materiale, dalla manodopera, dalla distribuzione ecc…<br />Tale costo prende il nome di valore intrinseco. Sulla banconota viene però riportato un valore detto valore nominale (es. 10 euro). I due valori differiscono tra loro e questa differenza comporta il guadagno del grasso banchiere. Attenzione però: questa operazione vale prevalentemente per le banconote (la cui stampa è, ricordiamo, ad “onere” delle Banche Centrali), per le monete, invece, si ha una perdita (specialmente con le monete da 1,2,5, 10 centesimi poiché il costo per coniarle è di 15 centesimi). Un esempio può chiarire meglio il meccanismo. Supponiamo che la Banca debba stampare una banconota da 100 euro. La Banca paga l’operazione 30 centesimi, ma lo Stato acquista la banconota al suo valore nominale. Non basta, sulla banconota grava un interesse del 3% circa. Ed ecco che la carta moneta viene a costare al cittadino 103 euro. Ne consegue che il debito pubblico è enorme, poiché anche qualora lo Stato ritirasse tutte le banconote in circolo non si riuscirebbero comunque a pagare gli interessi. <br />Ma tutto questo non basta all’esoso banchiere. Quante volte abbiamo sentito, soprattutto in tempi recenti, parlare di danaro virtuale? Ebbene, attenzione! Il passaggio al danaro virtuale è rischiosissimo per tutti noi, poiché comporterebbe l’eliminazione dei costi di produzione e farebbe salire al 100% il signoraggio sulla moneta virtuale!<br />È ora di aprire gli occhi! Lo Stato, quindi tutti noi, è schiavo delle banche! Esse controllano e condizionano gli interessi statali e le politiche internazionali! Dalle alleanze alle guerre passando per i vari colpi di Stato! Il Signoraggio è uno, se non il più grande, dei mali del mondo! È ora di reagire e rompere le catene della schiavitù! È ora di eliminare il signoraggio! Come? Nazionalizzando tutte le banche! Distruggendo lo strapotere bancario e il mostro che lo genera: il perverso modo di produzione capitalistico!Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-746603188207004262010-12-21T18:39:00.000+01:002010-12-21T18:40:28.319+01:00Il Gruppo BilderbergUno dei doveri dei comunisti, oggi come ieri, è, a mio avviso, informare il popolo, togliere il manto di menzogne che la borghesia utilizza per coprire la verità o, più semplicemente, rendere noti fatti taciuti. Non si creda che questo sia un compito secondario o pavido, tutt’altro. È un compito delicato e coraggioso poiché, molte volte, bisogna sopportare le “risate degli stolti che sono in maggioranza”.<br />Proprio le risate sono temibili armi della borghesia. Quando le teste d’uovo della borghesia non riescono (e capita spesso) a dare risposte politiche su determinati argomenti vi gettano sopra una risata. In poche parole ridicolizzano le teorie e il teorico. Uno dei modi più in uso per ridicolizzare una teoria è definirla “teoria del complotto” e trattare l’enunciatore di tale teoria come un pazzo visionario. Un eccellente esempio è la teoria sul “Gruppo Bilderberg”. Proprio di questo parleremo ora.<br />Il gruppo Bilderberg è un meeting internazionale (non ufficiale) di personalità del mondo economico, politico e finanziario (130-200 individui in tutto). Ovviamente il tutto avviene nel più stretto riserbo.<br />Un po’ di storia. Il Bilderberg nasce nel 1952, ma prende questo nome nel 1954 quando l’annuale meeting si svolge all’Hotel Bilderberg di Oosterbeek, in Olanda. Si dice che a questo primo meeting parteciparono anche Paul Van Zeeland e Alcide de Gasperi, rispettivamente Capi del Governo belga e italiano. <br />Tra i principali promotori del gruppo abbiamo due “signori”: Bernhard van Lippe-Biesterfeld e Joseph Retinger. Chi sono?<br />Il primo è stato presidente del gruppo fino al 1976, nobile, Principe consorte dei Paesi Bassi e Presidente del WWF. Cosa più importante: van Lippe-Biesterfeld è stato affiliato al NSDAP (NationalSozialistiche Deutsche ArbeiterPartei, o Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori). Sono documentate le sue azioni di spionaggio a favore delle SS nell’industria chimica IG Farbenindustrie (la stessa che fabbricava i gas per i campi di sterminio). In seguito pare abbia partecipato alla liberazione di Amsterdam. Finita la guerra ha assunto ruoli importanti nella Royal Dutch Petroleum (Shell Oil) e nella Sociètè Gènèrale de Belgique.<br />Retinger, invece, è stato fondatore e Segretario Generale (fino al 1952) dell’United European Movement (presieduto da Churchill e finanziato dall’American Committee for United Europe). Lo scopo era costruire una Europa unita per arrivare a un mondo unito guidato da organizzazioni sovranazionali. È stato proprio Retinger a suggerire che il Bilderberg si avvicinasse (con successo) agli Stati Uniti d’America e a far entrare nel gruppo la famiglia Rockefeller.<br />Presentiamo una lista di altri nomi legati al gruppo Bilderberg:<br />- David Rockefeller (Presidente della JP Morgan, membro fondatore della Trilateral Commission, membro della Commissione Bancaria Internazionale, Presidente del Council on Foreign Relations)<br />- Donald Rumsfeld<br />- Peter Sutherland (ex Commissario dell’Unione Europea, Presidente di Goldman Sachs e di British-Petroleum)<br />- Franco Bernabè (Telecom Italia)<br />- John Elkann<br />- Tommaso Padoa Schioppa<br />- Paolo Scaroni (ENI)<br />- Giulio Tremonti<br />- Gianni Agnelli<br />- Umberto Agnelli<br />- Ferruccio de Bortoli<br />- Mario Draghi<br />- Giorgio La Malfa<br />- Claudio Martelli<br />- Romano Prodi<br />- Carlo Rossella<br />- Marco Tronchetti Provera<br />- Walter Veltroni<br />- Ignazio Visco<br />- Martin Taylor (Goldman Sachs)<br />- Antony Burgmans (Unilever)<br />- George A. David (Coca Cola)<br />- Timothy F. Geithner (Federal Reserve Bank)<br />- John Kerr (Shell)<br />- Henry A. Kissinger<br />- Indra K. Nooyi (Pepsi Cola)<br /><br /> Insomma, una vera e propria elite che si riunisce ogni anno a porte chiuse per discutere. Di cosa discute? Molto probabilmente non di arte o simili. È più probabile che discuta le prossime mosse economiche, le decisioni da prendere, nuovi modi per influenzare le menti e i Governi. Ma guai a dirlo! La pena è essere bollati come complottisti.<br />Non ci accontentiamo di fare una lista di nomi e ipotizzare le chiacchierate dell’elite mondiale. Riportiamo quello che, secondo indiscrezioni, ha deciso il Bilderberg nell’ultima riunione avvenuta a Sitges (Barcellona) verso Giugno 2010. Indiscrezioni per modo di dire giacchè alcune cose decise sono già avvenute.<br />Per dare prova della nostra buonafede partiamo proprio da questo fatto già accaduto. Sembra che i Bilderberg abbiano deciso, a Giugno, di far passare una estate “tranquilla” ai consumatori e mantenere “normale” il prezzo del petrolio, salvo poi farlo salire da Novembre. Dati alla mano notiamo che la variazione del prezzo del petrolio al barile è stata la seguente:<br />- Giugno $ 74,58<br />- Luglio $ 75,58<br />- Agosto $ 77,17<br />- Settembre $ 77,35<br />- Ottobre $ 82,10<br />- Novembre $ 85,12<br /><br />Fino al dato più aggiornato a mia disposizione:<br />- Venerdì 10 Dicembre 2010 $ 90,25<br /><br />Speriamo di aver dimostrato la veridicità delle nostre fonti. Detto questo passiamo agli altri temi all’ordine del giorno del gruppo.<br />Essi erano: salvataggio dell’euro, nuovi piani per l’istituzione di una carbon tax e approvazione dei bombardamenti sull’Iran.<br />Essenziale per i Bilderberg è il salvataggio delle moneta unica europea poiché essa è il banco di prova di una valuta unica mondiale, vero scopo della borghesia imperialista mondiale. Un attacco all’Iran presenta, invece, diversi vantaggi, sia immediati che futuri. Proviamo ad elencarli:<br />1) profitto. <br />Un attacco all’Iran porterebbe profitto immediato per i potenti borghesi e un profitto futuro grazie alle risorse petrolifere.<br />2) distrazione di massa.<br />Una nuova guerra potrebbe essere un ottimo mezzo per distrarre le persone dai reali problemi quotidiani.<br />3) maggiore accerchiamento politico-militare della Cina.<br />Se l’Iran diventa colonia dell’Impero americano la Cina vedrebbe aumentare i paesi filoamericani in Asia, di importanza vitale per lo scontro che, prima o poi, avverrà tra Impero morente e Impero nascente.<br />Una coincidenza poi che da questa estate la campagna mediatica contro l’Iran sia aumentata?<br />Abbiamo parlato, poco fa, di distrazione di massa. Questo è un punto essenziale della politica Bilderberg e, conseguentemente, della politica della borghesia. Essi non vogliono che la gente pensi, che la gente si chieda cosa accade nelle stanze segrete del potere politico-economico. Essi hanno paura che la gente scopra i loro piani. La nostra risposta deve essere solo una: reagire informarci e contrattaccare. Dobbiamo urlare a tutti i piani dei Bilderberg, che non sono altro che i piani della borghesia mondiale! Essi vogliono controllarci, vogliono inasprire il regime in cui già viviamo! Noi non glielo permetteremo! Il modo per farlo è semplice: parlare, informare chi ancora non sa. Leggete e fate leggere questo documento o altri documenti riguardanti questa elite che mira a controllarci! Fate circolare documenti! Informatevi e informate! Ne va del bene di tutti.Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-6928817523711656952010-11-17T18:43:00.001+01:002010-11-17T18:46:57.373+01:00Il Manifesto del Partito ComunistaSecondo testo proposto. Assolutamente da leggere. Come sempre oltre al testo posto di seguito troverete il link alla versione PDF. Buona lettura!<br /><br />Prefazione<br />Uno spettro s'aggira per l'Europa - lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono alleate in una santa battuta di caccia contro questo spettro: papa e zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi. Quale partito d'opposizione non è stato tacciato di comunismo dai suoi avversari di governo; qual partito d'opposizione non ha rilanciato l'infamante accusa di comunismo tanto sugli uomini più progrediti dell'opposizione stessa, quanto sui propri avversari reazionari? Da questo fatto scaturiscono due specie di conclusioni. Il comunismo è di già riconosciuto come potenza da tutte le potenze europee. E` ormai tempo che i comunisti espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze, e che contrappongano alla favola dello spettro del comunismo un manifesto del partito stesso. A questo scopo si sono riuniti a Londra comunisti delle nazionalità più diverse e hanno redatto il seguente manifesto che viene pubblicato in inglese, francese, tedesco, italiano, fiammingo e danese. <br />I. Borghesi e Proletari<br />La storia di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di lotte di classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in breve, oppressori e oppressi, furono continuamente in reciproco contrasto, e condussero una lotta ininterrotta, ora latente ora aperta; lotta che ogni volta è finita o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la comune rovina delle classi in lotta. Nelle epoche passate della storia troviamo quasi dappertutto una completa articolazione della società in differenti ordini, una molteplice graduazione delle posizioni sociali. In Roma antica abbiamo patrizi, cavalieri, plebei, schiavi; nel medioevo signori feudali, vassalli, membri delle corporazioni, garzoni, servi della gleba, e, per di più, anche particolari graduazioni in quasi ognuna di queste classi. La società civile moderna, sorta dal tramonto della società feudale, non ha eliminato gli antagonismi fra le classi. Essa ha soltanto sostituito alle antiche, nuove classi, nuove condizioni di oppressione, nuove forme di lotta. La nostra epoca, l'epoca della borghesia, si distingue però dalle altre per aver semplificato gli antagonismi di classe. L'intera società si va scindendo sempre più in due grandi campi nemici, in due grandi classi direttamente contrapposte l'una all'altra: borghesia e proletariato. Dai servi della gleba del medioevo sorse il popolo minuto delle prime città; da questo popolo minuto si svilupparono i primi elementi della borghesia. La scoperta dell'America, la circumnavigazione dell'Africa crearono alla sorgente borghesia un nuovo terreno. Il mercato delle Indie orientali e della Cina, la colonizzazione dell'America, gli scambi con le colonie, l'aumento dei mezzi di scambio e delle merci in genere diedero al commercio, alla navigazione, all'industria uno slancio fino allora mai conosciuto, e con ciò impressero un rapido sviluppo all'elemento rivoluzionario entro la società feudale in disgregazione. L'esercizio dell'industria, feudale o corporativo, in uso fino allora non bastava più al fabbisogno che aumentava con i nuovi mercati. Al suo posto subentrò la manifattura. Il medio ceto industriale soppiantò i maestri artigiani; la divisione del lavoro fra le diverse corporazioni scomparve davanti alla divisione del lavoro nella singola officina stessa. Ma i mercati crescevano sempre, il fabbisogno saliva sempre. Neppure la manifattura era più sufficiente. Allora il vapore e le macchine rivoluzionarono la produzione industriale. All'industria manifatturiera subentrò la grande industria moderna; al ceto medio industriale subentrarono i milionari dell'industria, i capi di interi eserciti industriali, i borghesi moderni. La grande industria ha creato quel mercato mondiale, ch'era stato preparato dalla scoperta dell'America. Il mercato mondiale ha dato uno sviluppo immenso al commercio, alla navigazione, alle comunicazioni per via di terra. Questo sviluppo ha reagito a sua volta sull'espansione dell'industria, e nella stessa misura in cui si estendevano industria, commercio, navigazione, ferrovie, si è sviluppata la borghesia, ha accresciuto i suoi capitali e ha respinto nel retroscena tutte le classi tramandate dal medioevo. Vediamo dunque come la borghesia moderna è essa stessa il prodotto d'un lungo processo di sviluppo, d'una serie di rivolgimenti nei modi di produzione e di traffico. Ognuno di questi stadi di sviluppo della borghesia era accompagnato da un corrispondente progresso politico. Ceto oppresso sotto il dominio dei signori feudali, insieme di associazioni armate ed autonome nel Comune, talvolta sotto la forma di repubblica municipale indipendente, talvolta di terzo stato tributario della monarchia, poi all'epoca dell'industria manifatturiera, nella monarchia controllata dagli stati come in quella assoluta, contrappeso alla nobiltà, e fondamento principale delle grandi monarchie in genere, la borghesia, infine, dopo la creazione della grande industria e del mercato mondiale, si è conquistata il dominio politico esclusivo dello Stato rappresentativo moderno. Il potere statale moderno non è che un comitato che amministra gli affari comuni di tutta la classe borghese. La borghesia ha avuto nella storia una parte sommamente rivoluzionaria. Dove ha raggiunto il dominio, la borghesia ha distrutto tutte le condizioni di vita feudali, patriarcali, idilliche. Ha lacerato spietatamente tutti i variopinti vincoli feudali che legavano l'uomo al suo superiore naturale, e non ha lasciato fra uomo e uomo altro vincolo che il nudo interesse, il freddo "pagamento in contanti". Ha affogato nell'acqua gelida del calcolo egoistico i sacri brividi dell'esaltazione devota, dell'entusiasmo cavalleresco, della malinconia filistea. Ha disciolto la dignità personale nel valore di scambio e al posto delle innumerevoli libertà patentate e onestamente conquistate, ha messo, unica, la libertà di commercio priva di scrupoli. In una parola: ha messo lo sfruttamento aperto, spudorato, diretto e arido al posto dello sfruttamento mascherato d'illusioni religiose e politiche. La borghesia ha spogliato della loro aureola tutte le attività che fino allora erano venerate e considerate con pio timore. Ha tramutato il medico, il giurista, il prete, il poeta, l'uomo della scienza, in salariati ai suoi stipendi. La borghesia ha strappato il commovente velo sentimentale al rapporto familiare e lo ha ricondotto a un puro rapporto di denaro. La borghesia ha svelato come la brutale manifestazione di forza che la reazione ammira tanto nel medioevo, avesse la sua appropriata integrazione nella più pigra infingardaggine. Solo la borghesia ha dimostrato che cosa possa compiere l'attività dell'uomo. Essa ha compiuto ben altre meraviglie che le piramidi egiziane, acquedotti romani e cattedrali gotiche, ha portato a termine ben altre spedizioni che le migrazioni dei popoli e le crociate. La borghesia non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione, i rapporti di produzione, dunque tutti i rapporti sociali. Prima condizione di esistenza di tutte le classi industriali precedenti era invece l'immutato mantenimento del vecchio sistema di produzione. Il continuo rivoluzionamento della produzione, l'ininterrotto scuotimento di tutte le situazioni sociali, l'incertezza e il movimento eterni contraddistinguono l'epoca dei borghesi fra tutte le epoche precedenti. Si dissolvono tutti i rapporti stabili e irrigiditi, con il loro seguito di idee e di concetti antichi e venerandi, e tutte le idee e i concetti nuovi invecchiano prima di potersi fissare. Si volatilizza tutto ciò che vi era di corporativo e di stabile, è profanata ogni cosa sacra, e gli uomini sono finalmente costretti a guardare con occhio disincantato la propria posizione e i propri reciproci rapporti. Il bisogno di uno smercio sempre più esteso per i suoi prodotti sospinge la borghesia a percorrere tutto il globo terrestre. Dappertutto deve annidarsi, dappertutto deve costruire le sue basi, dappertutto deve creare relazioni. Con lo sfruttamento del mercato mondiale la borghesia ha dato un'impronta cosmopolitica alla produzione e al consumo di tutti i paesi. Ha tolto di sotto i piedi dell'industria il suo terreno nazionale, con gran rammarico dei reazionari. Le antichissime industrie nazionali sono state distrutte, e ancora adesso vengono distrutte ogni giorno. Vengono soppiantate da industrie nuove, la cui introduzione diventa questione di vita o di morte per tutte le nazioni civili, da industrie che non lavorano più soltanto le materie prime del luogo, ma delle zone più remote, e i cui prodotti non vengono consumati solo dal paese stesso, ma anche in tutte le parti del mondo. Ai vecchi bisogni, soddisfatti con i prodotti del paese, subentrano bisogni nuovi, che per essere soddisfatti esigono i prodotti dei paesi e dei climi più lontani. All'antica autosufficienza e all'antico isolamento locali e nazionali subentra uno scambio universale, una interdipendenza universale fra le nazioni. E come per la produzione materiale, così per quella intellettuale. I prodotti intellettuali delle singole nazioni divengono bene comune. L'unilateralità e la ristrettezza nazionali divengono sempre più impossibili, e dalle molte letterature nazionali e locali si forma una letteratura mondiale. Con il rapido miglioramento di tutti gli strumenti di produzione, con le comunicazioni infinitamente agevolate, la borghesia trascina nella civiltà tutte le nazioni, anche le più barbare. I bassi prezzi delle sue merci sono l'artiglieria pesante con la quale spiana tutte le muraglie cinesi, con la quale costringe alla capitolazione la più tenace xenofobia dei barbari. Costringe tutte le nazioni ad adottare il sistema di produzione della borghesia, se non vogliono andare in rovina, le costringe ad introdurre in casa loro la cosiddetta civiltà, cioè a diventare borghesi. In una parola: essa si crea un mondo a propria immagine e somiglianza. La borghesia ha assoggettato la campagna al dominio della città. Ha creato città enormi, ha accresciuto su grande scala la cifra della popolazione urbana in confronto di quella rurale, strappando in tal modo una parte notevole della popolazione all'idiotismo della vita rurale. Come ha reso la campagna dipendente dalla città, la borghesia ha reso i paesi barbari e semibarbari dipendenti da quelli inciviliti, i popoli di contadini da quelli di borghesi, l'Oriente dall'Occidente. La borghesia elimina sempre più la dispersione dei mezzi di produzione, della proprietà e della popolazione. Ha agglomerato la popolazione, ha centralizzato i mezzi di produzione, e ha concentrato in poche mani la proprietà. Ne è stata conseguenza necessaria la centralizzazione politica. Province indipendenti, legate quasi solo da vincoli federali, con interessi, leggi, governi e dazi differenti, vennero strette in una sola nazione, sotto un solo governo, una sola legge, un solo interesse nazionale di classe, entro una sola barriera doganale. Durante il suo dominio di classe appena secolare la borghesia ha creato forze produttive in massa molto maggiore e più colossali che non avessero mai fatto tutte insieme le altre generazioni del passato. Il soggiogamento delle forze naturali, le macchine, l'applicazione della chimica all'industria e all'agricoltura, la navigazione a vapore, le ferrovie, i telegrafi elettrici, il dissodamento d'interi continenti, la navigabilità dei fiumi, popolazioni intere sorte quasi per incanto dal suolo -quale dei secoli antecedenti immaginava che nel grembo del lavoro sociale stessero sopite tali forze produttive? Ma abbiamo visto che i mezzi di produzione e di scambio sulla cui base si era venuta costituendo la borghesia erano stati prodotti entro la società feudale. A un certo grado dello sviluppo di quei mezzi di produzione e di scambio, le condizioni nelle quali la società feudale produceva e scambiava, l'organizzazione feudale dell'agricoltura e della manifattura, in una parola i rapporti feudali della proprietà, non corrisposero più alle forze produttive ormai sviluppate. Essi inceppavano la produzione invece di promuoverla. Si trasformarono in altrettante catene. Dovevano essere spezzate e furono spezzate. Ad esse subentrò la libera concorrenza con la confacente costituzione sociale e politica, con il dominio economico e politico della classe dei borghesi. Sotto i nostri occhi si svolge un moto analogo. I rapporti borghesi di produzione e di scambio, i rapporti borghesi di proprietà, la società borghese moderna che ha creato per incanto mezzi di produzione e di scambio così potenti, rassomiglia al mago che non riesce più a dominare le potenze degli inferi da lui evocate. Sono decenni ormai che la storia dell'industria e del commercio è soltanto storia della rivolta delle forze produttive moderne contro i rapporti moderni della produzione, cioè contro i rapporti di proprietà che costituiscono le condizioni di esistenza della borghesia e del suo dominio. Basti ricordare le crisi commerciali che col loro periodico ritorno mettono in forse sempre più minacciosamente l'esistenza di tutta la società borghese. Nelle crisi commerciali viene regolarmente distrutta non solo una parte dei prodotti ottenuti, ma addirittura gran parte delle forze produttive già create. Nelle crisi scoppia una epidemia sociale che in tutte le epoche precedenti sarebbe apparsa un assurdo: l'epidemia della sovraproduzione. La società si trova all'improvviso ricondotta a uno stato di momentanea barbarie; sembra che una carestia, una guerra generale di sterminio le abbiano tagliato tutti i mezzi di sussistenza; l'industria, il commercio sembrano distrutti. E perché? Perché la società possiede troppa civiltà, troppi mezzi di sussistenza, troppa industria, troppo commercio. Le forze produttive che sono a sua disposizione non servono più a promuovere la civiltà borghese e i rapporti borghesi di proprietà; anzi, sono divenute troppo potenti per quei rapporti e ne vengono ostacolate, e appena superano questo ostacolo mettono in disordine tutta la società borghese, mettono in pericolo l'esistenza della proprietà borghese. I rapporti borghesi sono divenuti troppo angusti per poter contenere la ricchezza da essi stessi prodotta. -Con quale mezzo la borghesia supera le crisi? Da un lato, con la distruzione coatta di una massa di forze produttive; dall'altro, con la conquista di nuovi mercati e con lo sfruttamento più intenso dei vecchi. Dunque, con quali mezzi? Mediante la preparazione di crisi più generali e più violente e la diminuzione dei mezzi per prevenire le crisi stesse. A questo momento le armi che son servite alla borghesia per atterrare il feudalesimo si rivolgono contro la borghesia stessa. Ma la borghesia non ha soltanto fabbricato le armi che la porteranno alla morte; ha anche generato gli uomini che impugneranno quelle armi: gli operai moderni, i proletari. Nella stessa proporzione in cui si sviluppa la borghesia, cioè il capitale, si sviluppa il proletariato, la classe degli operai moderni, che vivono solo fintantoché trovano lavoro, e che trovano lavoro solo fintantoché il loro lavoro aumenta il capitale. Questi operai, che sono costretti a vendersi al minuto, sono una merce come ogni altro articolo commerciale, e sono quindi esposti, come le altre merci, a tutte le alterne vicende della concorrenza, a tutte le oscillazioni del mercato. Con l'estendersi dell'uso delle macchine e con la divisione del lavoro, il lavoro dei proletari ha perduto ogni carattere indipendente e con ciò ogni attrattiva per l'operaio. Egli diviene un semplice accessorio della macchina, al quale si richiede soltanto un'operazione manuale semplicissima, estremamente monotona e facilissima da imparare. Quindi le spese che causa l'operaio si limitano quasi esclusivamente ai mezzi di sussistenza dei quali egli ha bisogno per il proprio mantenimento e per la riproduzione della specie. Ma il prezzo di una merce, quindi anche quello del lavoro, è uguale ai suoi costi di produzione. Quindi il salario decresce nella stessa proporzione in cui aumenta il tedio del lavoro. Anzi, nella stessa proporzione dell'aumento dell'uso delle macchine e della divisione del lavoro, aumenta anche la massa del lavoro, sia attraverso l'aumento delle ore di lavoro, sia attraverso l'aumento del lavoro che si esige in una data unità di tempo, attraverso l'accresciuta celerità delle macchine, e così via. L'industria moderna ha trasformato la piccola officina del maestro artigiano patriarcale nella grande fabbrica del capitalista industriale. Masse di operai addensate nelle fabbriche vengono organizzate militarmente. E vengono poste, come soldati semplici dell'industria, sotto la sorveglianza di una completa gerarchia di sottufficiali e ufficiali. Gli operai non sono soltanto servi della classe dei borghesi, ma vengono asserviti giorno per giorno, ora per ora dalla macchina, dal sorvegliante, e soprattutto dal singolo borghese fabbricante in persona. Questo dispotismo è tanto più meschino, odioso ed esasperante, quanto più apertamente esso proclama come fine ultimo il guadagno. Quanto meno il lavoro manuale esige abilità ed esplicazione di forza, cioè quanto più si sviluppa l'industria moderna, tanto più il lavoro degli uomini viene soppiantato da quello delle donne [e dei fanciulli]. Per la classe operaia non han più valore sociale le differenze di sesso e di età. Ormai ci sono soltanto strumenti di lavoro che costano più o meno a seconda dell'età e del sesso. Quando lo sfruttamento dell'operaio da parte del padrone di fabbrica è terminato in quanto all'operaio viene pagato il suo salario in contanti, si gettano su di lui le altre parti della borghesia, il padron di casa, il bottegaio, il prestatore su pegno e così via. Quelli che fino a questo momento erano i piccoli ordini medi, cioè i piccoli industriali, i piccoli commercianti e coloro che vivevano di piccole rendite, gli artigiani e i contadini, tutte queste classi precipitano nel proletariato, in parte per il fatto che il loro piccolo capitale non è sufficiente per l'esercizio della grande industria e soccombe nella concorrenza con i capitalisti più forti, in parte per il fatto che la loro abilità viene svalutata da nuovi sistemi di produzione. Così il proletariato si recluta in tutte le classi della popolazione. Il proletariato passa attraverso vari gradi di sviluppo. La sua lotta contro la borghesia comincia con la sua esistenza. Da principio singoli operai, poi gli operai di una fabbrica, poi gli operai di una branca di lavoro in un dato luogo lottano contro il singolo borghese che li sfrutta direttamente. Essi non dirigono i loro attacchi soltanto contro i rapporti borghesi di produzione, ma contro gli stessi strumenti di produzione; distruggono le merci straniere che fan loro concorrenza, fracassano le macchine, danno fuoco alle fabbriche, cercano di riconquistarsi la tramontata posizione del lavoratore medievale. In questo stadio gli operai costituiscono una massa disseminata per tutto il paese e dispersa a causa della concorrenza. La solidarietà di maggiori masse operaie non è ancora il risultato della loro propria unione, ma della unione della borghesia, la quale, per il raggiungimento dei propri fini politici, deve mettere in movimento tutto il proletariato, e per il momento può ancora farlo. Dunque, in questo stadio i proletari combattono non i propri nemici, ma i nemici dei propri nemici, gli avanzi della monarchia assoluta, i proprietari fondiari, i borghesi non industriali, i piccoli borghesi. Così tutto il movimento della storia è concentrato nelle mani della borghesia; ogni vittoria raggiunta in questo modo è una vittoria della borghesia. Ma il proletariato, con lo sviluppo dell'industria, non solo si moltiplica; viene addensato in masse più grandi, la sua forza cresce, ed esso la sente di più. Gli interessi, le condizioni di esistenza all'interno del proletariato si vanno sempre più agguagliando man mano che le macchine cancellano le differenze del lavoro e fanno discendere quasi dappertutto il salario a un livello ugualmente basso. La crescente concorrenza dei borghesi fra di loro e le crisi commerciali che ne derivano rendono sempre più oscillante il salario degli operai; l'incessante e sempre più rapido sviluppo del perfezionamento delle macchine rende sempre più incerto il complesso della loro esistenza; le collisioni fra il singolo operaio e il singolo borghese assumono sempre più il carattere di collisioni di due classi. Gli operai cominciano col formare coalizioni contro i borghesi, e si riuniscono per difendere il loro salario. Fondano perfino associazioni permanenti per approvvigionarsi in vista di quegli eventuali sollevamenti. Qua e là la lotta prorompe in sommosse. Ogni tanto vincono gli operai; ma solo transitoriamente. Il vero e proprio risultato delle lotte non è il successo immediato, ma il fatto che l'unione degli operai si estende sempre più. Essa è favorita dall'aumento dei mezzi di comunicazione, prodotti dalla grande industria, che mettono in collegamento gli operai delle diverse località. E basta questo collegamento per centralizzare in una lotta nazionale, in una lotta di classe, le molte lotte locali che hanno dappertutto uguale carattere. Ma ogni lotta di classi è lotta politica. E quella unione per la quale i cittadini del medioevo con le loro strade vicinali ebbero bisogno di secoli, i proletari moderni con le ferrovie la attuano in pochi anni. Questa organizzazione dei proletari in classe e quindi in partito politico torna ad essere spezzata ogni momento dalla concorrenza fra gli operai stessi. Ma risorge sempre di nuovo, più forte, più salda, più potente. Essa impone il riconoscimento in forma di legge di singoli interessi degli operai, approfittando delle scissioni all'interno della borghesia. Così fu per la legge delle dieci ore di lavoro in Inghilterra. In genere, i conflitti insiti nella vecchia società promuovono in molte maniere il processo evolutivo del proletariato. La borghesia è sempre in lotta; da principio contro l'aristocrazia, più tardi contro le parti della stessa borghesia i cui interessi vengono a contrasto con il progresso dell'industria, e sempre contro la borghesia di tutti i paesi stranieri. In tutte queste lotte essa si vede costretta a fare appello al proletariato, a valersi del suo aiuto, e a trascinarlo così entro il movimento politico. Essa stessa dunque reca al proletariato i propri elementi di educazione, cioè armi contro se stessa. Inoltre, come abbiamo veduto, il progresso dell'industria precipita nel proletariato intere sezioni della classe dominante, o per lo meno ne minaccia le condizioni di esistenza. Anch'esse arrecano al proletariato una massa di elementi di educazione. Infine, in tempi nei quali la lotta delle classi si avvicina al momento decisivo, il processo di disgregazione all'interno della classe dominante, di tutta la vecchia società, assume un carattere così violento, così aspro, che una piccola parte della classe dominante si distacca da essa e si unisce alla classe rivoluzionaria, alla classe che tiene in mano l'avvenire. Quindi, come prima una parte della nobiltà era passata alla borghesia, così ora una parte della borghesia passa al proletariato; e specialmente una parte degli ideologi borghesi, che sono riusciti a giungere alla intelligenza teorica del movimento storico nel suo insieme. Fra tutte le classi che oggi stanno di contro alla borghesia, il proletariato soltanto è una classe realmente rivoluzionaria. Le altre classi decadono e tramontano con la grande industria; il proletariato è il suo prodotto più specifico. Gli ordini medi, il piccolo industriale, il piccolo commerciante, l'artigiano, il contadino, combattono tutti la borghesia, per premunire dalla scomparsa la propria esistenza come ordini medi. Quindi non sono rivoluzionari, ma conservatori. Anzi, sono reazionari, poiché cercano di far girare all'indietro la ruota della storia. Quando sono rivoluzionari, sono tali in vista del loro imminente passaggio al proletariato, non difendono i loro interessi presenti, ma i loro interessi futuri, e abbandonano il proprio punto di vista, per mettersi da quello del proletariato. Il sottoproletariato, questa putrefazione passiva degli infimi strati della società, che in seguito a una rivoluzione proletaria viene scagliato qua e là nel movimento, sarà più disposto, date tutte le sue condizioni di vita, a lasciarsi comprare per mene reazionarie. Le condizioni di esistenza della vecchia società sono già annullate nelle condizioni di esistenza del proletariato. Il proletario è senza proprietà; il suo rapporto con moglie e figli non ha più nulla in comune con il rapporto familiare borghese; il lavoro industriale moderno, il soggiogamento moderno del capitale, identico in Inghilterra e in Francia, in America e in Germania, lo ha spogliato di ogni carattere nazionale. Leggi, morale, religione sono per lui altrettanti pregiudizi borghesi, dietro i quali si nascondono altrettanti interessi borghesi. Tutte le classi che si sono finora conquistato il potere hanno cercato di garantire la posizione di vita già acquisita, assoggettando l'intera società alle condizioni della loro acquisizione. I proletari possono conquistarsi le forze produttive della società soltanto abolendo il loro proprio sistema di appropriazione avuto sino a questo momento, e per ciò stesso l'intero sistema di appropriazione che c'è stato finora. I proletari non hanno da salvaguardare nulla di proprio, hanno da distruggere tutta la sicurezza privata e tutte le assicurazioni private che ci sono state fin qui. Tutti i movimenti precedenti sono stati movimenti di minoranze, o avvenuti nell'interesse di minoranze. Il movimento proletario è il movimento indipendente della immensa maggioranza. Il proletariato, lo strato più basso della società odierna, non può sollevarsi, non può drizzarsi, senza che salti per aria l'intera soprastruttura degli strati che formano la società ufficiale. La lotta del proletariato contro la borghesia è in un primo tempo lotta nazionale, anche se non sostanzialmente, certo formalmente. E` naturale che il proletariato di ciascun paese debba anzitutto sbrigarsela con la propria borghesia. Delineando le fasi più generali dello sviluppo del proletariato, abbiamo seguito la guerra civile più o meno latente all'interno della società attuale, fino al momento nel quale quella guerra erompe in aperta rivoluzione e nel quale il proletariato fonda il suo dominio attraverso il violento abbattimento della borghesia. Ogni società si è basata finora, come abbiam visto, sul contrasto fra classi di oppressori e classi di oppressi. Ma, per poter opprimere una classe, le debbono essere assicurate condizioni entro le quali essa possa per lo meno stentare la sua vita di schiava. Il servo della gleba, lavorando nel suo stato di servo della gleba, ha potuto elevarsi a membro del comune, come il cittadino minuto, lavorando sotto il giogo dell'assolutismo feudale, ha potuto elevarsi a borghese. Ma l'operaio moderno, invece di elevarsi man mano che l'industria progredisce, scende sempre più al disotto delle condizioni della sua propria classe. L'operaio diventa un povero, e il pauperismo si sviluppa anche più rapidamente che la popolazione e la ricchezza. Da tutto ciò appare manifesto che la borghesia non è in grado di rimanere ancora più a lungo la classe dominante della società e di imporre alla società le condizioni di vita della propria classe come legge regolatrice. Non è capace di dominare, perché non è capace di garantire l'esistenza al proprio schiavo neppure entro la sua schiavitù, perché è costretta a lasciarlo sprofondare in una situazione nella quale, invece di esser da lui nutrita, essa è costretta a nutrirlo. La società non può più vivere sotto la classe borghese, vale a dire la esistenza della classe borghese non è più compatibile con la società. La condizione più importante per l'esistenza e per il dominio della classe borghese è l'accumularsi della ricchezza nelle mani di privati, la formazione e la moltiplicazione del capitale; condizione del capitale è il lavoro salariato. Il lavoro salariato poggia esclusivamente sulla concorrenza degli operai tra di loro. Il progresso dell'industria, del quale la borghesia è veicolo involontario e passivo, fa subentrare all'isolamento degli operai risultante dalla concorrenza, la loro unione rivoluzionaria, risultante dall'associazione. Con lo sviluppo della grande industria, dunque, vien tolto di sotto ai piedi della borghesia il terreno stesso sul quale essa produce e si appropria i prodotti. Essa produce anzitutto i suoi seppellitori. Il suo tramonto e la vittoria del proletariato sono del pari inevitabili. <br /><br />II. Proletari e Comunisti<br />In che rapporto sono i comunisti con i proletari in genere? <br />I comunisti non sono un partito particolare di fronte agli altri partiti operai. <br />I comunisti non hanno interessi distinti dagli interessi di tutto il proletariato. <br />I comunisti non pongono princìpi speciali sui quali vogliano modellare il movimento proletario. <br />I comunisti si distinguono dagli altri partiti proletari solo per il fatto che da una parte essi mettono in rilievo e fanno valere gli interessi comuni, indipendenti dalla nazionalità, dell'intero proletariato, nelle varie lotte nazionali dei proletari; e dall'altra per il fatto che sostengono costantemente l'interesse del movimento complessivo, attraverso i vari stadi di sviluppo percorsi dalla lotta fra proletariato e borghesia. Quindi in pratica i comunisti sono la parte progressiva più risoluta dei partiti operai di tutti i paesi, e quanto alla teoria essi hanno il vantaggio sulla restante massa del proletariato, di comprendere le condizioni, l'andamento e i risultati generali del movimento proletario. Lo scopo immediato dei comunisti è lo stesso di tutti gli altri proletari: formazione del proletariato in classe, abbattimento del dominio della borghesia, conquista del potere politico da parte del proletariato. Le proposizioni teoriche dei comunisti non poggiano affatto su idee, su princìpi inventati o scoperti da questo o quel riformatore del mondo. Esse sono semplicemente espressioni generali di rapporti di fatto di una esistente lotta di classi, cioè di un movimento storico che si svolge sotto i nostri occhi. L'abolizione di rapporti di proprietà esistiti fino a un dato momento non è qualcosa di distintivo peculiare del comunismo. Tutti i rapporti di proprietà sono stati soggetti a continui cambiamenti storici, a una continua alterazione storica. Per esempio, la rivoluzione francese abolì la proprietà feudale in favore di quella borghese. Quel che contraddistingue il comunismo non è l'abolizione della proprietà in generale, bensì l'abolizione della proprietà borghese. Ma la proprietà privata borghese moderna è l'ultima e la più perfetta espressione della produzione e dell'appropriazione dei prodotti che poggia su antagonismi di classe, sullo sfruttamento degli uni da parte degli altri. In questo senso i comunisti possono riassumere la loro teoria nella frase: abolizione della proprietà privata. Ci si è rinfacciato, a noi comunisti che vogliamo abolire la proprietà acquistata personalmente, frutto del lavoro diretto e personale; la proprietà che costituirebbe il fondamento di ogni libertà, attività e autonomia personale. Proprietà frutto del proprio lavoro, acquistata, guadagnata con le proprie forze! Parlate della proprietà del minuto cittadino, del piccolo contadino che ha preceduto la proprietà borghese? Non c'è bisogno che l'aboliamo noi, l'ha abolita e la va abolendo di giorno in giorno lo sviluppo dell'industria. O parlate della moderna proprietà privata borghese? Ma il lavoro salariato, il lavoro del proletario, crea proprietà a questo proletario? Affatto. Il lavoro del proletario crea il capitale, cioè quella proprietà che sfrutta il lavoro salariato, che può moltiplicarsi solo a condizione di generare nuovo lavoro salariato, per sfruttarlo di nuovo. La proprietà nella sua forma attuale si muove entro l'antagonismo fra capitale e lavoro salariato. Esaminiamo i due termini di questo antagonismo. Essere capitalista significa occupare nella produzione non soltanto una pura posizione personale, ma una posizione sociale. Il capitale è un prodotto collettivo e può essere messo in moto solo mediante una attività comune di molti membri, anzi in ultima istanza solo mediante l'attività comune di tutti i membri della società. Dunque, il capitale non è una potenza personale; è una potenza sociale. Dunque, se il capitale viene trasformato in proprietà collettiva, appartenente a tutti i membri della società, non c'è trasformazione di proprietà personale in proprietà sociale. Si trasforma soltanto il carattere sociale della proprietà. La proprietà perde il suo carattere di classe. Veniamo al lavoro salariato. Il prezzo medio del lavoro salariato è il minimo del salario del lavoro, cioè è la somma dei mezzi di sussistenza che sono necessari per mantenere in vita l'operaio in quanto operaio. Dunque, quello che l'operaio salariato s'appropria mediante la sua attività è sufficiente soltanto per riprodurre la sua nuda esistenza. Noi non vogliamo affatto abolire questa appropriazione personale dei prodotti del lavoro per la riproduzione della esistenza immediata, appropriazione che non lascia alcun residuo di profitto netto tale da poter conferire potere sul lavoro altrui. Vogliamo eliminare soltanto il carattere miserabile di questa appropriazione, nella quale l'operaio vive solo allo scopo di accrescere il capitale, e vive solo quel tanto che esige l'interesse della classe dominante. Nella società borghese il lavoro vivo è soltanto un mezzo per moltiplicare il lavoro accumulato. Nella società comunista il lavoro accumulato è soltanto un mezzo per ampliare, per arricchire, per far progredire il ritmo d'esistenza degli operai. Dunque nella società borghese il passato domina sul presente, nella società comunista il presente domina sul passato. Nella società borghese il capitale è indipendente e personale, mentre l'individuo operante è dipendente e impersonale. E la borghesia chiama abolizione della personalità e della libertà l'abolizione di questo rapporto! E a ragione: infatti, si tratta dell'abolizione della personalità, della indipendenza e della libertà del borghese. Entro gli attuali rapporti di produzione borghesi per libertà s'intende il libero commercio, la libera compravendita. Ma scomparso il traffico, scompare anche il libero traffico. Le frasi sul libero traffico, come tutte le altre bravate sulla libertà della nostra borghesia, hanno senso, in genere, soltanto rispetto al traffico vincolato, rispetto al cittadino asservito del medioevo; ma non hanno senso rispetto alla abolizione comunista del traffico, dei rapporti borghesi di produzione e della stessa borghesia. Voi inorridite perché vogliamo abolire la proprietà privata. Ma nella vostra società attuale la proprietà privata è abolita per i nove decimi dei suoi membri; la proprietà privata esiste proprio per il fatto che per nove decimi non esiste. Dunque voi ci rimproverate di voler abolire una proprietà che presuppone come condizione necessaria la privazione della proprietà dell'enorme maggioranza della società. In una parola, voi ci rimproverate di volere abolire la vostra proprietà. Certo, questo vogliamo. Appena il lavoro non può più essere trasformato in capitale, in denaro, in rendita fondiaria, insomma in una potenza sociale monopolizzabile, cioè, appena la proprietà personale non può più convertirsi in proprietà borghese, voi dichiarate che è abolita la persona. Dunque confessate che per persona non intendete nient'altro che il borghese, il proprietario borghese. Certo questa persona deve essere abolita. Il comunismo non toglie a nessuno il potere di appropriarsi prodotti della società, toglie soltanto il potere di assoggettarsi il lavoro altrui mediante tale appropriazione. Si è obiettato che con l'abolizione della proprietà privata cesserebbe ogni attività e prenderebbe piede una pigrizia generale. Da questo punto di vista, già da molto tempo la società borghese dovrebbe essere andata in rovina per pigrizia, poiché in essa coloro che lavorano, non guadagnano, e quelli che guadagnano, non lavorano. Tutto lo scrupolo sbocca nella tautologia che appena non c'è più capitale non c'è più lavoro salariato. Tutte le obiezioni che vengono mosse al sistema comunista di appropriazione e di produzione dei prodotti materiali, sono state anche estese alla appropriazione e alla produzione dei prodotti intellettuali, come il cessare della proprietà di classe è per il borghese il cessare della produzione stessa, così il cessare della cultura di classe è per lui identico alla fine della cultura in genere. Quella cultura la cui perdita egli rimpiange, è per la enorme maggioranza la preparazione a diventar macchine. Ma non discutete con noi misurando l'abolizione della proprietà borghese sul modello delle vostre idee borghesi di libertà, cultura, diritto e così via. Le vostre idee stesse sono prodotti dei rapporti borghesi di produzione e di proprietà, come il vostro diritto è soltanto la volontà della vostra classe elevata a legge, volontà il cui contenuto è dato nelle condizioni materiali di esistenza della vostra classe. Voi condividete con tutte le classi dominanti tramontate quell'idea interessata mediante la quale trasformate in eterne leggi della natura e della ragione, da rapporti storici quali sono, transeunti nel corso della produzione, i vostri rapporti di produzione e di proprietà. Non vi è più permesso di comprendere per la proprietà borghese quel che comprendete per la proprietà antica e per la proprietà feudale. Abolizione della famiglia! Anche i più estremisti si riscaldano parlando di questa ignominiosa intenzione dei comunisti. Su che cosa si basa la famiglia attuale, la famiglia borghese? Sul capitale, sul guadagno privato. Una famiglia completamente sviluppata esiste soltanto per la borghesia: ma essa ha il suo complemento nella coatta mancanza di famiglia del proletario e nella prostituzione pubblica. La famiglia del borghese cade naturalmente col cadere di questo suo complemento ed entrambi scompaiono con la scomparsa del capitale. Ci rimproverate di voler abolire lo sfruttamento dei figli da parte dei genitori? Confessiamo questo delitto. Ma voi dite che sostituendo l'educazione sociale a quella familiare noi aboliamo i rapporti più cari. E anche la vostra educazione, non è determinata dalla società? Non è determinata dai rapporti sociali entro i quali voi educate, dalla interferenza più o meno diretta o indiretta della società mediante la scuola e così via? I comunisti non inventano l'influenza della società sull'educazione, si limitano a cambiare il carattere di tale influenza, e strappano l'educazione all'influenza della classe dominante. La fraseologia borghese sulla famiglia e sull'educazione, sull'affettuoso rapporto fra genitori e figli diventa tanto più nauseante, quanto più, per effetto della grande industria, si lacerano per il proletario tutti i vincoli familiari, e i figli sono trasformati in semplici articoli di commercio e strumenti di lavoro. Tutta la borghesia ci grida contro in coro: ma voi comunisti volete introdurre la comunanza delle donne. Il borghese vede nella moglie un semplice strumento di produzione. Sente dire che gli strumenti di produzione devono essere sfruttati in comune e non può naturalmente farsi venire in mente se non che la sorte della comunanza colpirà anche le donne. Non sospetta neppure che si tratta proprio di abolire la posizione delle donne come semplici strumenti di produzione. Del resto non c'è nulla di più ridicolo del moralissimo orrore che i nostri borghesi provano per la pretesa comunanza ufficiale delle donne fra i comunisti. I comunisti non hanno bisogno d'introdurre la comunanza delle donne; essa è esistita quasi sempre. I nostri borghesi, non paghi d'avere a disposizione le mogli e le figlie dei proletari, per non parlare neppure della prostituzione ufficiale, trovano uno dei loro divertimenti principali nel sedursi reciprocamente le loro mogli. In realtà il matrimonio borghese è la comunanza delle mogli. Tutt'al, più ai comunisti si potrebbe rimproverare di voler introdurre una comunanza delle donne ufficiale e franca al posto di una comunanza delle donne ipocritamente dissimulata. del resto è ovvio che, con l'abolizione dei rapporti attuali di produzione, scompare anche quella comunanza delle donne che ne deriva, cioè la prostituzione ufficiale e non ufficiale. Inoltre, si è rimproverato ai comunisti ch'essi vorrebbero abolire la patria, la nazionalità. Gli operai non hanno patria. Non si può togliere loro quello che non hanno. Poiché la prima cosa che il proletario deve fare è di conquistarsi il dominio politico, di elevarsi a classe nazionale, di costituire se stesso in nazione, è anch'esso ancora nazionale, seppure non certo nel senso della borghesia. Le separazioni e gli antagonismi nazionali dei popoli vanno scomparendo sempre più già con lo sviluppo della borghesia, con la libertà di commercio, col mercato mondiale, con l'uniformità della produzione industriale e delle corrispondenti condizioni d'esistenza. Il dominio del proletariato li farà scomparire ancor di più. Una delle prime condizioni della sua emancipazione è l'azione unita, per lo meno dei paesi civili. Lo sfruttamento di una nazione da parte di un'altra viene abolito nella stessa misura che viene abolito lo sfruttamento di un individuo da parte di un altro. Con l'antagonismo delle classi all'interno delle nazioni scompare la posizione di reciproca ostilità fra le nazioni. Non meritano d'essere discusse in particolare le accuse che si fanno al comunismo da punti di vista religiosi, filosofici e ideologici in genere. C'è bisogno di una profonda comprensione per capire che anche le idee, le opinioni e i concetti, insomma, anche la coscienza degli uomini, cambia col cambiare delle loro condizioni di vita, delle loro relazioni sociali, della loro esistenza sociale? Cos'altro dimostra la storia delle idee, se non che la produzione intellettuale si trasforma assieme a quella materiale? Le idee dominanti di un'epoca sono sempre state soltanto le idee della classe dominante. Si parla di idee che rivoluzionano un'intera società; con queste parole si esprime semplicemente il fatto che entro la vecchia società si sono formati gli elementi di una nuova, e che la dissoluzione delle vecchie idee procede di pari passo con la dissoluzione dei vecchi rapporti d'esistenza. Quando il mondo antico fu al tramonto, le antiche religioni furono vinte dalla religione cristiana. Quando nel secolo XVIII le idee cristiane soggiacquero alle idee dell'illuminismo, la società feudale dovette combattere la sua ultima lotta con la borghesia allora rivoluzionaria. Le idee della libertà di coscienza e della libertà di religione furono soltanto l'espressione del dominio della libera concorrenza nel campo della coscienza. Ma, si dirà, certo che nel corso dello svolgimento storico le idee religiose, morali, filosofiche, politiche, giuridiche si sono modificate. Però in questi cambiamenti la religione, la morale, al filosofia, la politica, il diritto si sono sempre conservati. Inoltre vi sono verità eterne, come la libertà, la giustizia e così via, che sono comuni a tutti gli stati della società. Ma il comunismo abolisce le verità eterne, abolisce la religione, la morale, invece di trasformarle; quindi il comunismo si mette in contraddizione con tutti gli svolgimenti storici avuti sinora. A cosa si riduce quest'accusa? La storia di tutta quanta la società che c'è stata fino ad oggi s'è mossa in contrasti di classe che hanno avuto un aspetto differente a seconda delle differenti epoche. Lo sfruttamento d'una parte della società per opera dell'altra parte è dato di fatto comune a tutti i secoli passati, qualunque sia la forma ch'esso abbia assunto. Quindi, non c'è da meravigliarsi che la coscienza sociale di tutti i secoli si muova, nonostante ogni molteplicità e differenza, in certe forme comuni: forme di coscienza, che si dissolvono completamente soltanto con la completa scomparsa dell'antagonismo delle classi. La rivoluzione comunista è la più radicale rottura con i rapporti tradizionali di proprietà; nessuna meraviglia che nel corso del suo sviluppo si rompa con le idee tradizionali nella maniera più radicale. Ma lasciamo stare le obiezioni della borghesia contro il comunismo. Abbiamo già visto sopra che il primo passo sulla strada della rivoluzione operaia consiste nel fatto che il proletariato s'eleva a classe dominante, cioè nella conquista della democrazia. Il proletariato adoprerà il suo dominio politico per strappare a poco a poco alla borghesia tutto il capitale, per accentrare tutti gli strumenti di produzione nelle mani dello Stato, cioè del proletariato organizzato come classe dominante, e per moltiplicare al più presto possibile la massa delle forze produttive. Naturalmente, ciò può avvenire, in un primo momento, solo mediante interventi despotici nel diritto di proprietà e nei rapporti borghesi di produzione, cioè per mezzo di misure che appaiono insufficienti e poco consistenti dal punto di vista dell'economia; ma che nel corso del movimento si spingono al di là dei propri limiti e sono inevitabili come mezzi per il rivolgimento dell'intero sistema di produzione. Queste misure saranno naturalmente differenti a seconda dei differenti paesi. Tuttavia, nei paesi più progrediti potranno essere applicati quasi generalmente i provvedimenti seguenti: <br />1.- Espropriazione della proprietà fondiaria ed impiego della rendita fondiaria per le spese dello Stato. <br />2.- Imposta fortemente progressiva. <br />3.- Abolizione del diritto di successione. <br />4.- Confisca della proprietà di tutti gli emigrati e ribelli. <br />5.- Accentramento del credito in mano dello Stato mediante una banca nazionale con capitale dello Stato e monopolio esclusivo. <br />6.- Accentramento di tutti i mezzi di trasporto in mano allo Stato. <br />7.- Moltiplicazione delle fabbriche nazionali, degli strumenti di produzione, dissodamento e miglioramento dei terreni secondo un piano collettivo. <br />8.- Eguale obbligo di lavoro per tutti, costituzione di eserciti industriali, specialmente per l'agricoltura. <br />9.- Unificazione dell'esercizio dell'agricoltura e della industria, misure atte ad eliminare gradualmente l'antagonismo fra città e campagna. <br />10.- Istruzione pubblica e gratuita di tutti i fanciulli. Eliminazione del lavoro dei fanciulli nelle fabbriche nella sua forma attuale. Combinazione dell'istruzione con la produzione materiale e così via. <br />Quando le differenze di classe saranno scomparse nel corso dell'evoluzione, e tutta la produzione sarà concentrata in mano agli individui associati, il pubblico potere perderà il suo carattere politico. In senso proprio, il potere politico è il potere di una classe organizzato per opprimerne un'altra. Il proletariato, unendosi di necessità in classe nella lotta contro la borghesia, facendosi classe dominante attraverso una rivoluzione, ed abolendo con la forza, come classe dominante, gli antichi rapporti di produzione, abolisce insieme a quei rapporti di produzione le condizioni di esistenza dell'antagonismo di classe, cioè abolisce le condizioni d'esistenza delle classi in genere, e così anche il suo proprio dominio in quanto classe. Alla vecchia società borghese con le sue classi e i suoi antagonismi fra le classi subentra una associazione in cui il libero sviluppo di ciascuno è condizione del libero sviluppo di tutti. <br /><br />III. Letteratura Socialista e Comunista<br />1. Il socialismo reazionario<br />a) Il socialismo feudale.<br />Data la sua posizione storica, l'aristocrazia francese e inglese era chiamata a scrivere libelli contro la moderna società borghese. Nella rivoluzione francese del luglio 1830, nel movimento inglese per la riforma elettorale, l'aristocrazia era soggiaciuta ancora una volta all'aborrito nuovo venuto. Non c'era più da pensare a una seria lotta politica. Le rimaneva soltanto la lotta letteraria. Ma anche nel campo della letteratura la vecchia fraseologia dell'età della restaurazione era ormai impossibile. Per destare qualche simpatia, l'aristocrazia era costretta a distogliere gli occhi, in apparenza, dai propri interessi e a formulare il suo atto d'accusa contro la borghesia solo nell'interesse della classe operaia sfruttata. Così essa preparava la soddisfazione di poter intonare invettive contro il nuovo signore, e di potergli mormorare nell'orecchio profezie più o meno gravide di sciagura. A questo modo sorse il socialismo feudalistico, metà lamentazione, metà libello; metà riecheggiamento del passato, metà minaccia del futuro. A volte colpisce al cuore la borghesia con un giudizio amaro e spiritosamente sarcastico, ma ha sempre effetto comico per la sua totale incapacità di comprendere il corso della storia moderna. Questi aristocratici hanno impugnato la proletaria bisaccia da mendicante, agitandola come bandiera per raggruppare dietro a sé il popolo. Ma tutte le volte che li ha seguiti, il popolo ha visto sulle loro parti posteriori i vecchi blasoni feudali e s'è sbandato con forti e irriverenti risate. Una parte dei legittimisti francesi e la Giovine Inghilterra hanno offerto questo spettacolo. Quando i feudali dimostrano che il loro sistema di sfruttamento era diverso dallo sfruttamento borghese, dimenticano soltanto che essi esercitavano lo sfruttamento in circostanze e condizioni totalmente differenti e che ora han fatto il loro tempo. Quando dimostrano che il proletariato moderno non è esistito al tempo del loro dominio, dimenticano soltanto che la borghesia moderna fu appunto un necessario rampollo del loro ordine sociale. Del resto, essi celano tanto poco il carattere reazionario della loro critica, che la loro principale accusa contro la borghesia è proprio che sotto il suo regime si sviluppa una classe che farà saltare in aria tutto quanto il vecchio ordine sociale. Rimproverano alla borghesia più il fatto che essa genera un proletariato rivoluzionario che non il fatto ch'essa produce un proletariato in genere. Nella pratica della vita politica, prendono parte perciò a tutte le misure di forza contro la classe operaia, e nella vita ordinaria, ad onta di tutti i loro gonfi frasari, si adattano a raccogliere le mele d'oro, e a barattare fedeltà, amore, onore col traffico della lana di pecora, della barbabietola e dell'acquavite. Come il prete si è sempre accompagnato al signore feudale, così il socialismo pretesco si accompagna a quello feudalistico. Non c'è cosa più facile che dare una tinta socialistica all'ascetismo cristiano. Il cristianesimo non se l'è presa forse anch'esso con la proprietà privata, con il matrimonio, con lo Stato? Non ha predicato, in loro sostituzione, la beneficenza, la mendicità, il celibato e la mortificazione della carne, la vita claustrale e la Chiesa? Il socialismo sacro è soltanto l'acquasanta con la quale il prete benedice la rabbia degli aristocratici. <br />b) Il socialismo piccolo-borghese.<br />L'aristocrazia feudale non è l'unica classe che sia stata abbattuta dalla borghesia e le cui condizioni di esistenza siano deperite e si siano estinte nella società borghese moderna. La piccola borghesia medievale e l'ordine dei piccoli contadini furono i precursori della borghesia moderna. Questa classe continua ancora a vegetare accanto alla sorgente borghesia nei paesi meno sviluppati industrialmente e commercialmente. Nei paesi dove s'è sviluppata la civiltà moderna, si è formata una nuova piccola borghesia, sospesa fra il proletariato e la borghesia, che torna sempre a formarsi da capo, in quanto è parte integrante della società borghese; ma i suoi membri vengono costantemente precipitati nel proletariato dalla concorrenza, anzi, con lo sviluppo della grande industria vedono addirittura avvicinarsi un momento nel quale scompariranno totalmente come parte indipendente della società moderna, e verranno sostituiti da sorveglianti e domestici nel commercio, nella manifattura, nell'agricoltura. In paesi come la Francia, dove la classe dei contadini costituisce molto più della metà della popolazione, era naturale che alcuni scrittori i quali scendevano in campo per il proletariato contro la borghesia usassero la scala del piccolo borghese e del piccolo contadino per la loro critica del regime borghese e che prendessero partito per gli operai dal punto di vista della piccola borghesia. Così s'è formato il socialismo piccolo-borghese. Capo di questa letteratura, non solo per la Francia, ma anche per l'Inghilterra, è il Sismondi. Questo socialismo ha anatomizzato con estrema perspicacia le contraddizioni insite nei rapporti moderni di produzione. Ha smascherato gli ipocriti eufemismi degli economisti. Ha dimostrato irrefutabilmente i deleteri effetti delle macchine e della divisione del lavoro, la concentrazione dei capitali e della proprietà fondiaria, la sovraproduzione, le crisi, la rovina inevitabile dei piccoli borghesi e dei piccoli contadini, la miseria del proletariato, l'anarchia della produzione, le stridenti sproporzioni nella distribuzione della ricchezza, la guerra industriale di sterminio fra le varie nazioni, la dissoluzione dei vecchi costumi, dei vecchi rapporti familiari, delle vecchie nazionalità. Tuttavia, quanto al suo contenuto positivo, questo socialismo o vuole restaurare gli antichi mezzi di produzione e di traffico, e con essi i vecchi rapporti di proprietà e la vecchia società, o vuole rinchiudere di nuovo, con la forza, entro i limiti degli antichi rapporti di proprietà i mezzi moderni di produzione e di traffico, che li han fatti saltare in aria, che non potevano non farli saltare per aria. In entrambi i casi esso è insieme reazionario e utopistico. Corporazioni nella manifattura e economia patriarcale nelle campagne: ecco la sua ultima parola. Nel suo ulteriore sviluppo questa tendenza è andata a finire in una vile depressione dopo l'ebbrezza. <br />c) Il socialismo tedesco ossia il vero socialismo.<br />La letteratura socialista e comunista francese, ch'è sorta sotto la pressione d'una borghesia dominante ed è l'espressione letteraria della lotta contro questo dominio, venne introdotta in Germania proprio mentre la borghesia stava cominciando la sua lotta contro l'assolutismo feudale. Filosofi, semifilosofi e begli spiriti tedeschi s'impadronirono avidamente di quella letteratura, dimenticando solo una piccola cosa: che le condizioni d'esistenza francesi non erano immigrate in Germania insieme a quegli scritti che venivano dalla Francia. Nei confronti delle condizioni tedesche, la letteratura francese perdette ogni significato pratico immediato e assunse un aspetto puramente letterario. Non poteva non apparire un'oziosa speculazione sulla vera società, sulla realizzazione dell'essere umano. Allo stesso modo le rivendicazioni della prima rivoluzione francese avevano avuto per i filosofi tedeschi del secolo XVIII soltanto il senso di essere rivendicazioni della "ragion pratica" in generale, e le manifestazioni di volontà della borghesia francese rivoluzionaria avevano significato ai loro occhi di leggi di pura volontà, della volontà come deve essere, della volontà veramente umana. Il lavoro dei letterati tedeschi consistette unicamente nel concordare le nuove idee francesi con la loro vecchia coscienza filosofica, o, anzi, nell'appropriarsi delle idee francesi dal loro punto di vista filosofico. Questa appropriazione avvenne nella stessa maniera che si usa in genere per appropriarsi una lingua straniera: mediante la traduzione. E` noto come i monaci ricoprissero di insipide storie di santi cattolici i manoscritti che contenevano le opere classiche dell'antichità pagana. Con la letteratura francese profana i letterati tedeschi usarono il procedimento inverso; scrissero le loro sciocchezze filosofiche sotto l'originale francese. Per esempio, sotto la critica francese dei rapporti patrimoniali essi scrissero "alienazione dell'essere umano", sotto la critica francese dello stato borghese scrissero "superamento del dominio dell'universale in astratto", e così via. Battezzarono questa insinuazione del loro frasario filosofico negli svolgimenti francesi con i nomi di "filosofia dell'azione", "vero socialismo", "scienza tedesca del socialismo", "motivazione filosofica del socialismo" e così via. Così la letteratura francese socialista e comunista fu letteralmente evirata. E poiché essa nelle mani dei tedeschi aveva smesso di esprimere la lotta d'una classe contro l'altra, il tedesco era consapevole d'aver superato l'unilateralità francese, d'essersi fatto rappresentante non di veri bisogni, ma anzi del bisogno della verità, non degli interessi del proletariato, ma anzi degli interessi dell'essere umano, dell'uomo in genere; dell'uomo che non appartiene a nessuna classe, anzi neppure alla realtà, e appartiene soltanto al cielo nebuloso della fantasia filosofica. Questo socialismo tedesco, che prendeva così solennemente sul serio le sue goffe esercitazioni scolastiche, e tanto ciarlatanescamente le strombazzava, perdette tuttavia, a poco a poco, la sua pedantesca innocenza. La lotta della borghesia tedesca, specialmente di quella prussiana, contro i feudali e contro la monarchia assoluta, in una parola, il movimento liberale, divenne più serio. Così al vero socialismo si offrì l'auspicata occasione di contrapporre le rivendicazioni socialiste al movimento politico, di lanciare i tradizionali anatemi contro il liberalismo, contro lo Stato rappresentativo, contro la concorrenza borghese, contro la libertà di stampa borghese, il diritto borghese, la libertà e l'eguaglianza borghesi; e di predicare alla massa popolare come essa non avesse niente da guadagnare, anzi tutto da perdere con quel movimento borghese. Il socialismo tedesco dimenticava in tempo che la critica francese della quale esso era l'insulso eco, presuppone la società borghese moderna con le corrispondenti condizioni materiali d'esistenza e l'adeguata costituzione politica: tutti presupposti che in Germania si trattava appena di conquistare. Il vero socialismo servì ai governi assoluti tedeschi, col loro seguito di preti, di maestrucoli, di nobilucci rurali e di burocrati, come gradito spauracchio contro la borghesia che avanzava minacciosa. Costituì il dolciastro complemento delle acri sferzate e delle pallottole di fucile con le quali quei governi rispondevano alle insurrezioni operaie. Mentre il vero socialismo diventava così un'arma nelle mani dei governi contro la borghesia tedesca, esso rappresentava d'altra parte anche direttamente un interesse reazionario, l'interesse del popolo minuto tedesco. In Germania la piccola borghesia, che è un'eredità del secolo XVI, e sempre vi riaffiora, da quell'epoca in poi, in varie forme, costituisce il vero e proprio fondamento sociale della situazione attuale. La sua conservazione è la conservazione della situazione tedesca attuale. Essa teme la sicura rovina dal dominio industriale e politico della borghesia, tanto in conseguenza della concentrazione del capitale, quanto attraverso il sorgere di un proletariato rivoluzionario. Le sembrò che il vero socialismo prendesse entrambi i piccioni con una fava. Ed esso si diffuse come un'epidemia. La veste ordita di ragnatela speculativa, ricamata di fiori retorici di begli spiriti, impregnata di rugiada sentimentale febbricitante di amore, questa veste di esaltazione nella quale i socialisti tedeschi avviluppavano il loro paio di ossute verità eterne, non fece che aumentare lo spaccio della loro merce presso quel pubblico. Per conto suo, il socialismo tedesco riconobbe sempre meglio la propria vocazione d'essere il burbanzoso rappresentante di questa piccola borghesia. Esso ha proclamato la nazione tedesca la nazione normale; il filisteo tedesco l'uomo normale. Ha conferito ad ogni abiezione di costui un senso celato, superiore, socialistico pel qual l'abiezione significava il contrario di quel che era. Ed ha tratto le ultime conseguenze prendendo direttamente posizione contro la tendenza brutalmente distruttiva del comunismo e proclamando la propria imparziale superiorità a tutte le lotte di classe. Quanto circola in Germania di pretesi scritti socialisti e comunisti appartiene, con pochissime eccezioni, alla sfera di questa sordida e snervante letteratura. <br /> <br />2. Il socialismo conservatore o borghese<br />Una parte della borghesia desidera di portar rimedio agli inconvenienti sociali, per garantire l'esistenza della società borghese. Rientrano in questa categoria economisti, filantropi, umanitari, miglioratori della situazione delle classi lavoratrici, organizzatori di beneficenze, protettori degli animali, fondatori di società di temperanza e tutta una variopinta genìa di oscuri riformatori. E in interi sistemi è stato elaborato questo socialismo borghese. Come esempio citeremo la Philosophie de la misère del Proudhon. I borghesi socialisti vogliono le condizioni di vita della società moderna senza le lotte e i pericoli che necessariamente ne derivano. Vogliono la società attuale sottrazion fatta degli elementi che la rivoluzionano e la dissolvono. Vogliono la borghesia senza proletariato. La borghesia si raffigura naturalmente il mondo ov'essa domina come il migliore dei mondi. Il socialismo borghese elabora questa consolante idea in un semi-sistema o anche in un sistema intero. Quando invita il proletariato a mettere in atto i suoi sistemi per entrare nella nuova Gerusalemme, il socialismo borghese non fa in sostanza che pretendere dal proletariato che esso rimanga fermo nella società attuale, ma rinunci alle odiose idee che di essa s'è fatto. Una seconda forma di socialismo meno sistematica e più pratica cercava di far passare alla classe operaia la voglia di qualsiasi movimento rivoluzionario, argomentando che le potrebbe essere utile non l'uno o l'altro cambiamento politico, ma soltanto un cambiamento delle condizioni materiali della esistenza, cioè dei rapporti economici. Ma questo socialismo non intende affatto, con il termine di cambiamento delle condizioni materiali dell'esistenza, l'abolizione dei rapporti borghesi di produzione, possibile solo in via rivoluzionaria, ma miglioramenti amministrativi svolgentisi sul terreno di quei rapporti di produzione, che dunque non cambiano nulla al rapporto fra capitale e lavoro salariato, ma che, nel migliore dei casi, diminuiscono le spese che la borghesia deve sostenere per il suo dominio e semplificano il suo bilancio statale. Il socialismo borghese giunge alla sua espressione adeguata solo quando diventa semplice figura retorica. Libero commercio! nell'interesse della classe operaia; dazi protettivi! nell'interesse della classe operaia; carcere cellulare! nell'interesse della classe operaia. Questa è l'ultima parola, l'unica detta seriamente, del socialismo borghese. Il loro socialismo consiste appunto nell'affermazione che i borghesi sono borghesi -nell'interesse della classe operaia <br /> <br />3. Il socialismo e comunismo critico-utopistico<br />Qui non parleremo della letteratura che ha espresso le rivendicazioni del proletariato in tutte le grandi rivoluzioni moderne (scritti di Babeuf e così via). I primi tentativi del proletariato di far valere direttamente il suo proprio interesse di classe in un'età di generale effervescenza, nel periodo del rovesciamento della società feudale, non potevano non fallire per la forma poco sviluppata del proletariato stesso, come anche per la mancanza delle condizioni materiali della sua emancipazione, che sono appunto solo il prodotto dell'età borghese. La letteratura rivoluzionaria che ha accompagnato quei primi movimenti del proletariato è per forza reazionaria, quanto al contenuto; insegna un ascetismo generale e un rozzo egualitarismo. I sistemi propriamente socialisti e comunisti, i sistemi di Saint-Simon, di Fourier, di Owen, ecc., emergono nel primo periodo, non sviluppato, della lotta fra proletariato e borghesia, che abbiamo esposto sopra (vedi: Borghesia e proletariato). Certo, gli inventori di quei sistemi vedono l'antagonismo delle classi e anche l'efficacia degli elementi dissolventi nel seno della stessa società dominante. Ma non vedono nessuna attività storica autonoma dalla parte del proletariato, non vedono nessun movimento politico proprio e particolare del proletariato. Poiché lo sviluppo dell'antagonismo fra le classi va di pari passo con lo sviluppo dell'industria, essi non trovano neppure le condizioni materiali per l'emancipazione del proletariato, e vanno in cerca d'una scienza sociale, di leggi sociali, per creare queste condizioni. Alla attività sociale deve subentrare la loro attività inventiva personale, alle condizioni storiche dell'emancipazione del proletariato, devono subentrare condizioni immaginarie, e alla organizzazione del proletariato in classe con un processo graduale deve subentrare una organizzazione della società da essi escogitata a bella posta. La storia universale futura si dissolve per essi nella propaganda e nell'esecuzione pratica dei loro progetti di società. E` vero ch'essi sono coscienti di sostenere nei loro progetti sopratutto gli interessi della classe operaia, come della classe che più soffre. Il proletariato esiste per essi soltanto da questo punto di vista della classe che più soffre. Ma è inerente tanto alla forma non evoluta della lotta di classe quanto alla loro propria situazione, ch'essi credano d'essere di gran lunga superiori a quell'antagonismo di classe. Vogliono migliorare la situazione di tutti i membri della società, anche dei meglio situati. Quindi fanno continuamente appello alla società intera, senza distinzione, anzi, di preferenza alla classe dominante. Giacché basta soltanto comprendere il loro sistema per riconoscerlo come il miglior progetto possibile della miglior società possibile. Quindi essi respingono qualsiasi azione politica, e specialmente ogni azione rivoluzionaria; vogliono raggiungere la loro meta per vie pacifiche e tentano di aprir la strada al nuovo vangelo sociale con piccoli esperimenti che naturalmente falliscono, con la potenza dell'esempio. Tale descrizione fantastica della società futura corrisponde al primo impulso presago del proletariato verso una trasformazione generale della società, in un periodo nel quale il proletariato è ancora pochissimo sviluppato, e quindi intende anch'esso ancora fantasticamente la propria posizione. Ma gli scritti socialisti e comunisti consistono anche di elementi di critica. Essi attaccano tutte le fondamenta della società esistente. Hanno quindi fornito materiale preziosissimo per illuminare gli operai. Le loro proposizioni positive sulla società futura, per esempio l'abolizione del contrasto fra città e campagna, della famiglia, del guadagno privato, del lavoro salariato, l'annuncio dell'armonia sociale, la trasformazione dello Stato in una semplice amministrazione della produzione, tutte queste proposizioni esprimono semplicemente la scomparsa dell'antagonismo fra le classi che allora comincia appena a svilupparsi, e ch'essi conoscono soltanto nella sua prima informe indeterminatezza. Perciò queste stesse proposizioni hanno ancora un senso puramente utopistico. L'importanza del socialismo e comunismo critico utopistico sta in rapporto inverso allo sviluppo storico. Nella stessa misura che si sviluppa e prende forma la lotta fra le classi, perde ogni valore pratico, ogni giustificazione teorica quell'immaginario sollevarsi al di sopra di essa, quella lotta immaginaria contro di essa. Quindi, anche se gli autori di quei sistemi erano rivoluzionari per molti aspetti, i loro scolari costituiscono ogni volta sette reazionarie. Tengon ferme contro il progressivo sviluppo storico del proletariato, le vecchie opinioni dei maestri. Quindi cercano conseguentemente di smussare di nuovo la lotta di classe, e di conciliare gli antagonismi. Continuano sempre a sognare la realizzazione sperimentale delle loro utopie sociali, l'istituzione di singoli falansteri, la fondazione di colonie in patria, la creazione di una piccola Icaria, -edizione in dodicesimo della nuova Gerusalemme- e per la costruzione di tutti quei castelli in Ispagna debbono far appello alla filantropia dei cuori e delle borse borghesi. A poco per volta essi cadono nella sopra descritta categoria dei socialisti reazionari o conservatori, e ormai si distinguono da questo solo per una pedanteria più sistematica, e per la fede fanatica e superstiziosa nell'efficacia miracolosa della loro scienza sociale. Quindi si oppongono aspramente ad ogni movimento politico degli operai, poiché esso non potrebbe procedere che da cieca mancanza di fede nel nuovo vangelo. Gli owenisti in Inghilterra reagiscono contro i cartisti, i fourieristi in Francia reagiscono contro i riformisti. <br /><br />IV. Posizione dei Comunisti di fronte ai diversi partiti di opposizione<br />Da quanto s'è detto nel secondo capitolo appare ovvio quale sia il rapporto dei comunisti coi partiti operai già costituiti, cioè il loro rapporto coi cartisti in Inghilterra e coi riformatori nell'America del Nord.I comunisti lottano per raggiungere i fini e gli interessi immediati della classe operaia, ma nel movimento presente rappresentano in pari tempo l'avvenire del movimento. In Francia i comunisti si alleano al partito socialista-democratico contro la borghesia conservatrice e radicale, senza per questo rinunciare al diritto d'un contegno critico verso le frasi e le illusioni provenienti dalla tradizione rivoluzionaria.In Svizzera essi appoggiano i radicali, senza disconoscere che questo partito è costituito da elementi contraddittori, in parte da socialisti democratici in senso francese, in parte da borghesi radicali.Fra i polacchi, i comunisti appoggiano il partito che fa d'una rivoluzione agraria la condizione della liberazione nazionale. Lo stesso partito che promosse l'insurrezione di Cracovia del 1846.In Germania il partito comunista combatte insieme alla borghesia contro la monarchia assoluta, contro la proprietà fondiaria feudale e il piccolo borghesume, appena la borghesia prende una posizione rivoluzionaria.Però il partito comunista non cessa nemmeno un istante di preparare e sviluppare fra gli operai una coscienza quanto più chiara è possibile dell'antagonismo ostile fra borghesia e proletariato, affinché i lavoratori tedeschi possano subito rivolgere, come altrettante armi contro la borghesia, le condizioni sociali e politiche che la borghesia deve creare con il suo dominio, affinché subito dopo la caduta delle classi reazionarie in Germania, cominci la lotta contro la borghesia stessa.I comunisti rivolgono la loro attenzione sopratutto alla Germania, perché la Germania è alla vigilia d'una rivoluzione borghese, e perché essa compie questo rivolgimento in condizioni di civiltà generale europea più progredite, e con un proletariato molto più evoluto che non l'Inghilterra nel decimosettimo e la Francia nel decimottavo secolo; perché dunque la rivoluzione borghese tedesca può essere soltanto l'immediato preludio d'una rivoluzione proletaria.In una parola: i comunisti appoggiano dappertutto ogni movimento rivoluzionario diretto contro le situazioni sociali e politiche attuali.Entro tutti questi movimenti essi mettono in rilievo, come problema fondamentale del movimento, il problema della proprietà, qualsiasi forma, più o meno sviluppata, esso possa avere assunto.Infine, i comunisti lavorano dappertutto al collegamento e all'intesa dei partiti democratici di tutti i paesi.I comunisti sdegnano di nascondere le loro opinioni e le loro intenzioni. Dichiarano apertamente che i loro fini possono esser raggiunti soltanto col rovesciamento violento di tutto l'ordinamento sociale finora esistente. Le classi dominanti tremino al pensiero d'una rivoluzione comunista. I proletari non hanno da perdervi che le loro catene. Hanno un mondo da guadagnare.<br />PROLETARI DI TUTTI I PAESI, UNITEVI!Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-13114837142897931762010-11-15T19:12:00.002+01:002011-01-10T17:28:14.913+01:00Hinchey ReportCon questo primo post voglio iniziare una sorta di “biblioteca”, una raccolta di documenti la cui lettura è vivamente consigliata. Oltre a postare i documenti fornirò anche un link per avere il file in PDF.<br />Bene, iniziamo. Il testo che vi propongo ora è il non-famoso “Hinchey Report”, una parte di documenti della CIA desecretati che riguardano il golpe di Pinochet. Purtroppo il testo è in inglese, appena troverò una traduzione decente posterò il tutto.<br />Buona lettura!<br /><br />Hinchey Report<br />SUBJECT: CIA Activities in Chile<br />September 18, 2000 <br />________________________________________<br />Summary of Sources/Methodology <br />Summary of Response to Questions <br />Discussion<br />Overview of Covert Actions.<br />Support for Coup in 1970<br />Awareness of Coup Plotting in 1973<br />Knowledge of Human Rights Violations<br />Liaison with Chilean Security Services<br />Propaganda in Support of Pinochet Regime<br />Knowledge of "Operation Condor."<br />Internal Qualms<br />Historical Context <br />SUPPORTING MATERIAL<br />The "Assassination" of President Salvador Allende<br />The Schneider Assassination<br />Early Allende Presidency <br />US Business Involvement <br />Accession of General Augusto Pinochet to the Presidency<br />Violations of Human Rights Committed by Officers or Covert Agents and Employees of the CIA<br />Relationship with Contreras<br />Intelligence Reporting<br />Death/Disappearance of US Citizens<br />________________________________________<br />Summary of Sources/Methodology <br />To respond to Section 311 of the Intelligence Authorization Act for Fiscal Year 2000 (referred to hereafter as the Hinchey Amendment), the Intelligence Community (IC), led by the National Intelligence Council, reviewed relevant CIA records of the period predominantly from recent document searches; studied extensive Congressional reports regarding US activities in Chile in the 1960s and 1970s; read the memoirs of key figures, including Richard Nixon and Henry Kissinger; reviewed CIA's oral history collection at the Center for the Study of Intelligence; and consulted with retired intelligence officers who were directly involved.<br />This broad information base has given us high confidence in our responses to the three questions, which are answered directly below. The body of the report, however, provides much greater detail in an effort to tell the story of CIA involvement and put the answers into their proper historical context. The Select Committee to Study Governmental Operations with Respect to Intelligence Activities-the Church Committee-conducted in 1975 a thorough document review and interviews, and produced a report that still stands as a comprehensive analysis of CIA actions in Chile during the period from 1963 to 1973.<br />CIA's response to the Hinchey amendment should be viewed as a good-faith effort to respond in an unclassified format to the three questions, not as a definitive history of US activities in Chile over the past 30 years.<br />Summary of Response to Questions<br />1. Q. All activities of officers, covert agents, and employees of all elements of the Intelligence Community with respect to the assassination of President Salvador Allende in September 1973.<br />A. We find no information-nor did the Church Committee-that CIA or the Intelligence Community was involved in the death of Chilean President Salvador Allende. He is believed to have committed suicide as the coup leaders closed in on him. The major CIA effort against Allende came earlier in 1970 in the failed attempt to block his election and accession to the Presidency. Nonetheless, the US Administration's long-standing hostility to Allende and its past encouragement of a military coup against him were well known among Chilean coup plotters who eventually took action on their own to oust him.<br />2. Q. All activities of officers, covert agents, and employees of all elements of the Intelligence Community with respect to the accession of General Augusto Pinochet to the Presidency of the Republic of Chile.<br />A. CIA actively supported the military Junta after the overthrow of Allende but did not assist Pinochet to assume the Presidency. In fact, many CIA officers shared broader US reservations about Pinochet's single-minded pursuit of power.<br />3. Q. All activities of officers, covert agents, and employees of all elements of the Intelligence Community with respect to violations of human rights committed by officers or agents of former President Pinochet.<br />A. Many of Pinochet's officers were involved in systematic and widespread human rights abuses following Allende's ouster. Some of these were contacts or agents of the CIA or US military. The IC followed then-current guidance for reporting such abuses and admonished its Chilean agents against such behavior. Today's much stricter reporting standards were not in force and, if they were, we suspect many agents would have been dropped. <br />Discussion In the 1960s and the early 1970s, as part of the US Government policy to try to influence events in Chile, the CIA undertook specific covert action projects in Chile. Those hereby acknowledged are described below. The overwhelming objective-firmly rooted in the policy of the period-was to discredit Marxist-leaning political leaders, especially Dr. Salvador Allende, and to strengthen and encourage their civilian and military opponents to prevent them from assuming power. <br />Overview of Covert Actions. At the direction of the White House and interagency policy coordination committees, CIA undertook the covert activities described below. There were sustained propaganda efforts, including financial support for major news media, against Allende and other Marxists. Political action projects supported selected parties before and after the 1964 elections and after Allende's 1970 election.<br />• In April 1962, the "5412 Panel Special Group"-a sub-cabinet body charged with reviewing proposed covert actions-approved a proposal to carry out a program of covert financial assistance to the Christian Democratic Party (PDC) to support the 1964 Presidential candidacy of Eduardo Frei.<br /><br /><br />• Also in 1962, the CIA began supporting a civic action group that undertook various propaganda activities, including distributing posters and leaflets.<br />• In December 1963, the 5412 Group agreed to provide a one-time payment to the Democratic Front, a coalition of three moderate to conservative parties, in support of the Front's Presidential campaign.<br /><br /><br />• In April 1964, the 5412 Group approved a propaganda and political action program for the upcoming September 1964 Presidential election.<br /><br /><br />• In May 1964, following the dissolution of the Democratic Front, the "303 Committee," successor to the 5412 Group, agreed to give the Radical Party additional covert assistance.<br /><br /><br />• In February 1965, the 303 Committee approved a proposal to give covert assistance to selected candidates in upcoming Congressional elections.<br /><br /><br />• In 1967, the CIA set up a propaganda mechanism for making placements in radio and news media.<br /><br /><br />• In July 1968, the 303 Committee approved a political action program to support individual moderate candidates running in the 1969 Congressional elections.<br /><br /><br />• As a result of 1968 propaganda activities, in 1969 the "40 Committee" (successor to the 303 Committee) approved the establishment of a propaganda workshop.<br /><br /><br />• In the runup to the 1970 Presidential elections, the 40 Committee directed CIA to carry out "spoiling operations" to prevent an Allende victory.<br /><br /><br />• As part of a "Track I" strategy to block Allende from taking office after the 4 September election, CIA sought to influence a Congressional run-off vote required by the Constitution because Allende did not win an absolute majority.<br /><br /><br />• As part of a "Track II" strategy, CIA was directed to seek to instigate a coup to prevent Allende from taking office (see discussion below).<br />• While Allende was in office, the 40 Committee approved the redirection of "Track I" operations that-combined with a renewed effort to support the PDC in 1971 and a project to provide support to the National Party and Democratic Radical Party in 1972-funneled millions of dollars to strengthen opposition political parties. CIA also provided assistance to militant right-wing groups to undermine the President and create a tense environment. <br />Support for Coup in 1970. Under "Track II" of the strategy, CIA sought to instigate a coup to prevent Allende from taking office after he won a plurality in the 4 September election and before, as Constitutionally required because he did not win an absolute majority, the Chilean Congress reaffirmed his victory. CIA was working with three different groups of plotters. All three groups made it clear that any coup would require the kidnapping of Army Commander Rene Schneider, who felt deeply that the Constitution required that the Army allow Allende to assume power. CIA agreed with that assessment. Although CIA provided weapons to one of the groups, we have found no information that the plotters' or CIA's intention was for the general to be killed. Contact with one group of plotters was dropped early on because of its extremist tendencies. CIA provided tear gas, submachine-guns and ammunition to the second group. The third group attempted to kidnap Schneider, mortally wounding him in the attack. CIA had previously encouraged this group to launch a coup but withdrew support four days before the attack because, in CIA's assessment, the group could not carry it out successfully.<br />Awareness of Coup Plotting in 1973. Although CIA did not instigate the coup that ended Allende's government on 11 September 1973, it was aware of coup-plotting by the military, had ongoing intelligence collection relationships with some plotters, and-because CIA did not discourage the takeover and had sought to instigate a coup in 1970-probably appeared to condone it. There was no way that anyone, including CIA, could have known that Allende would refuse the putchists' offer of safe passage out of the country and that instead-with La Moneda Palace under bombardment from tanks and airplanes and in flames-would take his own life.<br />Knowledge of Human Rights Violations. CIA officers were aware of and reported to analysts and policymakers in 1973 that General Pinochet and the forces that overthrew the Allende Government were conducting a severe campaign against leftists and perceived political enemies in the early months after the coup. Activities of some security services portended a long-term effort to suppress opponents. In January 1974, CIA officers and assets were tasked to report on human rights violations by the Chilean government.<br />Liaison with Chilean Security Services. The CIA had liaison relationships in Chile with the primary purpose of securing assistance in gathering intelligence on external targets. The CIA offered these services assistance in internal organization and training to combat subversion and terrorism from abroad, not in combating internal opponents of the government. The CIA also used these relationships to admonish these services concerning human rights abuses in Chile. The policy community and CIA recognized that the relationships opened the CIA to possible identification with the liaison services' internal operations involving human rights abuses but determined that the contact was necessary for CIA's mission.<br />Propaganda in Support of Pinochet Regime. After the coup in September 1973, CIA suspended new covert action funding but continued some ongoing propaganda projects, including support for news media committed to creating a positive image for the military Junta. Chilean individuals who had collaborated with the CIA but were not acting at CIA direction assisted in the preparation of the "White Book," a document intended to justify overthrowing Allende. It contained an allegation that leftists had a secret "Plan Z" to murder the high command in the months before the coup, which CIA believed was probably disinformation by the Junta.<br />Knowledge of "Operation Condor." Within a year after the coup, the CIA and other US Government agencies were aware of bilateral cooperation among regional intelligence services to track the activities of and, in at least a few cases, kill political opponents. This was the precursor to Operation Condor, an intelligence-sharing arrangement among Chile, Argentina, Brazil, Paraguay and Uruguay established in 1975. <br />Internal Qualms <br />Some CIA officers expressed reservations about certain activities during this period. The Intelligence Community's analytic assessment of the prospects for a coup in 1970, for example, was that "military action is impossible" because the Army was too deeply committed to the Constitution and unwilling to oust the civilian government. The DCI stated that the Agency was being asked to do the impossible. A senior CIA officer said the idea of undermining an Allende victory was "unrealistic." National Intelligence Estimates produced between 1969 and 1973 reflected declining confidence over time that Allende would be able to subvert Chile's constitutional order. In addition, in the period preceding the successful coup against Allende, CIA officers were concerned about the blurring of lines between monitoring coup-plotting-collecting intelligence on such activities but not directing or influencing them-and supporting a coup at least implicitly.<br />Historical Context <br />The historical backdrop sheds important light on the policies, practices, and perceived urgency prevalent at that time. The Cuban revolution and emergence of Communist parties in Latin America had brought the Cold War to the Western Hemisphere. Thousands of Chilean military officers came to the United States for training, which included presentations on the impact of global communism on their own country. After Allende won a plurality in the Presidential election on 4 September 1970, the consensus at the highest levels of the US Government was that an Allende Presidency would seriously hurt US national interests.<br />Efforts by the United States to support anti-Communist forces in Chile date back to the late 1950s and reflect the rivalry between the United States and the Soviet Union for influence throughout the Third World. The growing strength of the Chilean left, along with continuing fragmentation by conservative and moderate political forces, became increasing concerns through the 1960 .70s to the United States, which wanted to avoid the emergence of "another Cuba" in the Western Hemisphere. <br />According to the Church Committee report, in their meeting with CIA Director Richard Helms and Attorney General John Mitchell on 15 September 1970 President Nixon and his National Security Advisor, Henry Kissinger, directed the CIA to prevent Allende from taking power. They were "not concerned [about the] risks involved," according to Helms' notes. In addition to political action, Nixon and Kissinger, according to Helms's notes, ordered steps to "make the economy scream."<br />These Cold War attitudes persisted into the Pinochet era. After Pinochet came to power, senior policymakers appeared reluctant to criticize human rights violations, taking to task US diplomats urging greater attention to the problem. US military assistance and sales grew significantly during the years of greatest human rights abuses. According to a previously released Memorandum of Conversation, Kissinger in June 1976 indicated to Pinochet that the US Government was sympathetic to his regime, although Kissinger advised some progress on human rights in order to improve Chile's image in the US Congress.<br />SUPPORTING MATERIAL<br /><br />The "Assassination" of President Salvador Allende <br />In 1962 the CIA received authority to carry out covert action projects in support of the Chilean Radical Party and the Christian Democratic Party (PDC). These programs were designed primarily to assist the parties in attracting larger followings, improve their organization and effectiveness, and influence their political orientation to support US objectives in the region. A secondary purpose of these programs was to support efforts to split the Socialist Party. At the request of the US Ambassador in Chile, with the support of the Department of State, in 1963 the 5412 Group approved a one-time payment to the Democratic Front. Propaganda efforts to support public media consisted primarily of funding and guidance to recruited assets within selected Chilean radio stations and newspapers. <br />In preparation for the 1964 elections, a political action campaign was approved on 2 April 1964 by the 303 Committee. The goal of the campaign was to prevent Dr. Salvador Allende, the leftist candidate for President, from winning. Eduardo Frei of the Christian Democratic Party was the principal beneficiary of these efforts. The campaign built on the covert action previously approved in 1962, adding an element of support for a militant women's group. In the same timeframe, the CIA was tasked to support continued unilateral placements of propaganda in the mass media to influence public opinion against leftist parties and candidates. By the time of the election, the 303 Committee had approved a total of $3 million to keep Allende from winning. Frei's victory on 4 September 1964 was a milestone in the CIA's Chilean election effort.<br />On 5 February 1965, the 303 Committee approved a new covert action campaign intended to support selected candidates for Congressional elections on 7 March. This campaign-drafted and carried out in cooperation with the US Ambassador in Chile-authorized the CIA, working through its established infrastructure, to support selected candidates for Congress. The operation was considered a success and was terminated on 30 June. In 1965-66, previous propaganda efforts were merged, and the CIA established a covert action project to support the placement of propaganda in Chilean mass media. This project was to influence public opinion against leftist parties and candidates. The scope of CIA's propaganda activities in Chile was further expanded in 1967, to promote "anti-Communist" themes, specifically against the Soviet Bloc presence in the country.<br />Nonetheless, the Chilean left made political gains during the Frei Administration. As a result, CIA was given approval in 1968-69 to undertake additional propaganda operations intended to influence Chilean mass media. This included establishing a propaganda workshop and other mechanisms for press placements. Propaganda topics included the threat posed by the Soviet Bloc to Chile's democratic tradition, the danger local leftist fronts posed to the country, and promoting pro-democratic leadership in Chile. In July 1968, the 303 Committee approved a modest covert action program, proposed by the US Ambassador, to influence the composition of the Chilean Congress by supporting moderate candidates in the March 1969 Congressional elections. While the results were considered an operational success, both the far right and far left gained seats, and the Chilean political scene was further polarized. Frei and his moderate PDC candidates were the losers. This CIA program was terminated at the conclusion of the Congressional elections.<br />As the 1970 Presidential election drew near, Allende emerged as a leading candidate; various leftist parties continued to strengthen the Popular Unity (UP) coalition. The Station used some of the covert actions mentioned above to carry out a variety of political action and propaganda operations aimed at discrediting the left. The 40 Committee told the CIA to confine itself to attacking the UP coalition and not support any particular Presidential candidate. The objective was to divide the left and create conditions for a non-Marxist candidate to win the election. On 27 June 1970 the Station was directed to focus the "spoiling operation" more directly against Allende's candidacy. The plan was to alert the Chilean people to the dangers of a Marxist regime under Allende.<br />In spite of increased funding as directed by the 40 Committee, by August 1970 it was clear that the spoiling operation was not succeeding and that Allende and the UP had garnered such support that Allende was clearly the leading candidate. High-level concern in the Nixon Administration resulted in development of a more aggressive covert action initiative. This initiative considered both political action (Track I) and a military coup (Track II) to prevent an Allende presidency. Both Track I and Track II initiatives ran simultaneously until Congress elected Allende on 24 October.<br />The political action program under consideration called for the Embassy and Station to influence the Chilean Congress as it took up the matter. This involved encouraging Congress to vote for Alessandri for President in spite of the fact Allende received a slightly higher popular vote. (Allende won 36.3 percent of the vote on 4 September-a plurality, not the majority required by the Constitution to avoid Congressional reaffirmation of the victory.) The Station and the Embassy, working through intermediaries, urged Frei to use his influence with Congress to convince non-leftist forces to vote for Alessandri. The scenario was to have Congress elect Alessandri as President; he would then resign, thereby allowing Frei to run as a candidate against Allende in a new election.<br />The Track II initiative called upon CIA to plan for the possibility of arranging Chilean military intervention. On 9 September the Station received guidance from Headquarters directing it to establish direct contact with Chilean military officers to evaluate the possibilities of stimulating a military coup if a decision were to be made to do so.<br />On 15 September President Nixon informed the DCI that an Allende regime in Chile would not be acceptable to the United States. He instructed the CIA to prevent Allende from coming to power or unseat him and authorized $10 million for this purpose. The President specifically directed that this action be carried out by the CIA without advising the Departments of State or Defense or the U.S. Ambassador in Chile. In response to Nixon's direction, CIA took a variety of actions, including making overtures to the military of a foreign government to request its insights, forwarding worldwide propaganda information for placement in local media, initiating efforts to promote public opposition to Allende among leading newspapers such as El Mercurio, and contacting a Catholic layman who was in touch with Church leaders in Chile to influence their attitudes toward Allende. Station officers increased contacts with Chilean military officers. Frei was also encouraged to use his influence with the military and encourage officers to consider forming a new government before Congress elected Allende President. By late September it was clear that Frei was unlikely to act in this manner.<br />Track II planning was intensified once it became clear that Frei would not act. Between 5-20 October the Station orchestrated numerous contacts with key Chilean military and Carabinero (national police) officers to convince them to carry out a coup. The U.S. Embassy's Army Attaché was placed under operational control of the CIA Station and relayed similar messages to his military contacts. Four CIA officers were dispatched under non-official cover to meet with the most sensitive of these Chilean military officers, who were actively involved in coup plotting. <br />The Track II initiative failed, however, after the assassination of Army Commander-in-Chief Schneider, whose death provoked a strong reaction in Chile.<br />The Schneider Assassination <br />The US Government and the CIA were aware of and agreed with Chilean officers' assessment that that the abduction of General Rene Schneider, the Chilean Army's Commander in September 1970, was an essential step in any coup plan. We have found no information, however, that the coup plotters' or CIA's intention was that the general be killed in any abduction effort. Schneider was a strong supporter of the Chilean Constitution and a major stumbling block for military officers seeking to carry out a coup to prevent Allende from being inaugurated. <br />Retired Army General Roberto Viaux was a major coup plotter with support from non-commissioned and junior officers; he also headed several right-wing civilian groups. After CIA was directed to explore prospects for a coup to prevent Allende from taking office, a CIA officer established contact with Viaux on 9 October 1970. A second meeting with Viaux resulted in the Station forwarding a request to Washington from Viaux for weapons, tear gas and other supplies as well as a life insurance policy for himself. In reviewing Viaux's proposal, CIA Headquarters determined that his group had no chance of carrying off a successful coup. Headquarters advised the Station, and during meetings on 17 .18 October a CIA officer told a member of the Viaux group, that CIA would not entertain their request for support. The officer warned them that any coup action on their part would be premature. The Viaux representative said the coup was planned for 21-22 October, and the first step would be to kidnap General Schneider. The Station doubted the plan because CIA had no corroborative intelligence and Viaux's group had a record of false starts.<br />On 22 October the Viaux group, acting independently of the CIA at that time, carried out an attempted abduction against General Schneider that resulted in his death. Schneider's death shocked the armed forces and civilian proponents of a coup, and plans for military action were shelved.<br />In addition to Viaux, CIA had established contact with other coup-plotters, including General Camilo Valenzuela. Valenzuela's group was well known by the Station and was judged to have the capability to carry out a successful coup. CIA provided this group-which also saw the abduction of General Schneider as essential to any coup-three submachine guns, ammunition, and 8 to 10 tear gas grenades on 22 October. (These weapons were later returned unused to the Station.) Valenzuela's representative insisted his group had nothing to do with Schneider's killing and that Viaux acted on his own.<br />In November 1970 a member of the Viaux group who avoided capture recontacted the Agency and requested financial assistance on behalf of the group. Although the Agency had no obligation to the group because it acted on its own, in an effort to keep the prior contact secret, maintain the good will of the group, and for humanitarian reasons, $35,000 was passed.<br />Early Allende Presidency <br />The Congress approved Allende's election victory by a wide margin-153 to 35-on 24 October. In the wake of Allende's inauguration on 3 November 1970, the US Government's long-term objective was to keep the opposition active in the hope that it could defeat Allende in the 1976 election. The CIA's role in Chile was primarily to provide funds and influence opposition political parties. In 1971, a new covert action was approved to renew support to the PDC. In 1972, a new covert action project was authorized to provide support to the National Party and the Democratic Radical Party. CIA's continuing financial support to the propaganda mechanisms described above was intended to continue media placements in support of opposition parties and against the Allende regime. The CIA was instructed to put the US Government in a position to take future advantage of either a political or military solution to the Chilean dilemma, depending on how developments unfolded.<br />The CIA continued to collect intelligence on Chilean military officers actively opposed to the Allende government, but no effort was made to assist them in any way. Some CIA assets and contacts were in direct contact with coup plotters; CIA guidance was that the purpose of these contacts was only to collect intelligence. As coup rumors and planning escalated by the end of 1972, CIA exercised extreme care in all dealings with Chilean military officers and continued to monitor their activities but under no circumstances attempted to influence them. By October 1972 the consensus within the US government was that the military intended to launch a coup at some point, that it did not need US support for a successful coup, and that US intervention or assistance in a coup should be avoided. <br />On 21 August 1973 the 40 Committee approved a $1 million supplemental budget to increase support for opposition political parties, bringing the total amount of covert funding spent during the Allende period to approximately $6.5 million. In late August the Station requested authorization to provide maximum support for the opposition's efforts to encourage the entrance of the Chilean military into the Allende cabinet. The resignation of Army Commander General Carlos Prats (whose actions were strongly constitutionalist) and his replacement by General Augusto Pinochet (not a coup plotter, but apparently willing to concede to a coup) appeared to further unify the Armed Forces and strengthened the institution as a political pressure group. The UP Government appeared to fear a possible military coup and was unsure how to react to such a development. <br />The Station realized that the opposition's objectives had evolved to a point inconsistent with current US policy and sought authorization from Washington to support such an aggressive approach. Although the US Ambassador in Chile agreed with the need for Washington to evaluate its current policy, he did not concur in the Station's proposal, fearing that it could lead to a de facto US commitment to a coup. In response, CIA Headquarters reaffirmed to the Station that there was to be no involvement with the military in any covert action initiative; there was no support for instigating a military coup.<br />On 10 September 1973-the day before the coup that ended the Allende Government-a Chilean military officer reported to a CIA officer that a coup was being planned and asked for US Government assistance. He was told that the US Government would not provide any assistance because this was strictly an internal Chilean matter. The Station officer also told him that his request would be forwarded to Washington. CIA learned of the exact date of the coup shortly before it took place. During the attack on the Presidential Palace and its immediate aftermath, the Station's activities were limited to providing intelligence and situation reports.<br />Allende's death occurred after the President refused an offer from the military to take him and his family out of the country. Available evidence indicates that President Allende committed suicide as putchist troops entered his offices. A credible source on Allende's death was Dr. Patricio Guijon, a physician who served on the President's medical staff. Guijon was in the Presidential Palace, La Moneda, with Allende during the assault and claimed that he witnessed Allende shoot himself with a rifle. The Chilean National Commission on Truth and Reconciliation in 1991 also concluded that Allende took his own life. There is no information to indicate that the CIA was involved in Allende's death.<br />US Business Involvement <br />As early as the 1964 Chilean Presidential election, American businessmen with interests in Chile had offered to provide the CIA with funds to prevent Allende from being elected. All of these early offers were rejected.<br />In early 1970 a Station officer was contacted by a United States businessman employed by International Telephone and Telegraph (ITT) urging the US government to provide financial support to one of Allende's opponents, Jorge Alessandri. The Station provided the businessman the name of an individual who could securely funnel ITT funds to Alessandri. <br />Several months later another ITT representative approached the CIA in Washington to probe whether CIA would accept funds from his company and channel them to the Alessandri campaign. He was told that CIA could not receive and transfer funds to Alessandri on behalf of a private firm. The CIA also told him that, although the US Government was most anxious about a possible Allende victory, it was not supporting any specific candidate in the election. As occurred several months earlier, however, the Station provided this businessman advice on how to funnel ITT funds securely to Alessandri. <br />After Allende's election and before his inauguration, the CIA, under 40 Committee direction, made an effort-in coordination with the Embassy in Santiago-to encourage Chilean businesses to carry out a program of economic disruption.<br /><br />Accession of General Augusto Pinochet to the Presidency <br />Chile's new military Junta-Army General Augusto Pinochet, Air Force General Gustavo Leigh, Navy Admiral Jose Merino, and Carabinero Chief General Caesar Mendoza-was sworn in on the evening of 11 September 1973. The next day, the four drafted an official document constituting the Junta as Chile's supreme power. Pinochet was designated as its first President, and the four verbally agreed to rotate the office. Shortly after, the Junta established an advisory committee, which Pinochet was successful in staffing with Army officers loyal to himself. One of their first recommendations was to discard the idea of a rotating Presidency, arguing it would create too many administrative problems and lead to confusion. <br />In March 1974, on the six-month anniversary of the Junta's establishment, Pinochet verbally attacked the Christian Democratic Party and stated that there was no set timetable for the return to civilian rule. On 18 December 1974 Pinochet was declared Supreme Leader of the nation. <br />During this period, CIA, in coordination with the Department of State, determined that no new or expanded covert action activities were to be carried out until the 40 Committee provided new authorization. Although covert action spending was authorized for previously obligated expenditures and commitments in programs described above, no new initiatives were authorized. By June 1974 CIA covert action plans for Chile had been officially terminated, and payments ceased.<br />Although some of these residual propaganda operations may have benefited Pinochet and the putchists indirectly, officers of the CIA and the Intelligence Community were not involved in facilitating Pinochet's accession to President nor the consolidation of his power as Supreme Leader. For most of the period, CIA had no covert action authority for Chile. While the CIA had liaison relationships with various security services over the years, there is no indication that any service asked for, or that the CIA offered, any assistance to promote Pinochet to the Presidency. <br /><br />Violations of Human Rights Committed by Officers or Covert Agents and Employees of the CIA <br />In January 1974 CIA issued a directive to all CIA staff to collect clandestine information on torture in Chile; this message directed CIA staff to work through all available agents and channels of influence to induce the Chilean Government to modify repressive measures, particularly to eliminate torture. CIA actively used its contacts, especially with members of services notorious for human rights abuses, to emphasize that human rights abuses were detrimental to the government's credibility within their own country, damaging to their international reputation, and unacceptable to the US Government. In some cases, such contacts enabled the CIA to obtain intelligence on human rights abuses that would not have otherwise been available. <br />Given the wide variety and nature of CIA contacts in Chile, the issue of human rights was handled in various ways over the years. Some examples:<br />• Before the 1973 coup, the issue of human rights was not addressed in liaison contacts and intelligence reporting.<br /><br /><br />• One CIA contact was known to be involved in an abortive coup attempt on 29 June 1973, and another was involved in the successful 11 September 1973 coup.<br /><br /><br />• In October 1973, the CIA had credible information that a high-level contact was involved in specific human rights abuses; contact was severed.<br /><br /><br />• Although the CIA had information indicating that a high-level contact was a hard-liner and therefore more likely to commit abuses, contact with him was allowed to continue in the absence of concrete information about human rights abuses.<br /><br /><br />• CIA maintained indirect contact with a source in close contact with human rights violators. There was no evidence that the source engaged in abuses, but he almost certainly knew about the practice. The intelligence value of the contact was sufficiently important that the contact was not dropped.<br /><br /><br />• In the case of an individual about whom the CIA had information concerning a corruption issue that may have been related to human rights issues, a decision was made to seek contact given his position and potential intelligence value. <br /><br /><br />• In more than one case, in light of the contacts' service affiliation and position, it seemed likely that they were involved in, knew about or covered up human rights abuses. However, because such contacts allowed the CIA to accomplish its intelligence reporting mission and maintain a channel through which to voice concerns about human rights abuses, contact was continued.<br /><br /><br />• In a few cases, although the CIA had knowledge that the contact represented a service with a known history of human rights abuses, contact was continued because refusing such contact would have had a negative impact on the CIA intelligence collection mission.<br /><br /><br />• In some cases careful checks of contacts' human rights records were not conducted, and a deliberate risk-versus-gain decision was not made. In such cases, if a contact was deemed to have intelligence value, continuing contact was authorized.<br /><br /><br />• Information concerning human rights abuses of then current and former CIA contacts was disseminated to the intelligence and policy communities. <br />Relationship with Contreras <br />During a period between 1974 and 1977, CIA maintained contact with Manuel Contreras Sepulveda, who later became notorious for his involvement in human rights abuses. The US Government policy community approved CIA's contact with Contreras, given his position as chief of the primary intelligence organization in Chile, as necessary to accomplish the CIA's mission, in spite of concerns that this relationship might lay the CIA open to charges of aiding internal political repression. From the start, the CIA made it clear to Contreras was that it would not support any of his activities or activities of his service which might be construed as "internal political repression." In its contacts with Contreras, the CIA urged him to adhere to a 17 January 1974 circular, issued by the Chilean Ministry of Defense, spelling out guidelines for handling prisoners in a manner consistent with the 1949 Geneva Convention.<br />The relationship, while correct, was not cordial and smooth, particularly as evidence of Contreras' role in human rights abuses emerged. In December 1974, the CIA concluded that Contreras was not going to improve his human rights performance. However, Contreras' assistance in the first quarter of 1975 in gaining the release of some PDC members who had been arrested and mistreated by another Chilean security service offered small hope that he would use his influence to end abuses. In retrospect, however, Contreras' role in this effort probably reflected interservice rivalry and Contreras' personal efforts to control the entire Chilean intelligence apparatus.<br />By April 1975, intelligence reporting showed that Contreras was the principal obstacle to a reasonable human rights policy within the Junta, but an interagency committee directed the CIA to continue its relationship with Contreras. The US Ambassador to Chile urged Deputy Director of Central Intelligence Walters to receive Contreras in Washington in the interest of maintaining good relations with Pinochet. In August 1975, with interagency approval, this meeting took place.<br />In May and June 1975, elements within the CIA recommended establishing a paid relationship with Contreras to obtain intelligence based on his unique position and access to Pinochet. This proposal was overruled, citing the US Government policy on clandestine relations with the head of an intelligence service notorious for human rights abuses. However, given miscommunications in the timing of this exchange, a one-time payment was given to Contreras.<br />In addition to information concerning external threats, CIA sought from Contreras information regarding evidence that emerged in 1975 of a formal Southern Cone cooperative intelligence effort-"Operation Condor"-building on informal cooperation in tracking and, in at least a few cases, killing political opponents. By October 1976 there was sufficient information that the CIA decided to approach Contreras on the matter. Contreras confirmed Condor's existence as an intelligence-sharing network but denied that it had a role in extra-judicial killings.<br />Former Allende cabinet member and Ambassador to Washington Orlando Letelier and his American assistant, Ronni Moffit, were killed in a carbombing in Washington on 21 September, 1976. Almost immediately after the assassination, rumors began circulating that the Chilean government was responsible. CIA's first intelligence report containing this allegation was dated 6 October 1976. During October 1976, the Department of Justice and the CIA worked out how the CIA would support the foreign intelligence (FI) aspects of the legal investigation. At that time, Contreras' possible role in the Letelier assassination became an issue.<br />By the end of 1976, contacts with Contreras were very infrequent. During 1977, CIA met with Contreras about half a dozen times; three of those contacts were to request information on the Letelier assassination. On 3 November 1977, Contreras was transferred to a function unrelated to intelligence so CIA severed all contact with him. <br />Nonetheless, CIA intelligence reporting continued to follow Contreras' activities closely. After a short struggle to retain power, Contreras resigned from the Army in 1978. In the interim, CIA gathered specific, detailed intelligence reporting concerning Contreras' involvement in ordering the Letelier assassination. While some of this material has been released, some remains classified and another portion has been withheld at the request of the Department of Justice, which continues to pursue the investigation.<br />Intelligence Reporting <br />Throughout the post-coup period, the CIA collected and disseminated to the intelligence and policy communities extensive reporting concerning human rights issues in Chile. Some of this information came from contacts with mixed reputations. The intelligence included a wide variety of information, including:<br />• Debates in 1973-88 within the Chilean military and security services about the appropriate level of force to be used in confronting what they viewed as the subversive threat posed by leftist political groups and splinter terrorist organizations;<br />• The identities and activities of sub-units within the Chilean security forces charged with conducting special political activities or activities against the left, and whose association with extremist groups with violent tendencies made them most prone to systemic abuses;<br />• Debates within leftist political groups and splinter terrorist organizations concerning the use of violence in confronting the government; and<br />• Training, capabilities, readiness and deployment of the various "self-defense" groups within the Socialist and Communist Parties of Chile and splinter terrorist organizations of the Movement of the Revolutionary Left, the Manuel Rodriguez Patriotic Front and the Lautaro Youth and Worker/Peasant factions of the United Popular Action Movement. <br />In the days and months immediately following the 1973 coup, the CIA provided extensive reporting on what the government characterized as activities necessary to restore order. There were widely varying reports on the numbers of persons killed and arrested. CIA reporting confirmed that the military was deliberately not disclosing accurate figures and detailed the differing opinions within the military Junta regarding whether to summarily execute extremists and subversives or allow them trials and sentencing. There was also extensive reporting on:<br />• Application of "military justice" to civilian detainees and the types of punishment they were likely to face;<br />• Prison camp locations and the names of specific persons being held in them, including the fact that some of these locations were secret;<br />• Efforts of leftists to flee the country or gain asylum in foreign embassies; and<br />• Assessments of the effect government repression was having on the left's capabilities and efforts to regroup. <br />CIA also received information on "Plan Z"-purportedly drawn up by Allende's Popular Unity coalition in the late period of the Allende Government to assassinate important political and military persons opposed to its leftist agenda. When allegations of the existence of "Plan Z" first surfaced, the CIA noted that it probably was disinformation manipulated by the Junta to improve its image and to provide justification for its activities. Allegations that reports about "Plan Z" were part of a joint CIA-Chilean operation are inaccurate, although military officers with whom the CIA had contact prior to the 1973 coup were involved in the drafting the "White Book," in which allegations of "Plan Z" were a main feature.<br />The CIA first reported human rights abuses by the Junta on 15 September 1973, just days after the coup. CIA reported that the Chilean security interrogation units were dealing with suspected opponents in an extremely rigorous manner. A 22 September report noted that prisoners at the National Stadium were harshly treated in the first days after the coup. On 28 September, CIA reported that 27 cadavers, some showing signs of torture and mutilation, had been recovered from the Mapocho River. On 9 October, the CIA reported that Soviet non-diplomatic technicians in Chile had been repeatedly threatened and verbally abused; some of those later tried were beaten or injured. On 25 October, CIA reported that General Sergio Arellano Stark had given instructions resulting in the summary execution of 21 political prisoners. On 3 November, the CIA reported that, despite a government decree to end summary executions, 20 bodies were found shot in the San Carlos Canal. On 12 November, the CIA reported concerns within the PDC about human rights abuses. On 18 January 1974, CIA reported that Chilean politicians across the political spectrum were weighing the possibility of bringing the issue of government human rights abuses to the attention of the United Nations Commission on Human Rights.<br />It was apparent that the 17 January 1974 Chilean government circular prohibiting torture and providing instructions for the handling of prisoners was a public relations ruse. CIA reporting indicated that the Chilean security forces did not, and probably would not, observe the stated policy. Although the State Department and Embassy had the primary role in human rights reporting, the clandestine nature of Chilean security services' human rights practices required CIA collection efforts. In late January 1974, the CIA directed that all appropriate CIA officers task their clandestine assets to report on torture in Chile.<br />Over the next 17 years, the CIA reported information available from its contacts concerning human rights abuses in Chile. As the left later regained strength, intelligence reporting included the plans, intentions, capabilities and terrorist acts of the left. During the transition from military to civilian rule, intelligence reporting followed the political issue of how human rights investigations and prosecutions would be handled.<br />A review of CIA's files has uncovered no evidence that CIA officers and employees were engaged in human rights abuses or in covering up any human rights abuses in Chile.<br />Death/Disappearance of US Citizens <br />Allegations of CIA complicity in the death of American citizen Charles Horman, Jr.-an expatriate who supported Allende and was murdered in the aftermath of the coup in 1973-are unfounded. Similarly, CIA had no prior knowledge of the circumstances leading to the death in Chile of US citizen Frank Teruggi in 1973 or the disappearance of US citizen Boris Weisfeiler in 1985.<br />Nevertheless, some clandestine contacts of the CIA were involved in human rights abuses. The CIA, at the direction of and with the full concurrence of senior US policymakers, maintained official contacts with various security services. At the same time, the CIA maintained clandestine contacts with selected members of the Chilean military, intelligence and security forces, both to collect intelligence and carry out the covert actions described above. There is no doubt that some CIA contacts were actively engaged in committing and covering up serious human rights abuses.<br />As a result of lessons learned in Chile, Central America and elsewhere, the CIA now carefully reviews all contacts for potential involvement in human rights abuses and makes a deliberate decision balancing the nature and severity of the human rights abuse against the potential intelligence value of continuing the relationship. These standards, established in the mid-1990s, would likely have altered the amount of contact we had with perpetrators of human rights violators in Chile had they been in effect at that time.<br /><br /><br />Prossimo testo: “Il Manifesto del Partito Comunista” di Carlo Marx e Federico Engels (viva la gramsciana italianizzazione dei due nomi xD)Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-14301047241289482412010-11-08T16:07:00.001+01:002010-11-08T16:07:46.753+01:00Sui fatti di BresciaIl Governo Berlusconi è, innegabilmente, il Governo più reazionario dai tempi di Tambroni.<br />La riprova si è avuta proprio oggi, lunedì 8 novembre 2010, a Brescia. Come purtroppo pochi sapranno (si sa, di certe cose è bene non parlarne) da giorni a Brescia sei immigrati vivono su una gru per protestare contro una sanatoria truffa. In cosa consiste questa truffa? Molto semplice. Citiamo testualmente da un articolo trovato sul sito internet del “Corriere della Sera” (citando il più grande giornale borghese si eviteranno commenti che sottintendono una nostra falsificazione dei fatti): “Gli immigrati si sono sobbarcati un complesso iter burocratico, scaricato quasi per intero sulle loro spalle, ivi comprese umilianti code in questura e alla posta, per non parlare dei costi insostenibili per chi spesso non arriva a mettere insieme 500 euro al mese. Poi, quando si è trattato di incassare l'ultimo passaggio burocratico, il datore di lavoro si è sfilato, rifiutandosi di apporre la propria firma alla richiesta di permesso di soggiorno, perché in difficoltà economiche o perché, più semplicemente, gli conveniva fare così.”.<br />Una protesta più che giusta. Assieme alla protesta degli immigrati si è venuto a formare, altrettanto giustamente, un presidio a sostegno della lotta. A questo presidio ha partecipato, tra gli altri, Alberto Gobbi, presidente dell’associazione Diritti per Tutti. Egli, assieme ad altri, è stato partecipe dell’ennesimo, violento, reazionario atto del Governo borghese italiano. Alle ore 6 di stamani la Polizia e Carabinieri, appendici dello Stato borghese, sono intervenuti per sgomberare il presidio. Ovviamente hanno trovato la resistenza dei ragazzi dei centri sociali. Dopo i soliti insulti, spintoni e pugni ben cinquanta persone sono state portare in Questura (tre persone, invece, sono state fermate per resistenza). Tra questi anche il sopracitato Gobbi. Non basta: le forze dell’ordine hanno anche blindato Piazza Cesare Battisti e Piazza Loggia per non far transitare nessuno. Azioni, queste, che ci portano indietro nel tempo e ben fanno notare l’involuzione fascista della borghesia italiana. Proprio come anni fa la grande borghesia, non riuscendo a fronteggiare la crisi e le proteste, si sta affidando a metodi sempre più repressivi.<br />Ora la paura più grande dei sei immigrati sulla gru è quella di restar tagliati fuori, senza cibo né acqua (garantiti proprio dal presidio sostenitore della protesta).<br />Da notare poi il comunicato della Questura a giustificazione del vile atto. Citiamo testualmente: “L’operazione è finalizzata alla messa in sicurezza del cantiere della metropolitana di Piazzale Cesare Battisti. In particolare, lo scopo è garantire le condizioni di sicurezza degli stessi manifestanti, liberando da eventuali curiosi o assembramenti di persone il piazzale sottostante la gru, in modo che nessuno possa accedere al cantiere se non autorizzato e mettere in pericolo la sicurezza propria o altrui. A tutela degli stessi 6 manifestanti posizionati sulla gru, contestualmente, è stato espressamente chiarito loro che l’operazione non era in alcun modo finalizzata a farli scendere con l’uso della forza, bensì a garantire che altri non accedano alla struttura recando pregiudizio alla propria e loro incolumità”.<br />Garantire l’incolumità, certo. O forse impedire la fuoriuscita di notizie non gradite? Piegare i manifestanti senza spargimenti di sangue? Dopotutto senza sostegno né, probabilmente, viveri per quanto resisteranno ancora i sei?<br />La verità è che quella fatta oggi dalle forze dell’ordine è una azione reazionaria e fascista ingiustificabile!<br />Il sindacato (CGIL) poi, nel momento in cui bisogna sostenere senza riserve la lotta senza compromessi, cerca di aprire trattative. La Camusso sta cercando di contattare il Ministro Maroni.<br />La nostra parola d’ordine, invece, deve essere pieno sostegno ai manifestanti, incoraggiamento della lotta ed estensione di essa in tutti i luoghi, ovunque vi siano i presupposti per farlo. Dobbiamo batterci per far sì che ciò avvenga. Dobbiamo anche protestare contro le azioni repressive della Polizia e dei Carabinieri e informare la popolazione di fatti altrimenti taciuti.<br />Questo il nostro grande dovere.Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-50110408232481192602010-11-05T19:26:00.000+01:002010-11-05T19:27:57.047+01:00Novantatreesimo anniversario della Rivoluzione d'OttobreLa notte del 6 Novembre 1917 iniziò quel grande processo che portò, il giorno successivo, al compimento della Rivoluzione d’Ottobre (in Russia, data l’adozione del calendario giuliano, era Ottobre e non Novembre) e alla nascita della Russia sovietica e bolscevica.<br />Il 7 Novembre 2010 sarà quindi il novantatreesimo anniversario dell’Ottobre, è doveroso per ogni vero comunista ricordare e festeggiare questa gloriosa giornata.<br />Bisogna farlo nonostante le accuse e le menzogne che di sicuro arriveranno dalla borghesia italiana e mondiale. Dovremo sempre più ribadire le nostre ragioni e la verità storica. Tre anni fa, in occasione del novantesimo dell’Ottobre, la versione dominante nella borghesia era che la Rivoluzione guidata da Lenin era in realtà una controrivoluzione. Perché? Ovviamente perché vi era già stata la rivoluzione menscevica. Una vecchia bugia rispolverata dai reazionari!<br />La rivoluzione menscevica, o Rivoluzione di Febbraio, portò all’abdicazione dello zar Nicola II e alla caduta dello zarismo e dell’autocrazia. Era, in definitiva, una rivoluzione borghese, come borghesi erano i menscevichi e tutti i loro sostenitori, di ieri come di oggi.<br />Senza entrare in vari dettagli, il Governo provvisorio guidato da Kerenskij si dimostrò ben presto reazionario. Tra i vari atti di Kerenskij vanno ricordati:<br />1) la repressione delle azioni contadine<br />2) la soppressione della propaganda bolscevica<br />3) la decisione di continuare la guerra contro Germania e Austria-Ungheria<br />4) il tentativo di riportare “disciplina” nell’esercito e di riportare all’obbedienza i soldati tramite, anche, la reintroduzione della pena di morte al fronte.<br />Questi fatti, i più eclatanti se vogliamo, alienarono al Governo provvisorio le simpatie del proletariato organizzato che fino a poco prima lo avevano sostenuto. Queste decisioni portarono anche a un altro grave fatto: il tentato colpo di Stato di Kornilov.<br />Il Generale Kornilov, nominato da Kerenskij comandante in capo dell’esercito, consegnò, praticamente senza combattere, la città di Riga alle truppe tedesche. La capitale Pietrogrado era quindi sotto seria minaccia. Inoltre Kornilov ordinò a un reggimento di cavalleria di marciare sulla città, a coronamento del suo atto controrivoluzionario. La capitale venne difesa magistralmente dai bolscevichi e dalla loro Guardia Rossa. I sospetti di un coinvolgimento di Kerenskij nel tentato golpe aumentarono. Mentre il Governo e Kerenskij perdevano sempre più punti agli occhi della popolazione cresceva l’influenza dei bolscevichi e di Lenin. Proprio in questa ottica va vista la Rivoluzione d’Ottobre. Non atto controrivoluzionario, ma proseguimento dei sentimenti rivoluzionari degli operai, dei contadini e dei soldati. Perché, piaccia o no, i bolscevichi erano completamente appoggiati dalla popolazione di Pietrogrado prima e di tutta la Russia poi.<br />Altra tipica menzogna della borghesia è riferita al cosiddetto “terrore rosso”. Secondo la borghesia le vittime del terrore e della Ceka furono centinaia, se non migliaia. Ma la cosa più divertente è che i borghesi spiegano la nascita della Ceka come se una mattina Lenin e i bolscevichi si fossero svegliati e avessero deciso di fucilare i cittadini, così, per divertimento. E con questa affermazione si evince tutta l’idiozia e la mistificazione della borghesia reazionaria italiana e mondiale. Perché, è vero, la Ceka venne istituita e, inevitabilmente, portò qualche vittima, ma il motivo per cui venne istituita è molto grave e fa comodo agli imperialisti non ricordarlo.<br />La Ceka venne istituita dopo lo scoppio della guerra civile e l’invasione della Russia da parte di ben quattordici eserciti stranieri, appartenenti alle più grandi nazioni imperialiste. In situazioni simili a queste la più rigida disciplina è inevitabile e qualsiasi potenza, inevitabilmente, aumenterebbe i controlli o istituirebbe una forma di polizia segreta. Certo, qualche sopruso da parte di persone indegne e per nulla marxiste c’è stato. E pronta è arrivata la risposta di Lenin e del Governo sovietico, come testimoniano diverse lettere. Cosa che, invece, non accade nelle potenze borghesi in situazioni simili. Da ridimensionare inevitabilmente, poi, il numero delle vittime che, secondo la reazione, ammontano a diverse migliaia. Certo, proprio come dice il buon Solženicyn nel suo attacco a Lenin e all’Ottobre. Tesi più volte smentita da diversi autorevoli storici, in primis Edward H. Carr. Magistrale è la sua esposizione dei fatti accaduti durante la guerra civile e degli atti compiuti dalla Ceka nei primi capitolo del noto libro “La Rivoluzione bolscevica”.<br />Proprio da qui dobbiamo partire per ricordare l’Ottobre. Dalla verità storica, dalla costante, incessante ricerca della verità, contro le falsità borghesi che, ad oggi, si sentono anche da alcuni illustri “comunisti”. Il nostro compito, da marxisti e da rivoluzionari, è di ricordare la vera Rivoluzione russa e di informare il popolo sulla verità, eliminare quel velo di nebbia che copre gli occhi alle masse e che tanto fa comodo ai potenti.<br />Viva la Rivoluzione bolscevica, viva il comunismo!<br /><br />Per meglio comprendere il lungo processo che portò alla Rivoluzione d’Ottobre si consiglia la lettura dei seguenti libri:<br />- “La Rivoluzione bolscevica” di Edward H. Carr<br />- “Dieci giorni che sconvolsero il mondo” di John ReedCoronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-54213430354882188362010-10-24T15:02:00.000+02:002010-10-24T15:04:17.465+02:00Addio, compagno FerreyraAbbiamo appreso in questi giorni il barbaro assassinio, avvenuto mercoledì 20 ottobre, del compagno Mariano Ferreyra (23 anni) e il ferimento della compagna Elsa Rodriguez (ora versa in coma, in gravi condizioni) e di altri compagni lavoratori argentini.<br />I compagni, militanti del Partido Obrero, stavano manifestando con alcune centinaia di lavoratori ferroviari per chiedere, in particolare, la riassunzione di cento operai licenziati.<br />Un gruppo di centoventi appartenenti alla “Gioventù Sindacale Peronista”, di fatto una squadraccia della peggior tradizione fascista, si è opposta alla manifestazione. La polizia, che divideva le due parti contrapposte, ha aperto un varco tra le sue fila permettendo il passaggio di alcuni peronisti che hanno aperto il fuoco. Il tragico risultato è costato la vita al compagno Ferreyra, mentre la compagna Rodriguez versa ancora in gravissime condizioni e diversi altri compagno sono stati feriti.<br />La reazione del Partido Obrero e di altre formazioni della sinistra argentina non si è fatta attendere e una imponente manifestazione ha invaso le strade di Buenos Aires, mentre il sindacato CTA ha proclamato lo sciopero generale. <br />Non si è fatta attendere nemmeno la reazione della “progressista” Kirchner, la Presidente dell’Argentina, che subito ha polemizzato con i compagni manifestanti, ma non con i barbari assassini. D’altronde i militanti della “Gioventù Sindacale Peronista” appoggiano la Kirchner. È tuttavia interessante notare come i peronisti di destra (la “Gioventù Sindacale Peronista” appunto) abbia appoggiato, in un passato non troppo remoto, l’Alleanza Anticomunista Argentina, macchiatasi dell’assassinio di numerosi militanti sindacali e di sinistra. L’appoggio dell’organizzazione alla “Tripla A” non è stato di certo passivo. Evidentemente tra le fila dei giovani peronisti taluni metodi fascisti non sono passati di moda, anzi.<br />La notizia, taciuta dai media italiani (anche quelli che si definiscono “comunisti”), ci mostra una volta di più il carattere reazionario della borghesia, in qualunque parte del mondo. Mostra altresì come la lotta di classe stia aumentando in certi Paesi. La cosa, ovviamente, preoccupa i governanti capitalisti che si appoggiano una volta di più a metodi fascisti e repressivi.<br />Ciò che la borghesia ignora è che può uccidere l’uomo, ma non l’idea! E l’idea del compagno Ferreyra è, ora più che mai, alta, forte, contagiosa! Essa unisce ancora di più i compagni di tutto il mondo sotto il vessillo della lotta di classe e della gloriosa rivoluzione socialista!<br />Compagno Ferreyra, il tuo sacrificio non sarà vano! Non verrai dimenticato! Ben presto la gloriosa rivoluzione scuoterà il mondo come un terremoto e sui tuoi assassini cadrà la giustizia rivoluzionaria, te lo promettiamo! Addio, compagno!Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-56003881496325534552010-10-24T15:01:00.000+02:002010-10-24T15:02:34.900+02:00Sull'assegnazione del Premio Sakharov a Guillermo FarinasIn questi giorni abbiamo assistito alla solita campagna mediatica contro Cuba, la solita messinscena della stampa reazionaria e borghese che, attaccando l’Isla, attacca il socialismo.<br />Il Parlamento Europeo ha assegnato il Premio Sakharov per la libertà di coscienza al “dissidente” cubano Guillermo Farinas. Subito i giornali italiani si sono lanciati nella loro propaganda piccolo borghese su Cuba, la presunta dittatura, la presunta repressione ecc..<br />In pochi hanno pubblicato le parole di una eurodeputata francese dei cosiddetti “radicali” che ha attaccato la decisione del Parlamento Europeo sottolineando come in vent’anni è già la terza volta che il Premio Sakharov viene assegnato a un “dissidente” cubano. Inoltre l’eurodeputata ha posto l’accento sulla connotazione politica di tale decisione. Peccato però che proprio il suo gruppo ha ritirato la candidatura dell’associazione non governativa israeliana “Break the silence” spianando così, se mai ce ne fosse stato bisogno, la strada a Farinas.<br />Come scritto poco fa subito dopo l’assegnazione del premio è iniziata (di nuovo) la campagna contro Cuba. Stranamente non si sono ancora visti pezzi scritti dalla blogger Yoani Sanchez (che vengono presi dai giornali italiani, soprattutto “La Stampa” che pubblica ogni “articolo” della pseudo-dissidente, come il Verbo di Dio, la Verità assoluta), ma probabilmente molto presto la lacuna verrà colmata. Il già citato quotidiano torinese, invece, è subito partito con un articolo d’assalto in cui loda Farinas e affossa il “regime” cubano. L’articolo suscita, nel lettore consapevole e informato, un effetto comico notevole. L’effetto comico raggiunge il suo apice, se vogliamo, quando dice che il Governo cubano da tempo getta menzogna e fango su Farinas e sulla vera situazione di Cuba, insomma, mistifica la realtà. Il Parlamento Europeo ha ristabilito una volta di più la verità storica sulla Isla (!).<br />Vogliamo poi tralasciare la motivazione dell’assegnazione del premio? Ovviamente perché Farinas è il solito, povero dissidente che lotta contro il regime dittatoriale, sanguinario, repressivo che regge Cuba dal 1959. Col suo gesto estremo, lo sciopero della fame e della sete, ha poi sottolineato la disastrosa situazione della stampa cubana, repressa dai cattivoni comunisti e ha sicuramente aiutato nella liberazione dei cinquanta “prigionieri di coscienza” usciti di prigione pochi mesi fa.<br />Se è così che il Parlamento Europeo ristabilisce la verità storica allora possiamo stare freschi. Questa è la vera mistificazione della realtà! Andiamo con ordine e tentiamo noi stessi di ristabilire la verità in questo disordinato insieme di luoghi comuni e di roboanti frasi da regime borghese.<br />Proprio Farinas (e la cosa valga anche per la blogger Sanchez) è la prova vivente delle falsità che dice. Ma come, un regime dittatoriale e repressivo permette a questo e ad altri “dissidenti” di parlare, rilasciare interviste all’estero o semplicemente di “far notizia”, permette a Farinas, che secondo regola sarebbe un personaggio scomodo, di sopravvivere, di usufruire delle cure gratuite (perché nei momenti più critici del suo sciopero il “dissidente” è stato ricoverato e curato negli ospedali cubani), non lo incarcerano o, cosa più facile per una “dittatura”, non lo fanno sparire?<br />Fa sorridere poi come la stampa cubana venga sempre descritta come “repressa” e “omogenea”, insomma, le voci dissidenti vengono incarcerate, non vi è speranza per chi la pensa diversamente dai Castro. Per sostenere questa tesi vengono sempre portati come esempio Farinas, la Sanchez e i cinquanta “dissidenti” appena liberati. E tanto per essere chiari: la notizia della liberazione di questi cinquanta “prigionieri di coscienza” è stata data il giorno stesso sulla prima pagina del “Granma”, l’organo di stampa ufficiale del Comitato Centrale del Partito Comunista Cubano (“La Stampa” e gli altri quotidiani italiani erano giunti a negare anche questo). Sempre su questi pseudo-dissidenti “Cubavision” (una tra le televisioni più importanti dell’Isola) ha trasmesso un programma dove mostrava anche le interviste rilasciate da questi signori in Spagna. Oseremmo dire che questo basta per zittire le malelingue, ma il nostro lettore di certo non si accontenterà di questa misera informazione. Smentiamo allora categoricamente chi innalza i nomi di questi ex prigionieri cubani come vessillo della libertà civile e di stampa. Essi sono stati incarcerati poiché, per scrivere le loro menzogne, sono stati pagati da Stati esteri, specialmente dagli Stati Uniti d’America. Ebbene, questo reato è equiparato a tradimento in numerosi altri Paesi, anche quelli che secondo i benpensanti italiani ed europei sono “civili” e “democratici”, in primis proprio Spagna e Stati Uniti d’America. Non si capisce allora perché una legge così in taluni Stati è lecita mentre in altri è liberticida.<br />Al lettore più esigente ciò non basterà come garanzia della libertà di stampa e di parola a Cuba. Bene, portiamo altri due dati a favore della nostra tesi.<br />Sempre il “Granma” ogni venerdì pubblica una rubrica di lettere scritte dai cittadini. Molte di queste lettere sono di critica al sistema economico (!), a scelte del Governo o alla corruzione dilagante in taluni ambienti cubani, contro cui il Governo sta compiendo una lotta sovrumana. Numerosi sono poi articoli di esimi professori di Università o semplici giornalisti che criticano alcuni punti della società in cui vivono. Vogliamo poi tralasciare l’esempio più lampante? Il cantautore Silvio Rodriguez nelle sue canzoni (ascoltate dalla stragrande maggioranza dei cubani) è arrivato addirittura a criticare le nazionalizzazioni di massa degli anni ’60 e a chiedere riforme in seno alla Rivoluzione (la famosa frase “riforme, ma con i Castro”) eppure è libero, nessuno lo ha nemmeno minacciato.<br />Il lettore oramai sarà convinto della veridicità della nostra tesi o, per lo meno, sentirà il bisogno di informarsi su testi diversi da quelli propinati dalla stampa borghese.<br />Concludiamo con una nostra osservazione: come mai nessun premio viene dato ai giornalisti che in Messico, in Honduras, in Colombia e in tanti altri Paesi filo-americani lottano contro una dittatura palese o mascherata e che realmente rischiano la vita o muoiono per la propria professione o per le proprie idee? Sì, perché in questi Paesi vi è una vera mattanza di giornalisti o di dissidenti, ma l’unico che ne parla è la rivista “Latinoamerica”, di Gianni Minà. Quindi chiediamo ancora: perché di loro non si parla, perché non si criticano i Governi di questi Paesi e agli interessati non viene riconosciuto nemmeno l’ultimo dei premi sulla libertà di coscienza o di stampa?<br />Misteri della stampa borghese…Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-2031687815779676562010-08-24T23:16:00.000+02:002010-08-24T23:17:16.440+02:00Nessuno ascolta il ComandanteDa giorni oramai il Comandante en Jefe Fidel Castro è impegnato in una lotta, quasi una crociata, per informare Cuba e il mondo sui pericoli di una guerra nucleare. Ovviamente nessuno, nel mondo occidentale, lo ascolta. Il lìder maximo iniziò giorni fa parlando delle continue provocazioni di Stati Uniti e Israele contro Iran e Corea del Nord (basti pensare alle esercitazioni congiunte USA-Corea del Sud nel Mar Giallo, atto dichiaratamente di intimidazione) e della possibilità di un conflitto atomico. Dopo altre iniziative si è giunti ad un colloquio tra Fidel Castro e insigni scienziati cubani (Dr. Tomàs Gutièrrez Pères, Direttore Generale dell’Istituto di Meteorologia; Ing. Josè Fidel Santana Nùñez, Presidente dell’Agenzia di Energia Nucleare; Col. Josè Luis Navarro Marrero, comandante della Segreteria di Scienza e Tecnologia delle Forze Armate Rivoluzionarie; Dr. Fidel Castro Dìaz-Balart, Assessore Scientifico del Consiglio di Stato, figlio di Fidel Castro e fisico nucleare) sulle armi atomiche e il pericolo dello scoppio di una di esse durante un conflitto.<br />Di certo Il Comandante ha una discreta esperienza in tale campo, infatti ha rievocato la crisi dei missili e la lungimiranza di Stati Uniti e Unione Sovietica nell’evitare il conflitto. E questo chiede da giorni al Presidente Obama, che è l’ultimo ad avere la parola in caso di conflitto.<br />Quello che più colpisce è che, in Occidente, nessuno parla del tema, nessuno parla delle esternazioni di Castro o, se lo fanno, lo fanno di sfuggita, quasi come se l’ottantaquattrenne Fidel fosse un vecchio in preda della demenza senile. Siamo sicuri che siamo così? <br />Analizziamo i fatti: oggettivamente gli Stati Uniti, Israele e l’allegra corte dei miracoli capitalista provoca costantemente la Corea del Nord e l’Iran. Persino un quotidiano borghese come Repubblica ha dovuto ammettere le provocazioni di Israele e pubblicare un articolo dove si parlava di un piano dello stato ebraico per un attacco preventivo alle centrali iraniane. <br />Insomma, a questo si aggiungano le esercitazioni militari USA-Corea del Sud di cui sopra e si otterranno delle belle prove generali di guerra. A breve, in un altro articolo, parleremo più approfonditamente della possibilità e delle conseguenze di una guerra nucleare. Per ora ci basta sperare che qualcuno legga l’articolo e si informi sull’argomento. Ci basta che, almeno una volta, qualcuno ascolti il Comandante.Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-28945029813018976142010-08-23T18:47:00.002+02:002010-08-23T18:49:25.105+02:00La nuova veste di RebeldeSono orgoglioso di comunicarvi che da oggi Rebelde non è più solo blog, ma anche forum! Ho preso questa decisione perché sento la necessità di ampliare il numero di possibili lettori e perché, da ora in poi, le discussioni assumeranno un tono più serio. Vi lascio il link, spero partecipiate numerosi anche lì.<br /><br />http://informacionrebelde.forumcommunity.net/Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-36786676218353810702010-08-01T23:21:00.003+02:002010-08-01T23:26:41.778+02:00Un saluto e un pensieroDomenica parto per la Francia e, siccome non so se avrò tempo (il lavoro da fare è molto), vi lascio un pensiero più che un articolo.<br />Domani, lunedì due agosto, come sapete è l’anniversario della Strage di Bologna. Bene, nel ricordare le vittime non posso non pensare che esse sono vittime dello Stato, di quello Stato sporco, deviato, in cui si viveva in quegli anni e in cui, in parte se non completamente, si vive tuttora. Vittime dello Stato, vittime di tutti noi, la loro morte deve pesare sulle nostre coscienze e deve essere da monito, deve guidarci, deve farci capire che stragi di Stato non dovranno più essercene! Noi possiamo e DOBBIAMO cambiare la società in cui viviamo!<br />Prima di salutarvi vi lascio i cinque video (spero siano tutti) di un documentario della BBC sull’Operazione Gladio. Sono sicuro che li troverete interessanti e, se sarete intelligenti, farete una breve connessione con la P2 e capirete di chi fu, veramente, la colpa di questa e di tante altre stragi.<br /><br /><object style="background-image:url(http://i3.ytimg.com/vi/RjIQfBwrIxw/hqdefault.jpg)" width="425" height="344"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/RjIQfBwrIxw&hl=it_IT&fs=1"><param name="allowFullScreen" value="true"><param name="allowscriptaccess" value="always"><embed src="http://www.youtube.com/v/RjIQfBwrIxw&hl=it_IT&fs=1" width="425" height="344" allowScriptAccess="never" allowFullScreen="true" wmode="transparent" type="application/x-shockwave-flash"></embed></object><br /><br /><object style="background-image:url(http://i2.ytimg.com/vi/mftRXPVCfmM/hqdefault.jpg)" width="425" height="344"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/mftRXPVCfmM&hl=it_IT&fs=1"><param name="allowFullScreen" value="true"><param name="allowscriptaccess" value="always"><embed src="http://www.youtube.com/v/mftRXPVCfmM&hl=it_IT&fs=1" width="425" height="344" allowScriptAccess="never" allowFullScreen="true" wmode="transparent" type="application/x-shockwave-flash"></embed></object><br /><br /><object style="background-image:url(http://i3.ytimg.com/vi/BNvrmkS2Xq4/hqdefault.jpg)" width="425" height="344"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/BNvrmkS2Xq4&hl=it_IT&fs=1"><param name="allowFullScreen" value="true"><param name="allowscriptaccess" value="always"><embed src="http://www.youtube.com/v/BNvrmkS2Xq4&hl=it_IT&fs=1" width="425" height="344" allowScriptAccess="never" allowFullScreen="true" wmode="transparent" type="application/x-shockwave-flash"></embed></object><br /><br /><object style="background-image:url(http://i4.ytimg.com/vi/GCwSa0ZnnmA/hqdefault.jpg)" width="425" height="344"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/GCwSa0ZnnmA&hl=it_IT&fs=1"><param name="allowFullScreen" value="true"><param name="allowscriptaccess" value="always"><embed src="http://www.youtube.com/v/GCwSa0ZnnmA&hl=it_IT&fs=1" width="425" height="344" allowScriptAccess="never" allowFullScreen="true" wmode="transparent" type="application/x-shockwave-flash"></embed></object><br /><br /><object style="background-image:url(http://i2.ytimg.com/vi/ufKm7IEEJ9A/hqdefault.jpg)" width="425" height="344"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/ufKm7IEEJ9A&hl=it_IT&fs=1"><param name="allowFullScreen" value="true"><param name="allowscriptaccess" value="always"><embed src="http://www.youtube.com/v/ufKm7IEEJ9A&hl=it_IT&fs=1" width="425" height="344" allowScriptAccess="never" allowFullScreen="true" wmode="transparent" type="application/x-shockwave-flash"></embed></object><br /><br />Vi saluto, vi auguro buone vacanze e vi chiedo, vi imploro, di unirvi nella grande lotta che porterà a compimento l’ultima strofa, se vogliamo l’ottimistica profezia, della canzone “Socialdemocrazia” dei Gang: “Terra di eroi, santi senza peccato, di mafia, P2 e stragi di Stato, il futuro l’abbiamo rubato CI SARANNO GUAI!”Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-71798901745123126142010-07-14T16:23:00.001+02:002010-07-14T16:25:34.187+02:00SUL CARATTERE DELLA NUOVA BORGHESIA E SULLA NECESSITÁ DI UNA NUOVA UNITÁ PROLETARIAPerdonatemi, è da un bel po' che non scrivo. Ad ogni modo torno a deliziarvi con un post che, spero, verrà pubblicato, in forma leggermente ampliata, come lettera sul giornale locale della mia zona. Buona lettura.<br /><br />SUL CARATTERE DELLA NUOVA BORGHESIA E SULLA NECESSITÁ DI UNA NUOVA UNITÁ PROLETARIA<br /><br />Verrebbe da chiedersi se, come accadde molti anni fa, la borghesia italiana, per sopravvivere alla crisi da essa stessa generata, si stia affidando a un nuovo autoritarismo fascisteggiante.<br />Verrebbe altresì da chiedersi quali Partiti si accorgono di ciò e tentano di reagire, ritrovando il contatto col proletariato, che troppo spesso difendono a parole ma non coi fatti, e lavorando per una nuova unità dei lavoratori.<br />Andiamo con ordine, esponiamo i fatti e, senza utilizzare retorica metafisica e filosofia spicciola, tanto cara ad alcuni “difensori” dei lavoratori, atteniamoci ad essi per una buona critica del sistema in cui ci troviamo, magari facendoci aiutare dalla Storia, poiché molte cose si possono meglio comprendere col suo ausilio. D’altronde, si sa, la borghesia, per mantenere il suo potere e la sua supremazia sul proletariato, si affidano a vecchie formule, anche se rivestite di una nuova “vernice”.<br />Giovedì otto luglio 2010 la polizia ha caricato e manganellato i lavoratori della Mangiarotti Nuclear di Milano.<br />A pochi passi dalla Prefettura il corteo è stato caricato dai poliziotti in tenuta antisommossa e cinque lavoratori sono rimasti feriti (uno, addirittura, è stato portato via in ambulanza).<br />Fonti della Questura giustificano il fatto come “azione di contenimento” (!), i manifestanti non si sarebbero fermati al punto prestabilito.<br /> Secondo Rosario Schiettini, delegato FIOM nell'azienda “il percorso del corteo era stato autorizzato , ma all'imbocco di corso Monforte uno schieramento di forze dell'ordine ci ha impedito di arrivare fino al portone della prefettura. Sono partite le cariche e cinque operai sono stati colpiti dalle manganellate: uno di loro è stato portato via in ambulanza".<br />Oltre ai lavoratori della Mangiarotti hanno partecipato al corteo anche una delegazione dei lavoratori della Maflow di Trezzano sul Naviglio e alcuni esponenti dei centri sociali.<br />Ricordiamo che gli operai della Mangiarotti sono in presidio permanente dal dicembre scorso: vogliono solo tornare a lavorare. Hanno fatto causa all'impresa che li aveva messi ingiustamente in cassa integrazione straordinaria e l'hanno vinta, ma il lavoro non è tornato. Gli ultimi pezzi in produzione pare stiano per essere prelevati e portati in Friuli o direttamente in Francia, dal committente.<br />Non basta.<br />Il quattordici luglio si legge sui giornali che un lavoratore, delegato FIOM dello stabilimento FIAT di Mirafiori è stato licenziato per aver inviato con la mail aziendale, la vigilia del famoso referendum di Pomigliano, un comunicato dei lavoratori polacchi che invitano gli operai italiani a reagire e a lottare per la salvaguardia dei propri diritti. <br />Non basta, altri due delegati FIOM e un lavoratore sono stati sospesi e, probabilmente, verranno licenziati. Perchè? Per aver impedito, con uno sciopero, agli altri lavoratori di lavorare. La protesta era scoppiata dopo la richiesta FIAT di aumentare la produzione del 10% senza offrire nuove assunzioni e, tra l’altro, lasciando cassaintegrati diversi lavoratori.<br />Ora, da questi due fatti (presi come esempio, se ne potrebbero citare altri) appare evidente il nuovo carattere reazionario e autoritario della borghesia italiana. Sembra di tornare ai primi decenni del Novecento, i lavoratori sono ancora mezzi per accrescere la produzione, non uomini e, in quanto tali, non possono protestare e devono subire passivamente tutte le violenze ai loro diritti, ottenuti dopo anni di dure lotte. La sostanza è questa, checchè i potenti borghesi ne dicano. E, purtroppo, sembra che tutto questo avvenga. <br />Perchè? Perchè anni e anni di socialdemocrazia sembrano aver fatto sparire la coscienza di classe del proletariato, hanno diviso i lavoratori. La frammentazione continua grazie a quei Partiti di sinistra o pseudo-comunisti che solo a parole difendono i lavoratori e poi, nei fatti, voltano le spalle al proletariato e combuttano con la borghesia! Possiamo però assicurare che la coscienza di classe di tutti i lavoratori non è sparita, è solo addormentata e aspetta di svegliarsi e si sveglierà, basta solo che venga stuzzicata. È essenziale, di vitale importanza, per il futuro dell’Italia una nuova solidarietà, una nuova unità tra lavoratori per ripartire con una nuova e dura lotta che elimini definitivamente i problemi e le ambizioni di autorità della borghesia.Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-20805235385674472662010-06-14T14:18:00.001+02:002010-06-14T14:18:29.609+02:00Auguri!Con questo post volevo solo fare i miei più sentiti auguri a due persone per me molto importanti: Francesco Guccini, che oggi compie 70 anni, ed Ernesto “Che” Guevara de la Serna che, purtroppo, non è più tra noi.<br />Il primo ci fa sognare, divertire e commuovere con le sue canzoni, con le sue poesie; il secondo ci riporta a terra e ci incita a lottare e ci fa capire che un mundo mejor es posible...auguri e grazie di cuore ad entrambi!Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-43409230772138127032010-06-09T11:58:00.002+02:002010-06-09T12:00:50.111+02:00Pattuglia di frontiera americana uccide un bambino messicanoVi propongo la traduzione di un articoletto letto stamattina sulla prima pagina del "Granma"...a voi l'ardua sentenza.<br /><br />Una notizia atroce: pattuglia di frontiera degli Stati Uniti spara e uccide un bambino messicano.<br /><br />Sergio, quattordi anni, stava giocando con quattro amici quando le pallottole dell'altro lato della frontiera lo hanno ucciso a Ciudad Juàrez. Una pallottola lo ha colpito direttamente alla testa uccidendolo sul colpo, come riporta l'edizione digitale del quotidiano spagnolo “El Mundo”.<br />La famiglia del ragazzo ha denunciato il fatto e assicura che ha dei testimoni, contro la prima versione che diceva che la sua morte era relazionata con una sparatoria contro i narcos.<br />Gli Stati Uniti hanno confermato la sparatoria, però finchè l'FBI non concluderà sul caso non ci saranno nuove informazioni. Il suo portavoce, Andrea Simmons, ha confermato che alle 18:45 di ieri “almeno un agente della pattuglia di frontiera ha sparato contro qualcuno”.<br />Quando gli spari lo colpirono Sergio Adriàn Hernàndez stava giocando nel territorio messicano di Puente Negro che divide la frontiera di El Paso e che forma una croce con un fiume nel quale stava giocando con altri quattro amici. Su un lato è stato trovato il corpo del ragazzo che allo scoppio della sparatoria si era nascosto dietro un muro del ponte.<br /><br />(Fonte: Granma, Organo Oficial del Comite Central del Partido Comunista de Cuba)Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-39634881063805619212010-05-22T18:51:00.001+02:002010-06-15T22:19:34.560+02:00Contro la deriva fascistaAnzitutto penso di dovere delle scuse ai miei lettori per la lunga assenza, ma il computer è rotto e non vuol saperne di ripartire, vi sto scrivendo da un computerino scasso, ma che resiste. Detto questo partiamo con l’articolo.<br />In Italia e soprattutto nella mia regione, la Lombardia, si sta assistendo a una pericolosa deriva fascista, cui bisogna porre un freno prima che sia troppo tardi. Parlerò solo della situazione milanese poiché a me più vicina.<br />Per oggi, sabato 22 Maggio, era stato programmato un corteo nazionale di Forza Nuova, poi trasformato in un incontro all’interno della sede di Milano su ordine del Prefetto. Come ospite della manifestazione una delegazione del gruppo di estrema destra “Jobbik” (gruppo ungherese). Per il 29 Maggio, invece, è previsto un meeting musicale per il ventesimo anniversario della nascita della setta neonazista “Hammerskins”, fondata a Dallas da membri fuoriusciti del Ku Klux Klan.<br />Questi due appuntamenti sembrano il culmine di una serie di manifestazioni iniziate il 23 Marzo con una commemorazione al cimitero Monumentale (presenti anche ex SS italiane) per la fondazione dei Fasci di combattimento, cui hanno fatto seguito:<br />- messa in onore di Mussolini<br />- corteo in ricordo di Sergio Ramelli (rammento anche una spassionata lettera di un esponente del PDL lodigiano in ricordo del “martire” fascista)<br />- corteo in ricordo di Enrico Pedenovi e Carlo Borsani (firmatario del “Manifesto sulla razza”)<br />- concerto di “Skoll” e successivo torneo di calcetto al Lido tra squadre fasciste (Hammerskins, Casa Pound, Forza Nuova…) il tutto sponsorizzato dal consiglio di zona 3, Provincia e Comune di Milano.<br />Non parlerò delle infiltrazioni di noti fascisti nelle alte sfere del PDL e della Lega Nord locali.<br />Questo è quanto (per ora)…non posso far altro che rinnovare il mio appello: lottiamo contro il fascismo!Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-74860889317002640022010-04-26T18:06:00.003+02:002010-04-26T18:33:04.129+02:0029 Settembre 1943Visto che siamo in tema di Resistenza vi propongo un breve racconto per un concorso. Visto che non sono tra i finalisti posso pubblicarlo in internet. Il racconto prende spunto dalla vita di mio nonno, arrestato dai fascisti perchè non volle aderire alla Repubblica di Salò e, in seguito, deportato in Germania. Il finale è di libera interpretazione...buona lettura^^<br /><br />29 Settembre 1943<br /><br />Accadde tutto molto in fretta. Eravamo in caserma, da poco era stato proclamato l’Armistizio.<br />Erano giorni di grande confusione, non sapevamo chi erano gli alleati e chi i nemici.<br />Se non ricordo male era il 25 Settembre quando i tedeschi e i fascisti entrarono nella caserma. Ci arrestarono tutti e ci portarono in un comando fascista. L’accusa era di tradimento.<br />Alcuni, i più opportunisti, si salvarono arruolandosi nelle Brigate Nere, altri, i più sfortunati (o fortunati, dipende dai punti di vista) vennero fucilati.<br />Poi ci siamo noi, i condannati al Limbo…ancora non sappiamo che fine faremo, sappiamo solo che ci troviamo in un campo nazista in Germania, in attesa di “giudizio”.<br />Ci trattano come bestie, vogliono farci credere che siamo bestie, ma forse è il contrario, forse le bestie sono loro. Uomini che non sono più uomini, automi che eseguono qualsiasi ordine venga dato loro.<br />Perché ci troviamo qui? Perché dobbiamo essere imprigionati, torturati, giustiziati per avere idee diverse da quelle di un altro uomo? Ci meritiamo davvero tutto questo solo per esserci opposti all’omologazione, solo per aver lottato?<br />La lotta. È necessaria la lotta per la liberazione dell’Italia. Una lotta fatta dagli italiani per la nostra Italia, senza interferenze straniere. Non dobbiamo diventare il protettorato di nessuno, siano Stati Uniti o Unione Sovietica. Entrambi non aspettano altro che mettere le mani sulla nostra Italia.<br />L’Italia, la nostra bella Italia. Roma, la madre dei popoli e della civiltà occidentale. Territorio violentato dai barbari fascisti, pallida imitazione di ciò che fu e che più non potrà essere.<br />Qui, in questo luogo, in mezzo al tutto e al niente, alla fine di ogni cosa il mio pensiero va all’Italia, mia patria e territorio natio.<br />Spero solo che, qualunque cosa succeda, questo diario non vada perso, ma venga conservato e letto da più persone possibile, per non dimenticare l’orrore che è stato, per vedere di cosa è capace l’odio, per partire da questi fatti e creare un mondo nuovo e migliore.<br />Sento dei passi e delle grida fuori la baracca. Arrivano.Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-90439770514772445712010-04-16T15:11:00.003+02:002010-04-16T15:17:28.830+02:00Io sto con EmergencyTralasciando ogni retorica spicciola voglio solo far sapere che <strong>ANCHE IO STO CON EMERGENCY.</strong>Vi invito a firmare l’appello presente sul sito dell’associazione e, se avete un blog, a creare un post simile per far capire a tutti che Emergency non si tocca.<br />Ricordate: solidarietà piena ad Emergency, il meglio dell’Italia!<br /><a href="http://www.emergency.it/"></a>Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-80111787497130540142010-04-12T19:06:00.001+02:002010-04-12T19:09:51.994+02:00Flusso di coscienzaProbabilmente vi sembrerà un post senza senso, ma voglio scriverlo lo stesso, a voi il giudizio.<br />Vi capita mai di lasciare libero il cervello? Libero di saltare da un pensiero all’altro, senza restrizioni o connessioni logiche, semplicemente abbandonarsi al pensiero? A me capita ogni tanto, nei momenti di relax dopo molto stress accumulato, come adesso. Così, per curiosità, ho deciso di scrivere i pensieri che ho in questo momento. Buon divertimento e buon viaggio nella mia (malata) mente.<br /><br />Che bello, ho finalmente finito il mio primo Quadro-Puramente-Socialista (vi allego poi una foto così potrete gioire con me). Cazzo, il poster di Lenin mi guarda severo…sarà geloso. Prima avevo occhi solo per lui, ora addirittura l’ho spostato per far posto al Quadro, nuovo pupillo. Lo porterò a pesca, magari mi perdona. Lenin eh, non il quadro. Il poster del Che invece mi guarda benevolo. Sembra invitarmi a fumare un sigaro. No, no, rifiuto…l’ultimo che ho fumato era gramo come la fame, devo ancora riprendermi, ma prima o poi fumerò uno dei due Cohiba che mi aspettano. Adesso no, che poi si scarica lo zippo. <br />Lo zippo. Sì, nel 2010 uso ancora lo zippo. Spendi all’inizio, ma vuoi mettere il risparmio finale? Quando sono nervoso continuo ad aprire e chiudere lo zippo. Ora sono nervoso. Meglio smettere che poi si scarica. No, sono troppo nervoso, continuo. Che qui tra verifiche, interrogazioni, grane nel Partito si va giù matti. Il Partito! Ve l’ho poi detto che mi hanno pubblicato sul giornale locale? Una lettera politica. Cazzo, sono indietro sugli articoli per il giornale scolastico. Apri-chiudi, apri-chiudi, tlin-tlan, tlin-tlan.<br />Perché? A volte mi chiedo perché, poi scopro che, molte volte, le cose non ce l’hanno un perché. <br />Perché alcune persone si sentono superiori alle altre? Mah, non c’è un perché. Semplicemente è così.<br />Perché alcune persone sono sole? Idem, nessun perché.<br />Perché l’uomo non impara dagli errori? Perché è fondamentalmente malvagio? E chi lo sa? Chiedete a Machiavelli.<br />Machiavelli. Un grande! Il primo a capire che il Capo di Stato buono, virtuoso, tipo modello classico è una delle più grandi idiozie concepite dall’uomo.<br />Le cose spesso e volentieri non hanno un perché. E chi se ne frega, battiamoci perché non ci si debba più chiedere perché, cancelliamo i motivi per cui si pongo talune domande.<br /><br />Va beh, ora ho da fare, il flusso di coscienza finisce qui, spero vi sia piaciuto. <br />Ah no, prima di terminare devo mostrarvi il Quadro-Puramente-Socialista.<br />Ecco, vi dico anche i personaggi raffigurati che magari non li conoscete tutti.<br />In alto da sinistra: il Che-Fidel; Simon Bolivar; Josè Martì; Subcomandante Marcos; Camilo Cienfuegos-Che; Farabundo Martì; Camilo Torres<br />Seconda fila: Ho Chi Minh; Augusto Cesar Sandino; Steve Ditko; manifesto sovietico; Samora Machel; manifesto sovietico; Fratelli Cervi<br />Terza fila: Lenin; stemma URSS; manifesto sovietico; Quarto Stato; logo di Radio Rebelde<br />Ultima fila: Gramsci; simbolo dell’EZLN; Evo Morales-Fidel; bandiera russa sul Reichstag; Nelson Mandela<br /><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyxmZa9vKgGFOWD2nQYI1bOl1FlFWoimywCWXVI_IhyrwzVK1jJEO5Drx9KAsMkL-KfWOpggARfTQHglsmlCl6q4okKFq7GgQ9ErXolK7CvHjW47splqrZwmogryghkvfIKeUpk73fm30/s1600/DSC00703.JPG"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyxmZa9vKgGFOWD2nQYI1bOl1FlFWoimywCWXVI_IhyrwzVK1jJEO5Drx9KAsMkL-KfWOpggARfTQHglsmlCl6q4okKFq7GgQ9ErXolK7CvHjW47splqrZwmogryghkvfIKeUpk73fm30/s320/DSC00703.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5459299158366398098" /></a><br /><br />C’è chi mi ha chiesto come si conciliano Fidel Castro e Nelson Mandela…si conciliano, si conciliano.<br />Ora ditemi, sinceramente, quanti personaggi tra quelli raffigurati conoscevate?Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-291500506409970562010-04-06T12:00:00.000+02:002010-04-06T12:01:26.827+02:00Contro le menzogne dei mercenari la verità rivoluzionariaOramai non si tratta più di questione politica, ma di ricerca della verità. I post del blog “Generaciòn Y”, che i nostri giornali prendono come fosse il Verbo di Dio, continuano a gettare fango su Cuba. Tralasciando tutti i discorsi su libertà di parola, sui mercenari al soldo degli Stati Uniti, limitiamoci a smontare l’ultimo post, alla ricerca della verità che tanto ci è cara.<br />Leggiamo sul pezzo della bloguera: “L’Unione dei Giovani Comunisti si è anticipata, riunendosi nel Palazzo delle Convenzioni per discutere temi che avrebbero potuto produrre polemiche fruttifere se l’incontro si fosse svolto in una cornice di effettivo rispetto. Sotto il motto “Tutto per la Rivoluzione”, centinaia di volti giovanili hanno visto il tavolo presidenziale pieno di funzionari che da tempo hanno superato i sessant’anni.”<br />Peccato che questa signora non abiti in Italia o in un Paese occidentale qualsiasi, qui abbiamo come governanti gente di 70-80-90 anni…anche di più volendo. Ricordiamo invece che nel Parlamento cubano l’età media è 49 anni.<br />Andiamo avanti. <br />“Stupisce il fatto che all’età in cui prendiamo gli atteggiamenti più vari e difendiamo le bandiere più incredibili, ai nostri giovani è concessa soltanto la militanza nel partito con la tessera rossa. Molti ragazzi, in circostanze più libere, si iscriverebbero a un gruppo ecologista, si unirebbero a un picchetto di attivisti sindacali, oppure sfilerebbero per pretendere la fine del Servizio Militare obbligatorio.”<br />Piccolo appunto: Cuba è un Paese che tiene davvero conto dell’ecologismo. Secondo appunto: sfido qualcuno a trovare dei veri picchetti sindacali in Occidente o Oriente senza che vengano uccisi o picchiati. Terzo appunto: in molti Paesi vi è il Servizio Militare obbligatorio…specialmente nell’Occidente capitalista.<br />“Coloro che adesso fanno parte dell’Unione dei Giovani Comunisti sono nati in pieno Periodo Speciale, non hanno mai trovato giocattoli nei negozi che vendono prodotti razionati e hanno bevuto latte - legalmente - soltanto fino a sette anni. Sono cresciuti grazie al mercato nero e hanno potuto calzare scarpe perché i genitori hanno sottratto risorse allo Stato o hanno chiesto aiuto per comprarle a un parente esiliato. Si tratta di una generazione cresciuta in mezzo all’apartheid turistico che impediva ai cubani di entrare negli hotel e di accedere a certi servizi; figli allevati nelle scuole con vuote parole d’ordine e nelle famiglie con parole di disgusto. Malgrado il loro impegno di lealtà, sospetto che pregustino la vendetta, quel momento in cui romperanno tutte le promesse fatte ai più vecchi.”<br />Questa donna sta dicendo forse che bere latte dopo i sette anni è illegale a Cuba? E qualcuno ci crede? Poi, il Periodo Speciale chi lo ha voluto? Fidel? Il periodo speciale è stata un’altra delle imposizioni degli Stati Uniti. Caduta l’URSS, infatti, Cuba non aveva quasi più partner economici e con l’embargo degli Stati Uniti dovette tirare la cinghia. Smettiamola di dire che la povertà a Cuba è colpa del Governo Castro, da quando fu approvato l’embargo gli USA hanno tolto settecentomilamilioni di dollari alle casse cubane.<br />Ma torniamo all’alimentazione a Cuba. L’alimentazione di base è garantita ogni giorno dallo Stato ed è totalmente gratuita. Passiamo ora all’istruzione. Dubito che uno dei Paesi con la migliore istruzione al mondo educhi i giovani con “vuote parole d’ordine”. Qualche appunto sull’istruzione: Cuba è il secondo Paese al mondo per tasso di alfabetizzazione, l’istruzione è totalmente gratuita, dai libri agli alloggi.<br />Ma lasciamo che a rispondere a queste accuse sia un altro cubano. Vi riporto un pezzo di una intervista rilasciata da Carolina Major Perez al “manifesto”.<br />“Mio figlio ha vent'anni, sta studiando al secondo anno di università, ingegneria delle telecomunicazioni. Nel 2007 si è iscritto all'università e gli hanno consegnato 7 libri senza pagare un centesimo, a lui e a tutti quelli che si stavano iscrivendo, più di 100 ragazzi, ed era solo un anticipo di tutto i libri e il materiale che avrebbero ricevuto gratuitamente per tutto il corso di studi. Quanti giovani in America latina o in Europa possono dire altrettanto? Nelle altre parti del mondo, tante persone si svegliano con l'angoscia di dover cercare un lavoro o di poterlo perdere o di non potersi curare. Noi possiamo avere avuto il problema di come vestirci, per via degli effetti della doppia moneta e del peso convertibile, ma non quell'angoscia".<br />Indovinate perché vennero adottate la doppia moneta e il peso convertibile?<br />Saluti.Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-76929525114823210012010-03-31T18:50:00.000+02:002010-03-31T18:51:30.826+02:00Continuano gli omicidi di giornalisti in HondurasUna nuova, terribile notizia dalla Republica de Honduras mi spinge a un nuovo articolo.<br />Mentre tutta la stampa borghese occidentale (ma anche buona parte di quella di “sinistra” o “comunista”) attacca Cuba e il Governo Castro passa inosservato lo sterminio di giornalisti in Honduras.<br />Portiamo alcuni fatti: Nahùn Palacios, direttore della televisione dell’Aguàn, Canale 5, è stato ucciso con 28 colpi di AK-47 la sera del 14 Marzo. Venerdì scorso, inoltre, sono stati uccisi i giornalisti Josè Bayardo Mairena e Manuel Juàrez. Nel 2009, dopo il golpe, sono stati assassinati altri tre giornalisti: Bernardo Rivera Paz, Santiago Rafael Munguìa e Gabriel Fino Noriega.<br />Come mai i giornali occidentali non parlano anche di questo? Ah, perdonatemi, che domanda stupida…il governo golpista honduregno è filoamericano…riflettete, compagni, riflettete ;)Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3563817487873970434.post-65185850602597668652010-03-31T16:55:00.002+02:002010-03-31T17:11:31.065+02:00Sulla Prima Guerra del Nelktag-Primo CapitoloEcco a voi il primo capitolo di un fantasy che sto scrivendo...poca roba eh, nulla di speciale...<br /><br />1<br /><br />VENTI DI GUERRA<br /><br />Era uno degli ultimi giorni d’estate, l’autunno era alle porte. Quel giorno, addirittura, sembrava essere prepotentemente arrivato. Un vento freddo, tagliente, frustava gli abitanti di Kuryar, capitale del Regno di Namter. Wyrk, Capitano dell’esercito elfico alleato, uscì dal suo ufficio e si diresse a grandi passi verso la piccola locanda in cui si trovava il personale militare e diplomatico elfico. Giunto sul posto aprì la porta di legno e prese posto al solito tavolo in un angolo semibuio. Il camino era acceso e spargeva un lieve tepore in tutto l’immenso locale.<br />“Ciao, Wyrk” disse un uomo abbastanza alto, con corti capelli neri e un filo di barba.<br />“Ciao, Julian” rispose l’elfo facendo posto all’amico.<br />Questi, Julian Chesterton, era un giovane politico del Partito dei Populares Rossi. La sua carriera, in verità, era in ascesa. A soli ventiquattro anni era già coordinatore provinciale del Partito nella Provincia di Kuryar.<br />In breve tutti gli occhi della locanda erano puntati su di lui. Un uomo in un locale elfico e che, in più, sedeva allo stesso tavolo con un elfo!<br />“Non farci caso” mormorò Wyrk “non sono abituati a vedere un uomo qua dentro. A dirla tutta voialtri non siete ben visti qua, soprattutto dopo le recenti sparate del vostro Re”.<br />Il Re in questione era Philipp V, teorico della “Dottrina della Supremazia” che sanciva, a suo dire, la superiorità della razza umana su tutto il continente di Terwers.<br />“Tranquillo, ci sono abituato” rispose l’altro “non sono ben visto nemmeno tra gli uomini…sai, per il fatto di essere un Popolare”.<br />I Popolari, o Populares nella Lingua Antica, non erano ben visti a Namter. Il Paese, a parte la parentesi repubblicana, era sempre stato fieramente monarchico e l’idea che qualche plebeo potesse guidare le sorti del Regno dava fastidio a molti.<br />A essere sinceri anche Wyrk non era ben visto dal suo popolo. Non tanto per le sue umili origini, ma per il fatto di essere di ampie vedute, di avere come amici uomini, nani, anche, si vociferava, degli uomini bui. In realtà l’unico amico che aveva era Julian.<br />I due reietti stavano ora uno davanti all’altro, ognuno sorseggiava una birra.<br />“Usciamo, meglio il freddo ai mormorii e alle occhiate di questi” disse l’elfo.<br />Dopo aver pagato i due erano fuori dalla locanda. Il vento era cresciuto di intensità ed era molto più freddo di prima. Il sole ormai era svanito all’orizzonte. I due amici camminavano lentamente per una via secondaria.<br />“Che si dice nel Partito?”<br />“Niente di che, le solite cose” rispose Julian “proteste per la Dottrina della Supremazia che sta portando il Paese sull’orlo del razzismo, sostegno agli operai delle Miniere di Feeryar, in sciopero da una settimana…sembra che il Governo voglia far intervenire l’esercito…ah, poi ci candideremo alle prossime elezioni per il Consiglio Provinciale”.<br />“Sarai tu il candidato popolare, spero”.<br />“Non lo so ancora, stiamo discutendo il programma e le candidature”.<br />I due erano ormai giunti nella piazza principale della città.<br />“Ora dobbiamo salutarci” disse Julian “mi tocca tornare in sede, la riunione riprenderà tra mezz’ora…sono tre giorni che non dormo”<br />“Ti capisco…per fortuna che almeno per noi in caserma è un periodo tranquillo, stasera dovrei riuscire a dormire a casa e non dietro la scrivania”.<br />Dopo essersi salutati ognuno proseguì per la sua strada, l’uomo girò a destra diretto alla sede del Partito Popolare, l’uomo proseguì diritto verso la sua piccola abitazione.<br />L’indomani mattina Wyrk venne svegliato dal violento bussare alla porta. Balzato giù dal letto aprì la porta e vide Julian Chesterton piegato, con le mani sulle ginocchia che ansimava per la corsa fatta.<br />“Che c’è?” chiese l’elfo ancora assonnato.<br />“Vestiti” disse l’uomo vedendo che Wyrk indossava solo un paio di pantaloni.<br />“Ma cosa…?”<br />“Vestiti!” esclamò l’altro.<br />In breve, senza capire come e perché, l’elfo si trovò a correre per una serie di vie secondarie fino ad arrivare alla sede dei Popolari. Dopo una rampa di scale effettuata sempre di corsa i due entrarono in una stanza. Al suo interno vi erano altre cinque persone. La tensione era palpabile.<br />“Mi vuoi dire che succede?!” chiese ansimando Wyrk.<br />“Legga qua” rispose un altro uomo.<br />Wyrk prese il giornale passatogli e iniziò a leggere ad alta voce.<br />“L’esercito interviene e sventa una rivolta operaia a Feeryar…non capisco, mi avete svegliato all’improvviso per farmi leggere della propaganda spicciola? So benissimo che i fatti non si sono svolti così…”<br />“Più sotto” disse Julian.<br />“Sua Eccellenza il Re Philipp V dichiara tutti i nani ‘inferior’…che diavolo è questa cosa?”<br />“Le conseguenze della Dottrina della Supremazia” rispose Chesterton “tutti i nani sono da considerarsi inferiori alla razza umana…a breve ci sarà una riunione al Palazzo Consolare tra il Primo Ministro e l’ambasciatore della Repubblica di Nelktag, la crisi diplomatica è grave…il Governo nano non è disposto a sopportare un’onta simile”.<br />“E io cosa c’entro? Sono un elfo, non un nano”.<br />“Sì, ma tu fai parte del personale diplomatico della tua Nazione…anche i rappresentanti del tuo Paese sono stati invitati, ergo tu dovrai presenziare alla riunione”.<br />“Quindi?”.<br />“Quindi potresti farmi entrare nel Palazzo…è chiuso ai non diplomatici a causa del delicato incontro”.<br />“Lo sai che quello che mi chiedi è illegale?”.<br />La decisione negli occhi dell’uomo non lasciava adito a dubbi, l’elfo cedette.<br />Dopo un’ora i due erano fuori del Palazzo Consolare. L’immensa costruzione, voluta secoli prima dai reggenti della Repubblica di Namter, appariva grigia sotto il cielo coperto di nuvole. Le bandiere sventolavano violentemente a causa del forte vento.<br />“Capitano!” esclamò un giovane soldato elfo “è da più di un’ora che la stiamo cercando! Deve presenziare a…”<br />“Lo so” lo interruppe il Capitano.<br />“Ah…bene…e chi è quel tizio?”<br />“È un amico mio”.<br />“Ma non può entrare”.<br />“Io penso di sì, soldato…vattene ora!” disse bruscamente Wyrk.<br />Il soldato sparì di corsa.<br />“Non dovresti trattarlo così…in fondo stava solo facendo il suo dovere”.<br />“E lui non doveva fare tutte quelle domande a un suo superiore. Andiamo ora”.<br />Entrati nell’edificio si incamminarono lungo una infinita scalinata di marmo. Finalmente arrivarono innanzi l’ufficio designato per l’incontro diplomatico.<br />“Tu aspetta qui e non fare danni, non voglio trovarmi nei casini per colpa tua” mormorò l’elfo, stando attento a non farsi sentire da nessuno.<br />Aperta la porta il soldato si trovò in un ufficio di media grandezza. A un tavolo stavano il Primo Ministro e il Ministro degli Esteri di Namter, l’ambasciatore della Repubblica di Nelktag e l’ambasciatore elfico. Wyrk prese posto accanto al suo connazionale.<br />“Bene” disse il Primo Ministro, un uomo piccolo, con pochi capelli e una grande pancia “ora che ci siamo tutti possiamo cominciare…”<br />“Penso proprio che ci dobbiate spiegazioni” lo interruppe l’ambasciatore nano. Questi portava una barba rossa come i lunghi capelli “quanto detto dal vostro sovrano è inaccettabile!”<br />“Mio buon amico…” si intromise il Ministro degli Esteri.<br />“Non mi chiami amico! La vostra insolenza è…è…non ho nemmeno parole per descriverla! Definire noi nani esseri inferiori! Noi che in passato eravamo vostri alleati! Noi che vi passammo tutti i risultati delle nostre ricerche, permettendovi di arrivare al vostro attuale livello tecnologico!”<br />“La rabbia non servirà a nessuno” disse l’ambasciatore elfo “calmati, mio caro collega”.<br />Il resto della riunione, peraltro breve, fu un fiasco totale e si concluse con la decisione dell’ambasciatore nano di abbandonare la stanza.<br />L’elfo, assieme a tutti gli altri diplomatici, uscì dall’aula e si diresse verso la scalinata donde era venuto. Con sua sorpresa non trovò Julian Chesterton ad aspettarlo.<br />“Si sarà cacciato in qualche guaio” pensò tra sé “ma se pensa che lo aiuterò si sbaglia di grosso”.<br />Abbandonato il palazzo il soldato si diresse rapidamente verso la sua abitazione, l’ambasciatore gli aveva detto che non c’era lavoro da sbrigare in caserma e gli aveva concesso la giornata libera.<br />Inserita la chiave nella serratura notò che la porta era aperta. Estratta la spada dal fodero entrò cautamente in casa. Sentiti dei rumori nel piccolo salotto si diresse senza far rumori nella stanza. Aperta lentamente la porta vide Julian Chesterton seduto alla poltrona.<br />“Come diavolo sei entrato?”<br />“Ho un doppione della chiave” rispose l’altro “come è andata la riunione?”<br />“Un fallimento…in tutto è durata mezz’ora e alla fine l’ambasciatore di Nelktag ha abbandonato l’aula…è stato un continuo rinfacciamento di fatti passati, con la promessa dei nani che se il Re non avesse ritrattato quanto detto in una settimana la diplomazia non servirà e l’onta verrà lavata nel sangue”.<br />“Ordinaria amministrazione” disse divertito Julian.<br />“Tu invece? Perché sei sparito?”.<br />“Avevo terminato il mio compito, non era prudente restare nell’edificio”.<br />“Compito?”<br />“Sì, dovevo trovare dei documenti importantissimi…”<br />“Hai preso dei documenti dal Palazzo Consolare?” lo interruppe l’altro.<br />“Non essere ridicolo! Non ho sottratto nulla…ho fatto una copia”rispose sorridendo l’uomo. Nella mano destra teneva dei fogli.<br />“Dèi!” esclamò l’elfo “prima o poi mi farai passare un guaio…sempre che non scoppi prima una guerra”.<br /><a title="" style="mso-footnote-id: ftn1" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=3563817487873970434#_ftnref1" name="_ftn1"></a><br /><a title="" style="mso-footnote-id: ftn2" href="http://www.blogger.com/post-create.g?blogID=3563817487873970434#_ftnref2" name="_ftn2"></a>Coronel Aurelianohttp://www.blogger.com/profile/13766899064402691985noreply@blogger.com0